un film sulle aspettative, strategie, gioie, delusioni, caratteri, relazioni di un gruppo di venditori porta a porta.
la cosa più inquietante, senza giudizi di valore, da parte dei registi, è che si bussa nelle case per vendere la bibbia, in contanti, in contrassegno o a rate.
gran film - Ismaele
ps: mi ha ricordato, molto mutatis mutandis, American honey , di Andrea Arnold.
QUI il film completo, in inglese
… Il documentario segue le vicende di
quattro venditori di Bibbie nella loro routine lavorativa, che si svolge tra
Boston e Miami. Ognuno di essi è personaggio, con carattere, nome e tecniche di
vendita differenti. C’è Charles McDevitt, “l’imbroglione” (“The Gipper”),
spietato e senza emozioni, i cui modi sono “molto efficaci” perché “sa
approfittare di ogni circostanza per ottenere vantaggi”; James Baker, “il
coniglio” (“The Rabbit”), giovane, ma “molto impulsivo”, vende, fa buoni
guadagni, ma è privo di tatto; Raymond Martos, “il toro” (“The Bull”), che si
distingue per forza e determinazione. Infine, abbiamo Paul Brennan, “il tasso”
(The Badger”), di fiera discendenza irlandese, costretto in un lavoro che
disprezza, soltanto per mantenere una moglie lontana e un figlio malato. La sua
è una situazione segnata dall’instabilità economica e dal sacrificio di
trovarsi molto spesso lontano dalla propria famiglia. Non ha seguito lo
stereotipo irlandese che lo avrebbe visto nel corpo di polizia o all’ufficio
postale, benché la madre lo avesse sempre sollecitato a “unirsi all’arma e
guadagnarsi una pensione (4)”. Egli è anche, tra i quattro, il meno di successo
e il più pessimista.
Paul domina il film in qualità di protagonista.
Il lungometraggio si apre e si chiude sulla sua espressione disillusa, assorta.
Lo vediamo in entrambi i casi sconfitto e abbattuto dalla ripetitività del
lavoro e dal ritmo fluttuante degli affari. Capita che altri, oltre al “tasso”,
non riescano a concludere un ordine, ma altre vendite consentono di coprire i
possibili fallimenti. Paul, invece, non conclude nemmeno un affare di successo:
ottiene solo prenotazioni. E’ questo che lo differenzia dagli altri: la sua
sentita inadeguatezza non gli permette il pelo sullo stomaco che hanno gli
altri nella persuasione e nella vendita di Bibbie. I complessi di inferiorità
di cui lui stesso ci racconta, hanno origine dal rapporto col fratello –
laureato presso il Massachusetts Institute of Technology con un magna cum laude
– che egli ha cercato di seguire nei passi, senza alcun successo.
L’evoluzione del personaggio, ad un livello
diverso da quello a cui siamo abituati a pensare in una struttura narrativa,
avviene in senso negativo. Benché Paul rimanga, a livello comportamentale,
sempre lo stesso, i suoi atteggiamenti assumono una nota più pessimistica verso
la fine della vicenda, quando al venditore sono già state sbattute molte porte
in faccia. La pressione che si sente addosso, oltre al bisogno di guadagnare
uno stipendio, è personificata in Ken Turner, manager della compagnia, che lo
accompagna nel viaggio a Miami. Egli assume significato soltanto durante un
assemblea in New England, in cui tiene un discorso duro e motivazionale contro
chi perde tempo e soprattutto contro chi non ha la giusta attitudine. Come il
Dr. Peale di Grey Gardens (5), egli afferma che non c’è
giustificazione al fallimento di un uomo: la responsabilità è tutta sua. Così,
le disavventure in Florida di Paul, a cui si ferma l’automobile per ben due
volte e che viene silurato su due piedi da casalinghe che nemmeno lo fanno
accomodare, diventano “tutte scuse”, i frutti marci del un pensiero negativo.
Come se non bastasse, la coesione di gruppo viene a mancare, poiché da norma,
l’amicizia che sembra unirli è soltanto cordialità all’interno di una coatta
situazione di convivenza. L’approccio al cliente, da parte di Paul, si fa
sempre più aggressivo e spiacevole. Il suo obiettivo è essere determinato come
“il toro” e furbo come “l’imbroglione”, ma la notevole frustrazione lo porta ad
atteggiamenti sempre più insistenti, ad esprimere la mancata svendita con
scocciatura e scortesia.
I Maysles videro molto in lui. “Come mio padre,
è un uomo con una vera anima, ma non ha mai trovato il modo di metterla dentro
al suo lavoro.” afferma Albert, mentre David è convinto che sia proprio questa
profondità ciò che rende Paul così di poco successo: per sopravvivere, nel
vendere beni superflui come una Bibbia illustrata, a famiglie cattoliche di
basso reddito, non ci si può comportare con calore e umanità, bensì è
necessario avere una certa dose di pelo sullo stomaco, per agire e
approfittarne…
…El filme nos
muestra como es posible aplicar fríamente las técnicas mas refinadas del
marketing para vender algo tan sagrado como La Biblia. Sin embargo, los
vendedores no son los malos de la película. Su jornadas de trabajo agotadoras,
el desaliento, los escasos ingresos, la presión de los jefes y muchos otros
problemas, dan cuenta de un grupo de trabajadores, que no la pasan nada bien,
por más sagrado que sea el producto que vendan.
El otro lado de
toda venta, es el comprador. El filme, se toma el tiempo necesario para
retratar las respuestas de los hombres y mujeres que los vendedores
entrevistan. Esas respuestas no son solo de palabra. Sus gestos elocuentes, nos
dan testimonio de la incomodidad que significa decir que «no» a la compra de un
producto tan significativo. ¿Dejamos de ser buenos católicos porque no
dedicamos algún dinero a comprar el libro supremo? Toda la estrategia de los
vendedores, llevan a los clientes a plantearse esta pregunta, u otras
parecidas, con cierta culpa, de manera consciente o no.
El filme pone en
evidencia que la fórmula del capital que tan bien sintetizara Karl Marx en su
obra cumbre El Capital, se ve aquí dificultada en su funcionamiento. Me refiero
al esquema D – M – D’. Marx nos recuerda en varias partes de El Capital, que
los valores de uso determinados de la mercancía (en nuestro caso La
Biblia), no tienen mayor importancia para la obtención de la plusvalía. Esto
que es válido como afirmación general, se relativiza cuando ciertos bienes y
servicios concretos entran al mercado. Aquí la naturaleza misma del bien
transado, tensiona todo el tiempo la relación entre las personas. Y es un
mérito supremo del filme haber retratado este malestar que impregna toda la
comunicación entre compradores y vendedores.
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