domenica 28 maggio 2017

Il viaggio di Felicia – Atom Egoyan

un Bob Hoskins da Oscar per un personaggio complesso, in una storia che sembra semplice.
ma le apparenze ingannano, gentilezza, amore, sincerità sembrano vere, ma poi...
povera Felicia, in cerca del padre del figlio che verrà, e fortunata a trovare il signor Hilditch.
un piccolo capolavoro da non perdere - Ismaele



Tratto dal romanzo di William Trevor e diretto da Atom Egoyan (autore de "Il dolce domani" e "Exotica") con alcuni adattamenti, il film punta molto sulla psicologia dei personaggi, entrambi influenzati in maniera negativa dai genitori, ed entrambi solitari e in fuga dalla realtà. Anche la figura di Hilditch è diversa da quella del solito killer, ma è un analisi accurata sulla psiche fragile e emotiva del protagonista.
È un film interessante che rispecchia le altre opere di Egoyan, che si avvale della straordinaria performance di Bob Hoskins, e che avrebbe senz'altro meritato di vincere il festival di Cannes.

…Egoyan all'apparenza propone un cinema classico sotto tutti i punti di vista eppure "Il viaggio di Felicia" è estremamente innovativo nel linguaggio. Se a prima vista assume i toni del road movie, del romanzo di formazione o del classico film drammatico che sottende una profonda storia di amicizia, ben presto e in modo molto graduale, emergono i toni del thriller psicologico, dove il personaggio di Hilditch rivela il suo volto di killer seriale. Quell'uomo mite e gradevole svela i suoi segreti a cominciare dal suo rapporto morboso con la madre, diva del mondo della cucina, che continua a coltivare attraverso le registrazioni dei suoi programmi.
Il film si apre con una telecamera che indugia in una casa arredata con gusto retrò e con un uomo che si diletta con grande passione nella preparazione di deliziosi manicaretti. Si utilizza una musica soave anch'essa di gusto antico, che crea un'atmosfera calda, accogliente ma soprattutto gioiosa. Il personaggio di Hildich è interpretato magistralmente da Bob Hoskins dall'apparenza rassicurante e bonaria. Piccole cose disturbano quella idillica quiete solitaria domestica, ovvero alcuni sguardi e uno sgabuzzino pieno di prodotti per la cucina tutti ancora incartati…

...Egoyan abbandona la rigida linearità per affidarsi alla mancanza di vettorialità: rompe gli schemi della stretta cronologia per affidarsi alla disomogeneità narrativa, ma non al disordine. Quello che viene a crearsi è una specie di mosaico che piano piano si ricompone per formare un corpo unico, visto da differenti angolazioni e da prospettive temporali poste su livelli discrepanti, le quali si uniscono per dare un corpo unico, monolitico e granitico nella sua riuscita finale. Lo stesso regista spiega la sua scelta di campo, ormai caratteristica del suo modo di fare cinema, con una logica ferrea che evidenzia una volta di più la sua grande coerenza stilistica: «Usare il tempo in maniera strettamente lineare mi fa sentire come in prigione. La mente, per sua natura, fluttua avanti e indietro tra le diverse esperienze quando esse si relazionano con le circostanze del tempo presente, e per me è assolutamente essenziale strutturare i film in questo modo. La nostra diffidenza nei confronti di una narrazione non lineare è una conseguenza del fatto che la maggior parte dei film non approfitta delle possibilità del mezzo cinematografico. Sono convinto che quando si mostrano scene frammentate o sequenze non cronologicamente lineari, che a prima vista sembrano prive di coesione, ci sia in realtà un grande impulso creativo ed una interazione con il pubblico che deve rimettere assieme i pezzi. Questa tecnica rende attivi gli spettatori, li tiene impegnati - li rende più coinvolti nella storia - a patto che, ovviamente, io riesca a conquistarmi la fiducia del pubblico. Il pubblico ti seguirà nel viaggio del film se sa che i pezzi del film, ad un certo punto, si ricomporranno in un quadro».

…Egoyan is such a devious director, achieving his effects at a level below the surface. He never settles for just telling a story. He shows people trapped in a matrix of their past and their needs. He embraces coincidences and weird lurches in his plots because he doesn't want us to grow too confident that we know how things must turn out. He almost never provides a tear-jerking scene, an emotional climax, a catharsis. It's as if his films inject materials into our subconscious, and hours later, like a slow reaction in a laboratory retort, they heat up and bubble over.
You leave "Felicia's Journey" appreciating it. A week later, you're astounded by it.

Nessun commento:

Posta un commento