Vivere è un film senza scadenza, e tutti lo possono capire.
e se al soggetto si aggiunge una sceneggiatura perfetta e una regia di un autore che sta nell'Olimpo dei registi, ecco perché non si può non vedere questo film.
ma se sei contento con i film a colori e solo quelli, se hai voglia di ridere, quando guardi un film, di rilassarti, di ingannare il tempo, il consiglio è di lasciar perdere Vivere.
per i pochi altri, buona visione - Ismaele
QUI il film completo in italiano
…I saw "Ikiru" first in 1960 or 1961. I went
to the movie because it was playing in a campus film series and only cost a
quarter. I sat enveloped in the story of Watanabe for 2 1/2 hours, and wrote
about it in a class where the essay topic was Socrates' statement, "the
unexamined life is not worth living."' Over the years I have seen
"Ikiru" every five years or so, and each time it has moved me, and
made me think. And the older I get, the less Watanabe seems like a pathetic old
man, and the more he seems like every one of us.
Vivere è un amarissimo ritratto di umanità
realizzato da Akira Kurosawa.
Il film è l’ immagine delle nostra piccolezza nel mondo, nello scorrere
inesorabile ed indifferente delle nostre vite. Lo stupendo Watanabe prova a
ritagliarsi un pezzo di immortalità, facendo per la prima volta nella sua vita
qualcosa di significativo. È un eroe moderno, il personaggio interpretato
da Takashi Shimura che
usa come armi i sorrisi e la buona educazione con la disperazione di chi oramai
non ha più nulla. Watanabe sa già che presto perderà la sua vita e vuole
provare a darle il senso estremo. Ha provato riempire gli ultimi istanti con
uno sfrenato edonismo ma non ha provato piacere e ha compreso come il
trascorrere un’ esistenza sopra le righe cavalcando un’ illusoria felicità non
sia in realtà un modo di vivere meno grigio rispetto al suo. Nella sua
semplicità Watanabe vuole regalare agli altri piccoli istanti di felicità, che
per lui si rappresenta perfettamente nell’ immagine di un parco, con tanti
bambini che giocano. Cinque mesi dopo il protagonista muore e tutti si sono
dimenticati di lui. Se il presente è destinato a personaggi più importanti,
anche l’ eternità non è destinata agli uomini come Watanabe. Ma lui,
andandosene su un’ altalena, in pace con tutto.. lui forse è uno dei pochi
uomini a sapere quale sia il sapore della felicità. Que viva Watanabe.
Secondo molti Ikiru è il capolavoro di Akira Kurosawa.
Indiscutibilmente è anche e soprattutto il capolavoro di Takashi Shimura,
protagonista, co-protagonista o caratterista in tutte le opere del maestro.
Nato col nome di Koji Shimura da famiglia samurai legata al
clan dei Tosa, disse di lui lo stesso Kurosawa: "era un leader anche se
non sembrava, e questa era la sua forza". A suo agio indifferentemente nei
panni di un carismatico samurai o di un medico ubriacone, di un saggio
consigliere o dell'abate di un monastero, Takashi Shimura ha percorso assieme
ad Akira Kurosawa una traiettoria che va dagli anni 40 agli 80: nato nel 1905,
scomparve nel 1982 poco dopo la sua ultima apparizione in Kagemusha.
A cavallo degli anni quaranta e cinquanta le sue
interpretazioni più memorabili, tra le quali Ikiru rimane indimenticabile.
Meticoloso ed attento ad ogni particolare, Shimura era reduce da una
appendicite che gli aveva dato un aspetto emaciato, che Kurosawa volle
mantenere, e somatizzò talmente il suo personaggio da terminare le riprese con
un'ulcera allo stomaco. Studiò attentamente la postura assunta nel tempo dai
malati terminali di cancro intestinale, e ne riproduce nel film anche il
caratteristico tono di voce in falsetto: era solito dire che la voce è uno dei
componenti più importanti nella costruzione di un personaggio, e per ogni
circostanza adottava un tono diverso. Segnaliamo che nella versione italiana
Shimura è doppiato, e benissimo, da Mimmo Palmara, in un certo senso un samurai
anche lui: raggiunse la notorietà nel periodo dei film "peplum", che
narravano le avventure di eroi mitologici come Ercole o di pura fantasia come
Maciste, interpretando nerboruti antagonisti, poi intraprese una brillante
carriera di doppiatore.
Kurosawa spesso nei suoi film d'epoca mostra come il samurai sia
pronto a morire in ogni momento, vivendo ogni attimo come se potesse essere
l'ultimo della sua vita. In questo che è il più osannato ma forse tra i meno
visti dei suoi film di ambientazione moderna mostra invece come l'uomo
contemporaneo sia impreparato non solo a morire, ma anche a vivere. Solo un
immenso Takashi Shimura, con una recitazione sommessa quanto forte - non per
niente era anche lui un samurai - poteva permettere al Maestro di portare
credibilmente sullo schermo la sua storia…
…Soffermiamoci brevemente su quella che a mio parere
è la caratteristica più
rivoluzionaria di Vivere: la gestione del
tempo. Stiamo entrando in un campo minato, in quanto per
spiegare a fondo il meccanismo utilizzato dal regista per giocare col tempo
cinematografico dovrei fare spoiler, ma vi GARANTISCO che nulla di ciò accadrà.
Nella gestione dei tempi narrativi esistono due tecniche che permettono
all’autore di scollarsi dal presente e modificare il tempo della narrazione.
Queste tecniche permettono di narrare avvenimenti precedenti o successivi al
tempo presente. Nella pratica queste sono costituite rispettivamente dall’analessi e
dalla prolessi,
meglio conosciute col nome di flashback e flashforward. Ma questo lo sappiamo tutti. La
peculiarità rivoluzionaria di Vivere nasce
invece dal genio di Kurosawa. Egli mescola flashback e flashforward unendoli poi al tempo presente ed
ottenendo una narrazione che risulta essere scollegata da qualsiasi quadro
temporale. Semplicemente ad un certo punto il regista
decide di far trascendere la propria opera da ogni dimensione temporale; ed è
questo che rende Vivere
un’allegoria
cinematografica. Se non vi sono chiari il funzionamento e la
portata di tale rivoluzione non ho altre spiegazioni per voi, affrettatevi a
vedere il film e capirete di cosa sto parlando. Un’ultima cosa: il film è del
1952…
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