è un film delicato e duro, dolce e amarissimo, ruvido e pieno d'amore, sincero e non melenso, difficile e complicato, in un paese occupato da un invasore terribile, che distrugge e condiziona le vite di tutti, nessuno escluso.
che il dio del cinema conservi per tanti anni Annemarie Jacir e i due Bakri.
cercatelo, solo una trentina di sale lo proiettano, ma non vi pentirete mai di averlo visto - Ismaele
di Annemarie Jacir avevo visto questo gran film.
…Wajib è diretto dalla talentuosa filmmaker Annemarie Jacir, nata a Betlemme e laureata alla Columbia University di New York. Questo è il suo terzo lungometraggio. Si tratta una commedia amara, triste ma non troppo. È on the road ma rimane sempre sotto casa. Sa sdrammatizzare quando serve. Non eccede mai e gliene siamo grati. Fotografa il fragile equilibrio di una comunità in modo chiaro ma non dirompente. Percorre la via della famiglia e non quella delle rivendicazioni. In questo scenario ne esce favorita la visione da parte d’un pubblico curioso, forse un po’ generalista, di sicuro non incline alla polemica e amante dei racconti che fluidamente arrivano al loro epilogo. Wajib funziona perché non ci mette a disagio, riconosciamo le dinamiche, è normale, normale proprio come noi.
…Annemarie Jacir duplica il livello di conflitto
convocando nei ruoli di protagonisti due attori che nella vita sono davvero
padre e figlio. Il padre è impersonato dal glorioso Mohammad Bakri (tra gli altri,
incarnò il personaggio principale per Saverio Costanzo nel suo Private, 2004), che nel corso degli anni più volte
si è scontrato con le autorità israeliane anche per la sua attività di
filmmaker – basti pensare alle infinite traversie del suo documentario Jenin, Jenin (2002) dedicato alla distruzione
dell’omonimo villaggio palestinese. Nel film di Annemarie Jacir gli tiene testa
suo figlio Saleh Bakri, coinvolti in due prove attoriali di cifra sensibilmente
diversa. Da un lato Mohammad Bakri emerge sul figlio grazie a una gamma
infinita di emozioni lasciate trascorrere sul volto: dall’altro Saleh Bakri si
mostra come un attore più introverso, caratterizzato anche da un lieve senso
dell’umorismo affidato spesso a una mimica rallentata. Convocati a dare vita a
un racconto pure convenzionale, dove somma premura dell’autrice pare essere una
studiata equidistanza dalle due figure, indagate nel loro confrontarsi senza
operare nette scelte programmatiche nei confronti di uno o dell’altro. Il
finale, del resto, sta lì a marcare un lieve e reciproco avvicinamento
simmetrico, dove da ambo i lati si accende una sorta di alba della comprensione
e accettazione dell’altro. In fondo la stessa equidistanza al bilancino
costituisce programmaticità. Resta comunque un generale senso di necessità
davanti a un film che cerca chiavi popolari per temi di grande portata,
aderendo a una struttura narrativa a suo modo avvincente, che si offre a un
pubblico ampio e a un’immediata partecipazione. Buono, come una buona azione.
…Tra le interminabili visite e gli
interminabili caffè, impossibili da rifiutare, Shadi da architetto passa in
rassegna lo squallore e l'abbandono della città, tra insensate strade, inutili
teli colorati, onnipresente plastica e montagne di spazzatura, probabilmente
invisibili allo sguardo abituato del padre. Ma il continuo movimento e cambio
di ambientazione non lascia che il duello verbale diventi una vera disputa.
Nonostante la tensione crescente di una conversazione sempre sul punto di
esplodere in furiosa lite, basta una canzone che risveglia ricordi d'infanzia
per mettere a tacere gli insulti, i rimproveri e i rancori. In fondo entrambi
sanno che nessuno dei due ha completamente ragione, entrambi, ciascuno a suo
modo, cercano il miglior modo di sopravvivere a problemi più grandi di loro.
Così i temi politici, sociali e umanitari accennati con delicatezza rimangono
sullo sfondo di una lunga conversazione tra padre e figlio, finalmente riuniti.
I momenti più drammatici, inoltre, rivelano preziosi istanti di humour proprio
di chi ha una grande umanità e tanta voglia di vivere. Nonostante l'immondizia,
la plastica e la polvere, Nazareth riesce ancora a brillare agli occhi di Shadi
e Abu Shadi, che si riscoprono dopotutto padre e figlio.
… Per i temi trattati, Wajib -
Invito al matrimonio è un film di grande interesse. In alcuni momenti
persino toccante, come quando inaspettate si diffondono dall’autoradio le note
di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, consentendo per un
attimo a padre e figlio un riavvicinamento sull’onda emozionale dei ricordi. Un
film incentrato sui contrasti (e sulla ricerca di un equilibrio): la
contrapposizione fra tradizione e modernità, che si esplicita nel rapporto fra
padre e figlio; il confronto fra la capacità o meno di perdonare (Abu Shadi è
ancora infuriato con la moglie, rea di essere fuggita con un altro uomo in
America tanti anni prima lasciandolo da solo a crescere due figli ancora
piccoli; Shadi invece giustifica ancora sua madre). Ma Wajib - Invito
al matrimonio è anche un film sulle tensioni fra israeliani e
palestinesi. Tutta la pellicola è permeata da questo dissidio, dalla
prevaricazione di un popolo su un altro. Shadi, in una delle scene più intense,
rinfaccerà al padre l’incapacità di ribellarsi; di aver accettato di insegnare
in una scuola palestinese dove il suo superiore è un israeliano…
…Invitación
de boda (Wajib) posee encanto y ternura,
porque el espectador empatiza con la ilusión del padre y el hermano ante la
boda, todo un proyecto de vida, como explicitan las tarjetas:
“Una casa se construye con sabiduría y se mantiene firme con entendimiento”; y
porque queda conmovido por la alegría de amigos y familiares que les reciben.
El padre que desea que su hijo vuelva a Palestina para tenerlo cerca es tan
universal como el que quiere casarlo con la prima abogada o el que miente sobre
su profesión o noviazgo para no defraudar a amigos ya ancianos. También resulta
muy comprensible, aunque más áspera, la actitud de Shadi que lamenta el
deterioro del país, la resignación de los ciudadanos a las calles llenas de
basura o la prepotencia de israelíes, y ve cómo los jóvenes emigran de Palestina
en pos de mejores condiciones de vida.
La mirada de la directora sobre su país es triste: asfixiado por el
cerco de Israel, sin posibilidades de vida para los jóvenes e infectado por el
pesimismo resignado de los mayores. Pero Invitación de boda (Wajib) adquiere universalidad al mostrar esas tensiones entre padre
e hijo que logran la reconciliación gracias a que cada uno se pone en la
posición del otro y tiene la generosidad del perdón, como
Abu Shadi había anticipado respecto a su esposa, a quien perdona haber
abandonado a la familia e irse al extranjero con un hombre. El entendimiento
necesario para mantener la casa.
Ciao, mi piacerebbe parlarti di una possibile collaborazione, come posso contattarti? Mi scriveresti la tua mail?
RispondiEliminaGrazie mille in anticipo :D