Inizia come un film alla Dardenne (qualcuno può immaginare il titolo come un
omaggio ai due fratelli cineasti) e finisce alla Calvaire, di
Fabrice du Welz.
Il cinema
belga è davvero in grande salute, e questo film lo dimostra.
I
protagonisti sono azzeccati, c’è anche Jan
Bijvoet, protagonista di Borgman e El
abrazo de la serpiente.
Un’opera
prima davvero forte, arriva al cinema, da noi, dopo due anni, e meno male che
possiamo vederlo.
Colpo di
scena finale che da solo vale il prezzo del biglietto.
Solo in
una cinquantina di sale, non perdetevelo, non ve ne pentirete - Ismaele
…Robin Pront sembra avere chiara la rotta su cui
dirigere la propria opera, anche in prospettiva futura. "Le Ardenne"
stringe i nodi di ogni relazione famigliare e si fa domande riguardo a vincoli,
debiti e ambiguità dell'espressione emotiva riportandole a un criterio in
sottraendo dell'enunciazione cinematografica. Non è peccato che i
personaggi siano evidentemente legnosi, inamovibili, tipizzati (non per niente
indossano lungo tutto il film gli stessi vestiti), e pazienza se estetica e
metafore sanno di scuola. Nel situarsi fra calcolo e padronanza questo esordio
cammina dritto e saldo, e dimostra meno acerbità di quanti siano i margini di
crescita del suo regista.
…La caratterizzazione dei personaggi, resi in maniera
ambigua e inquietante, è curata almeno quanto quella del contesto sociale in
cui si muovono. Certe sonorità tecno-elettroniche, la luce plumbea, la pioggia
e il grigiore creano una sensazione di tragedia incombente. Quello descritto è
un mondo in cui non c'è posto per sognare altro se non la normalità e in cui la
scelta è tra lavori umili o delinquenza. Su di uno sfondo cinico e corrotto
fatto di malavita, povertà, droga e alcool, il film disegna la discesa negli
inferi del dolore esistenziale e racconta di amori, tradimenti e fratellanza
con tonalità shakespeariane.
Le Ardenne del titolo incarnano per i protagonisti
l'infanzia rimpianta e l'innocenza perduta eppure è proprio in quelle aree
forestali che avrà luogo il climax violentissimo della parte finale del film…
Le Ardenne è un bel noir dalle tinte veramente cupe. Un
dramma familiare che si origina da un rapporto che è profondamente mutato
durante la permanenza in carcere di uno dei due fratelli. Tale cambiamento
provoca un processo narrativo che si fonda principalmente nelle verità che non
vengono esplicitate. Un continuo rimandare che da una parte fa salire alle
stelle la tensione fra i personaggi, specialmente tra i due fratelli, e
successivamente esplodere con tutta la sua violenza nei boschi delle Ardenne, luogo
dove trascorrevano l'estate durante l'infanzia e ora teatro oscuro della resa
dei conti. Molto buona la caratterizzazione dei personaggi e la fotografia che
dipinge in tonalita scure il contesto degradato della periferia di Anversa e i
luoghi delle Ardenne. Un'umanità priva di qualsiasi possibilità di redenzione.
Inizia come un film alla Dardenne (qualcuno può immaginare il titolo come un omaggio ai due fratelli cineasti) e finisce alla Calvaire, di Fabrice du Welz.
Ahahahaha, incredibile!
RispondiEliminainizia alla Dardenne e finisce alla Calvaire, pazzesco, identici
un caso di corrispondenza di cinefili sensi, direi :)
Elimina