mercoledì 30 agosto 2017

La resa dei conti (The Big Gundown) – Sergio Sollima

un film sul potere, i buoni e i cattivi, il denaro, la frontiera e tutto il resto.
tutto questo non in un noioso saggio, ma in una storia che si fa vedere e godere, attori bravissimi, nelle mani di un grande regista.
in quei tempi erano film normali, oggi mancano film così politici senza volerlo essere.
era l'aria dei tempi, adesso le arie sono diverse, purtroppo - Ismaele




Un western all'apparenza picaresco ma che mostra subito tutta la sua attualità politica. Un bounty killer è incaricato da latifondisti di cercare un peone messicano accusato di avere violentato una ragazza e di averla uccisa. La caccia e l'inseguimento sono spietati ma il cacciatore di taglie scopre che il messicano non è affatto colpevole,è solo un capro espiatorio per coprire le malefatte del figlio di chi lo ha assunto. Duello finale multiplo che è un esplicito omaggio(del resto come anche il resto del film) ai western firmati da Sergio Leone. Il quale dal canto suo ha messo più del cosiddetto zampino nel film. Si respira un aria contagiosamente anarchica e non è neanche tanto velata una critica spietata alla classe aristocratica mentitrice,sfruttatrice ed infingarda. Ed emerge la maschera di Milian che nella parte del ricercato messicano letteralmente ci sguazza,contrapposta all'eleganza senza tempo dei lineamenti di Lee Van Cleef. Forse nulla di originale,ma siamo agli albori dello spaghetti western già reso genere di riferimento dai film di Leone. Qui almeno ci si diverte e non è poco....

Due ottimi protagonisti in forma, ma è la regia che non incanta fino alla seconda parte, dove entra in gioco anche Morricone. Qui il film diventa degno di Leone, anzi, lo supera con la lunga sequenza del fuggitivo braccato fra i canneti e i canyons, meravigliosamente accompagnata dalla musica del Maestro. Per me il miglior pezzo di cinema western mai visto.
Belli e originali i duelli, semplicemente memorabile la battuta finale.

Eccellente western che riprende un fatto avvenuto in Sardegna in quel periodo. Nascita del peone Cuchillo, simbolo del 68 italiano (Lombardo Radice scrisse unas ceneggiatura per un film mai realizzato). Il grande mestiere di Sollima ha una maturità talvolta superiore anche a quella di Leone; l'impianto della storia è solido e i caratteri, pur ipertrofici come si conviene ad uno spag, sono credibili e affascinanti. Milian conoscerà con questo film l'inizio di una stagione d'oro nel cinema di genere. Grandissima musica di Morricone.

La resa dei conti è un perfetto e avvincente western, dove tutto funziona con la precisione di un meccanismo ad orologeria. A cominciare, abbiamo visto, dalla colonna sonora, il cui splendido tema portante (quello cantato nei titoli di testa) ritorna più volte, arrangiato in modo diverso a seconda delle situazioni, nel corso del film. Per proseguire con la caratterizzazione dei personaggi, ciascuno fisicamente e psicologicamente credibile e perfetto nel proprio ruolo, da quelli principali a quelli secondari. Lee Van Cleef, pistolero implacabile e glaciale per eccellenza, assume qui una connotazione psicologica più complessa e differente: è un elegante cacciatore di taglie che lavora più per senso di giustizia che per soldi (caso quasi unico nel western italiano), e che inizia a nutrire dei dubbi sulla reale colpevolezza di Cuchillo, con il quale si instaura gradualmente un complesso rapporto di rivalità e stima nello stesso tempo. Tomas Milian è pienamente a suo agio nei panni del peone messicano perseguitato: avventuriero sempre in fuga e spesso nei guai suo malgrado, è costretto a vincere la povertà con i mezzi che ha a disposizione, ma è a suo modo onesto e non è quel delinquente che tutti vogliono far sembrare. Tutto l’opposto di Brokston, interpretato da Walter Barnes, un attore molto noto all’epoca: losco affarista, simbolo del cinismo capitalista, non esita a perseguitare l’innocente Cuchillo pur di salvaguardare il prestigio della famiglia in vista dei suoi affari, messi a repentaglio dal vero colpevole; si tratta del viscido genero Miller (interpretato da Angel Del Pozo), il quale, sotto le apparenze di uomo raffinato e rispettabile, nasconde una personalità crudele e perversa che lo spinge a violentare e uccidere una ragazzina. Assolutamente originale è poi il personaggio interpretato da Gerard Herter, anch’egli perfetto nel proprio ruolo: si tratta del Barone Von Schulemberg, un ufficiale asburgico al servizio di Brokston, che porta un monocolo, indossa abiti principeschi ed è un cultore delle armi e della musica classica. Anche nell’introduzione di un personaggio di questo tipo si vede la grandezza di questo film: un colpo di genio, all’interno di un panorama già molto variegato, che spiazza lo spettatore inserendo un elemento di novità nel genere western…

The Big Gundown, album-tributo del 1986, è un disco che, a più di vent'anni dalla sua uscita per l'etichetta Nonesuch, è ancora fresco e rivoluzionario.
E' il primo lavoro di John Zorn, compositore, sassofonista e multi-strumentista newyorkese, pubblicato da una major. Questo CD riprende nove motivi di uno tra i più grandi compositori di colonne sonore, Ennio Morricone.
La tracklist, varia ed eterogenea, si apre con il brano "The Big Gundown", dalla OST di "La resa dei conti", uno spaghetti western del 1967 diretto da Sergio Sollima con Lee Van Cleef e Tomás Milian.
Seguono altri pezzi molto belli come "Peur Sur La Ville", "Poverty", "Milano Odea", "Erotico", "Metamorfosi" e alcuni temi principali delle colonne sonore più note di Morricone come la "Battaglia d'Algeri", "Giù La Testa", e una struggente "C'era Una Volta Nel West" con cui Zorn chiude questo magnifico tributo.
Trova spazio in questo disco anche una composizione originale del sassofonista newyorkese che amplifica la carica sperimentale espressa nei brani del maestro romano.
Tutta la crema dell'avanguardia dell'epoca poi, sfila nelle formazioni che si alternano nei singoli brani, da Bobby Previte a Cyro Baptista, da Bill Frisell a Arto Lindsay e Tim Berne, assicurando all'opera una molteplicità di timbri e colori.
Zorn, in questo frangente alle prese con delle composizioni non sue, distrugge e ricostruisce i brani scelti, spaziando tra diversi stili.
Musica sperimentale, classica, bebop, folk giapponese, rock, country e jazz si incontrano e si fondono in questo album, creando un suono che ha la propria forza nella massima libertà d'espressione, priva d'ogni limite ed etichetta.
La struttura originaria dei pezzi non viene alterata ma piuttosto rafforzata.
Ogni tema è restituito fedelmente e al contempo, completamente stravolto, ma sempre con maniacale attenzione filologica: ad esempio nel brano che dà titolo all'album, dopo sei minuti, si ascolta un breve accenno a "Per Elisa" che nel film scandisce la fasi finali di un duello.
Impossibile poi non apprezzare la japan version di "Giù la testa", il soul-jazz di "Erotico" con John Patton all'organo Hammond e la posseduta vocalità di Diamanda Galás in "La classe operaia va in paradiso".
Senza dubbio, si può affermare che The Big Gundown è un disco bello, la cui forza sta nella varietà degli stili e dei suoni anche se ostico per l'ascoltatore poco abituato a causa di certe "gratuità rumoriste" proprie della poetica sonora dell'autore.
Elio Marracci

This perhaps isn't the best known spaghetti western but I have to say that it's absolutely one of the better and more enjoyable ones that I have ever seen! 

Like basically all genre examples, it has a pretty simple and straightforward main story in it but it however are all of the little details and nuances in it that help to make this movie an effective one. And even while the main story itself is pretty simple it still manages to find a pretty original approach to things, which also indeed lets this movie work out as a pretty original one within its genre. 

It's basically one long chase movie, involving a cat and mouse game between an unofficial lawman played by Lee Van Cleef and a Mexican peasant played by Tomas Milian, who is accused of raping and killing a 12-year-old girl. Of course nothing really ever goes as planned and also not everything is what it seems, which means that the story has some interesting changes in it at times and a good chemistry and relationship between its two different main characters…

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