i
personaggi del film di Robert
Guédiguian invecchiano, qualcuno muore, non ci sono bambini e ragazzi a cui
lasciare il testimone, o anche solo un racconto.
a 50 anni dal maggio francese
quei giovani di allora sono diventati anziani, devono fare i conti, con se
stessi, fra loro, col mondo.
lo fanno con sincerità e con
affetto.
e come succede nella realtà
anche nei film arrivano i migranti, bambini che ci guardano, che ci
interrogano, le risposte sono aperte.
belle e importanti le parole
del film, colpiscono le parole del soldato nero, che protegge la Francia e i
francesi.
un film in fondo triste, senza
troppe speranze, un film che non delude - Ismaele
ps: peccato che Robert Guédiguian e Ariane Ascaride non sappiano dell'esistenza di una importante lotta di boicottaggio culturale contro Israele, per le politiche di apartheid (e non solo) verso i palestinesi (leggi qui)
Robert
Guédiguian è annoverabile tra quei registi che fanno quasi sempre lo stesso
film, affezionato in modo quasi ossessivo alla zona di Marsiglia, di cui è
originario, a un gruppo di attori che è quasi una famiglia (la moglie Ariane
Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan) e ad alcuni temi: il conflitto
di classe, la violenza del capitale, il ceto popolare, il confronto
generazionale, i rapporti d’amore complicati. La casa sul mare (la villa) rappresenta una summa di questi elementi
ricorrenti della sua filmografia e un sentito omaggio a un passato di speranze
e di utopie in cui si viveva inconsapevoli della propria felicità, come spesso
accade quando si è giovani…
…Con sobrietà pudica, senza retorica, senza insistere nel racconto
particolareggiato del dolore, senza prediche inutili, scorre davanti agli occhi
degli spettatori la grande tragedia dei nostri giorni, ben simboleggiata
dall’immagine straziante delle due manine intrecciate che non vogliono
separarsi, e che nessuno dovrà separare in futuro, se davvero si vuole la fine
dell’odio irrazionale e della paura insensata che sta avvelenando e distruggendo
il nostro vecchio continente.
Un film molto bello,
malinconico, ma non triste, aperto, con molte cautele, alla speranza, come non
sempre accade nei film di Guédiguian, interpretato dalla squadra dei suoi
meravigliosi attori fra i quali, come sempre, si distingue la grandissima
Arianne Ascaride.
…Affine per formazione politica e nostalgie
socialiste-operaiste a Ken Loach, Robert Guédiguian è uno di quegli autori che
o lo ami o lo odi. Quanto a me, sto dalla sua parte. Irrazionalmente, lo
ammetto. Perché, pur essendo scarsamente sensibile allo sventolio di bandiere,
ai racconti delle antiche epopee antipadronali, al ‘come eravamo quando c’era
la fabbrica’, io i suoi proletari investiti anzi travolti dal cambiamento della
Storia li ho sempre amati e continuerò ad amarli. E anche stavolta Guédiguian,
dopo La ville est tranquille (film che adoro) e Les neiges du Kilimandjaro fa crollare ogni mia resistenza. È che i suoi film sono
belli e onesti, senza la minima affettazione. Li guardi e hai l’impressione che
quella vecchia Marsiglia fatta di popoli mescolati e contigui e ammassati negli
stessi vicoli (ben altro dalle mitologie multiculturaliste che oggi ci ammorbano),
e fatta di fatiche e sudori, lui l’abbia conosciuta bene. Cosa che non mi
sentirei di dire di altri cineasti di lotta e di impegno. Un film, La casa sul mare, che immagino di
molti echi autobiografici, una specie di bilancio esistenziale stilato dal
regista in compagnia di una banda di attori fedelissimi che lo seguono da
decenni, in testa la moglie Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin…
…Il
sentimento più forte che pervade La casa sul mare è l'ineluttabilità
dei cambiamenti nella vita di ogni suo personaggio. Per quanto il
padre dei protagonisti e i suoi anziani vicini rimangano a presidio del paese
ormai spopolato, la casa sul mare rimane lo struggente racconto
intergenerazionale di una realtà francese che si spegne giorno dopo giorno. Non
serve poi molta immaginazione per riconoscere lo stesso processo nelle nostre
province e sulle nostre coste: i giovani scappano in città, gli
anziani poco a poco vengono a mancare e i borghi si fanno silenziosi. Il
turismo stesso di trasforma e diventa esperienziale e fugace, rendendo
pittoreschi luoghi una volta vissuti da villeggianti di lungo corso e abitanti.
La Casa sul
Mare si apre con il riavvicinamento di tre fratelli, ritrovatisi al capezzale
del padre
Il paesino a cui
tornano i tre figli del protagonista (interpretati solidamente da Ariane
Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan) è un miscuglio amaro di
ricordi d'infanzia in cui le strade erano ricche d'incontri e di persone, che
si scontrano con il borgo silenzioso e malinconico di oggi. D'altronde anche il
riavvicinamento geografico tra i tre fratelli è solo il primo passo per un più
lento e doloroso avvicinarsi sentimentale. La vera forza di La casa sul mare -
oltre una sceneggiatura solidissima e attori capaci di rendere emozionante la
messa in scena - è proprio la capacità di far vivere su schermo le
tappe ineluttabili della vita di ciascuno di noi, quale che sia la
nostra età, senza però affogare nel rimpianto e nella malinconia…
Mi è piaciuto tantissimo. Profondo ma non triste, anzi... il "compagno" Guediguian, da inguaribile ottimista, ci dice che gli "altri", i diversi, i migranti, ci arricchiscono culturalmente e sentimentalmente. I piccoli profughi fanno rinascere la passione (affettiva e politica) dei protagonisti, incamminandoli verso una nuova vita. Bello e profondo, purtroppo poco distribuito :)
RispondiEliminaallora malinconico, me lo concedi? :)
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