mercoledì 2 agosto 2017

Angèle e Tony - Alix Delaporte

Angèle è fuori dalla galera, seguita dai servizi sociali, per il reinserimanto, ha un figlio che vede poco e male, e Tony è un pescatore che vive ancora con la madre, in un paesetto della Normandia.
si incontrano e si scontrano, in un film ruvido, dove nessuno ti regala niente.
Angèle e Tony sono davvero bravi, Angèle arranca sulla bici, Tony c'è, aspetta.
un film che merita - Ismaele




…Una sceneggiatura capillare – abile nel modellare una scrittura tesa e asciutta nelle forme arrotondate della scoperta dell’amore – si dimostra ben capace di incasellare in questo contesto fortemente emotivo un sottile richiamo alle dinamiche politico-sociali: il timore per la perdita del proprio lavoro, il problematico rapportarsi con un mercato globalizzato sempre più intricato e allo stesso tempo monopolizzante che rischia di ridurre importanti poli produttivi a mere attività “periferiche” è quindi tratteggiato con estrema lucidità grazie a un abile utilizzo del sottotesto narrativo.
Angèle e Tony è un film compatto, che fa leva sulla ricerca di forza e di verità che sta alla base stessa del progetto: un contributo determinante ai fini della riuscita della pellicola proviene senz’altro da un eccellente prova del cast, capitanato in primis da Clotilde Hesme e Grégory Gadebois che prestano i loro volti ai due protagonisti. La regista ha confessato di aver ricercato proprio nella solidità delle interpretazioni degli attori la chiave di realizzazione della pellicola, che elude determinati cliché proprio concentrandosi sull’alchimia e la fiducia davanti alla mdp: se talora i cineasti scelgono di portare sullo schermo la veridicità avvalendosi di attori non professionisti (nel cinema d’oltralpe ne sono un esempio i fratelli Dardenne), la Delaporte punta i riflettori sulla preparazione minuziosa del cast, coinvolto a 360° nel contribuire nei dettagli alla costruzione dei personaggi.
Associato talora al cinema dei Dardenne per alcuni slanci di metaforica evocazione del realismo, il film descrive con naturalezza un incontro fra solitudini: lacerati e scalfiti da passati difficili, i due protagonisti troveranno il conforto del reciproco sostegno, assorbendo ognuno dalle esperienze dell’altro. Un’opera prima solida, commovente e non retorica che sa restituire il sapore di ricordi d’infanzia, filtrati attraverso un occhio allenato alla ricerca e con piglio emotivo soffuso e mai intrusivo: è questo Angèle e Tony, un percorso nell’umanità priva di sovrastrutture, fra sentimenti puri e spesso bistrattati, nel contesto quanto mai attuale di una comunità che non si abbatte malgrado la crisi economica.

Chissà perché, ma il debutto di Alix Delaporte rimanda al cinema di fratelli Dardenne. Sarà che la protagonista Angèle (l'incantevole Clotilde Hesme) ha i modi da fare e la capigliatura di una Lorna, e un suocero che fa il falegname e che ha perso il figlio, esattamente come Olivier Gourmet nel film omonimo, anche se l'origine ultima del personaggio risale evidentemente ai Vangeli, saranno più ragionevolmente le vicende di due disadattati, ognuno a modo suo, e un ambientazione in una grigia e fredda Normandia non così diversa dalla Vallonia, il Belgio francofono degli autori di "Rosetta", fatto sta che un film che ricerca uno stile elegiaco quasi antipodico alla frenesia della macchina da presa dardenniana trova molti punti di contatto con quel tipo di cinema, che ha generato innumerevoli proseliti da qualche anno a questa parte…

Si le scénario de Angèle e Tony est lumineux, les choix esthétiques opérés par Alix Delaporte sont intelligents. Elle témoigne d’un réel sens du cadre et opte pour une lumière qui semble naturelle si bien qu’émane du film un réalisme délicat. Les gestes et les regards des protagonistes, ainsi révélés, revêtent une importance capitale. Les silences sont ici bien plus importants que les mots et la réalisatrice les met en scène avec adresse. La force première du texte scénaristique s’impose alors sans que jamais l’écriture ne transparaisse à l’écran. Le développement narratif est sensible, il dépeint la singularité d’une rencontre, le trouble d’une jeune femme, l’éveil aux amours…

Delicato, potente e vero, Angèle et Tony è il film francese che non ti aspetti, una storia fatta di silenzi, giocata sulla sottrazione delle parole e sulla contraddizione dei sentimenti, un dramma sentimentale non usuale che abbraccia lo spettatore e lo conduce insieme ai protagonisti in un viaggio meraviglioso alla scoperta dell'amore. Una maturità spiazzante nella messa in scena, quella di Alix Delaporte, che non nasconde però le tipiche incertezze dell'opera prima, anzi ne fa il proprio punto di forza. Perchè Angèle e Tony fa letteralmente innamorare lo spettatore di tutti i personaggi, di quello splendido villaggio della costa e di quell'atmosfera serena e riconciliante che si respira tra le anime che lo popolano…

Ritratto minimale, che ambisce alla sfumatura sfiorandola soltanto, che gira attorno alla vicenda senza mai centrare pienamente il bersaglio, Angèle et Tony è il debutto al lungometraggio di Alix Delaporte, regista che aveva vinto il massimo riconoscimento veneziano per il suo corto Comment on freine dans una descente? (2006). Il film si snoda anonimo e innocuo senza mai acquisire un’identità o un carattere precisi, ambendo anche a restituire le caratteristiche di un ambiente e di una congiuntura (la crisi economica, le incognite del futuro, la disillusione di un’intera comunità) e incardinando, nella relativa riflessione, l’osservazione delle dinamiche relazionali dei personaggi, ma nonostante le buone intenzioni, la studiata scarnezza dei dialoghi e i volonterosi attori (ma Clotilde Hesme è fuori parte), rimane un esercizio piuttosto inerte.


Nessun commento:

Posta un commento