un film documentario straordinario in molte parti, ma nelle altre ancora di più.
guardare per credere - Ismaele
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una biografia di Antonello Branca
UN FILM SULLA RIVOLUZIONE - Nobuko Miyamoto
Incontrai
Antonello Branca nel 1968. Era a Los Angeles per realizzare alcuni brevi
documentari sulla California per la televisione italiana. In realtà, stava
facendo un lavoro preparatorio per un film che desiderava girare. Era la storia
della transizione di un giovane uomo dal Nazionalismo Nero al Nazionalismo
Rivoluzionario, il suo percorso verso il Black Panther Party. Antonello
desiderava realizzare un film in modo rivoluzionario: senza sceneggiatura,
senza attori (ad eccezione di Norman Jacobs) e con un piccolo finanziamento.
Una realizzazione “guerrigliera” fatta insieme alle Pantere Nere.
Mi
chiese se volevo aiutarlo. Io sapevo molto poco della realizzazione di un film
(a parte l’esser stata dall’altra parte della cinepresa come danzatrice) e
assolutamente nulla di politica. In realtà, ero un po’ spaventata dalle Pantere
Nere, ma uno dei grandi talenti di Antonello come documentarista era quello di
portare le persone a dargli la risposta che voleva. Dissi di sì e saltai
nell’acqua, ma non ero sola. Era un tempo, quello, in cui molti si tuffavano
nelle acque turbolente della rivoluzione.
Era
il 1968 e l’America stava combattendo due guerre: una in Vietnam e una in casa.
Gli studenti, in tutto il paese, mettevano in discussione il sistema resistendo
alla leva militare e marciando contro la guerra; le donne tessendo la loro
sorellanza e chiedendo uguali diritti; Cesar Chavez organizzando i braccianti e
il boicottaggio dell’uva; i nativi americani occupando l’isola di Alcatraz; i
giovani “accendendosi e liberandosi”, mentre la musica suonava la ribellione a
tutto volume.
Nessun
gruppo, però, attrasse l’attenzione e il furore del governo americano come il
Black Panther Party.L’eredità di Malcom X, l’immagine militante delle Pantere
in cuoio e cappello neri, armate del Libretto Rosso di Mao e della teoria
Marxista-Leninista, i fucili per difendersi e un programma in dieci punti,
fecero di loro i protagonisti di questa fase rivoluzionaria.
Come
Antonello riuscì a chiedere loro di far parte del suo film, non lo saprò mai.
Erano
mercuriali e giocavano la loro battaglia nei media e nella comunità nera come
un “living teather”. Si dirigevano verso la capitale della California armati di
fucili per protestare contro l’oppressione poliziesca, dando il via ad una
serie incessante di scontri con i “maiali”, come chiamavano i poliziotti. Le
loro sedi furono assalite dalla polizia in tutto il paese. I loro leader: Huey
Newton, Bobby Seale e Geronimo furono arrestati. Bunchy Carter, Fred Hampton e
altri furono direttamente assassinati.
Le
Pantere sostenevano la loro gente con programmi come la Colazione per i Bambini
e i centri per la salute. Allo stesso tempo, difendevano i loro prigionieri
politici e sostenevano la lotta armata. Come potevano prendere in
considerazione l’idea di partecipare a questo piccolo film?
Questo,
io credo, era Antonello. Li portò a dire “Sì”. Ogni giorno la nostra piccola
troupe d’assalto (Rafael, Norman e io) cercava di seguire l’impeto creativo di
Antonello condividendo un appartamento, spaghetti alla carbonara e birra,
incontri con i leader delle Pantere, un fucile posato sulla mia libreria, le
canzoni di Elaine Brown… Sì! Il titolo: “Seize the Time”.
Incontro
con Geronimo. Geronimo arrestato. Facciamo le riprese di “Colazione per i
Bambini” servendo loro uova e amore. Potere al Popolo! Right on!
Il
documentario innanzi tutto. Andiamo a Berkeley, dimostrazioni per difendere
“People’s Park”, i carri armati che rullano, la Guardia Nazionale che marcia,
io sostengo Antonello che filma le baionette rivolte contro la sua cinepresa. I
gas lacrimogeni ci soffocano al Campus di Berkeley, le masse marciano, un
bastone mi colpisce e mi rendo conto della violenza della polizia. Tutto il
potere al popolo! Right on!
A
New York filmiamo gli Young Lords che prendono in consegna la chiesa nell’East
Arlem; di ritorno a Los Angeles filmiamo la Pantera Erica Huggins che dà alla
luce la sua bambina. Eldridge Cleaver in Algeria, Huey in prigione, in
California. Le Pantere si spaccano politicamente. Come ha potuto, Antonello, pensare
di fare un film proprio nell’epicentro di questo periodo così pericoloso e
caotico?
Il
film era come una improvvisazione jazz che si dispiegava nella sua mente
raccogliendo personaggi e situazioni che incontravamo via via e il mondo si
muoveva intorno a noi. Ho vissuto da vicino, personalmente, un’altra faccia
delle Pantere. Non dimenticherò mai quando filmammo una lezione di educazione
politica comunitaria a Los Angeles, tenuta dal Ministro dell’educazione Masai
Hewitt. Un giovane fratello faticava a leggere ad alta voce un passo del
Libretto Rosso.
Senza
un moto di condiscendenza il maestoso intellettuale, Masai, tradusse il
significato di “servire il popolo” nella poesia del linguaggio della strada. Ho
pensato: “Accidenti, questo si che è meraviglioso, è vero amore per il popolo”.
Poi qualcuno, al Programma “Colazione per i Bambini”, mi chiamò sorella. Ero
una straniera, una giapponese-americana, ma questa persona mi fece sentire
parte della famiglia. Anche questo era amore. Le Pantere non mi spaventavano
più.
Questo
è solo un piccolo accenno alla nostra esperienza nel fare “Seize the Time”.
Forse il film fu solo una scusa per essere parte di questo epico momento. Per
imparare, per essere testimoni delle loro sofferenze, dei loro sogni, per
respirare il loro anelito alla rivoluzione. Fu un percorso difficile fare un
film sulla rivoluzione, ma forse, il percorso fu soprattutto sulla possibilità
di rivoluzionare noi stessi.
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