Bertrand Tavernier e Robert Parrish girano un film nel Mississippi, razzismo, linciaggi, musica e umidità in un film con l'anima blues.
da non perdere - Ismaele
ps: a seguire un ricordo di Martin Scorsese e la storia di James Meredith (raccontata nel film)
QUI una versione ridotta
del film, in italiano, dalla rete
…Interessante ma discontinuo documentario firmato da un
regista francese profondo conoscitore dell'America e da un cineasta
statunitense amante della cultura europea. La passione civile (esplicitata nel
racconto sincero e commosso del caso Meredith, primo studente nero ammesso
all'università del Mississippi nel 1963), l'amore per il cinema (in particolar
modo per Jean Renoir e John Ford) e per la musica sono evidenti e raccontati
con piglio originale e curioso, ma a mancare è una sintesi coerente che riesca ad
amalgamare le varie anime del prodotto in un'opera più bozzettistica,
prevedibile e sfilacciata di quanto non vorrebbe apparire. Va detto che il film
è il risultato di un significativo ridimensionamento del documentario concepito
per la distribuzione televisiva Pays d'octobre, quasi quattro ore di girato divise in quattro
episodi. In questo modo Mississippi Blues si presenta come un progetto sostanzialmente
monco in cui alcuni aspetti sono più approfonditi di altri.
…Les musiques noires du vieux Sud américain ne constituent
cependant pas l’unique objet de Mississippi Blues. Bertrand Tavernier et Robert Parrish envisagent aussi le blues et le gospel comme
les révélateurs de la civilisation bâtie par les Noirs d’un Sud autrefois
esclavagiste. Là encore fidèle aux attendus du genre documentaire, le film
combine aux captations de prestations musicales - restituant le réel de manière
brute - des séquences d’entretiens donnant sens au dit réel. Durant ces
interviews, menées par les deux réalisateurs, s’expriment notamment des intellectuels
- là un sociologue, ici un écrivain - qui mettent à jour les contextes
historique, politique ou encore social dont blues et gospel sont à la fois les
produits et les reflets. Et c’est ainsi que Mississippi Blues, sous ses allures de balade admirative à travers
l’univers musical de la communauté noire, offre in fine un portrait global de celle-ci…
dice Bertrand Tavernier:
- Il cinema e la letteratura di genere permettono delle audacie che non si riconoscono, talvolta, se non molto tempo dopo, tanto esse sono intimamente compenetrate al genere stesso.
- Tutto ciò che intensifica e drammatizza l'emozione e la realtà mi interessa. Questo si avvicina forse molto alla maniera in cui amo mettere in scena: una messa in scena basata sull'emozione che, lo spero, non è mai artificiale.
Martin Scorsese ricorda Bertrand Tavernier
Conobbi Bertrand Tavernier a inizio anni ’70. Lui e il suo caro amico Pierre Rissient avevano visto Mean Streets parlandone molto bene pubblicamente, e questo per me significò molto. Ho subito capito che Bertrand conoscesse la storia del cinema da cima a fondo. E ne era profondamente appassionato a tutti i livelli – riguardo ai film che amava e a quelli che odiava, appassionato nel segnalare nuove scoperte così come nel rivalutare figure dimenticate (fu Bertrand a condurre l’importante riscoperta di Michael Powell), appassionato dei film che lui stesso ha fatto. Come cineasta aveva una voce così peculiare, simile a nessun altro. In particolare ho amato un suo film del 1984, Una domenica in campagna, curato in maniera così attenta che sembrava uscisse fuori dal mondo dell’impressionismo. Ho amato tutti i suoi film in costume, come Che la festa cominci… e Capitan Conan, nonché i suoi adattamenti di Simenon (L’orologiaio di Saint-Paul, il suo film d’esordio) e di Jim Thompson (Coup de Torchon, adattato da Pop. 1280). Ero seduto al loro tavolo quando Bertrand ed Irwin Winkler trovarono l’accordo per il suo bel Round Midnight – A mezzanotte circa, e ricordo con piacere la mia piccola parte nel ruolo dell’agente di Dexter Gordon. Bertrand conosceva intimamente ogni angolo del cinema francese, e penso che dobbiamo ritenerci fortunati che sia riuscito a completare il suo epico documentario, un viaggio attraverso la sua storia, qualcosa di rara bellezza. Altrettanto intimamente conosceva il cinema americano, tanto che lui e Jean-Pierre Coursodon scrissero, aggiornandolo di frequente, un dizionario dei registi americani, che a questo punto sarebbe opportuno venisse tradotto in inglese. Una cosa riguardo a Bertrand, nota a tutti i suoi amici e i suoi cari: era talmente appassionato che poteva condurti allo sfinimento. Era capace di stare seduto ore e ore, dibattendo a favore o contro un film o un regista, un musicista, un libro o una posizione politica, tanto che a un certo punto veniva da chiederti: da dove viene tutta quella energia? È difficile credere che non avrò più l’opportunità di stare dall’altra parte, di ricevere tutto ciò. O di avere un’altra visita da parte di quest’uomo straordinario e insostituibile.
qui e qui qualcosa su James Meredith
qui e qui ne cantano Bob Dylan e Phil Ochs
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