sabato 12 novembre 2016

Operazione Valchiria – Bryan Singer

Tom Cruise è bravo, sempre uguale, magari, ma se Stauffenberg fosse stato interpretato da un attore non statiunitense il film ne avrebbe guadagnato, secondo me.
la storia è tesa, un meccanismo a orologeria che appassiona anche se la fine è nota.
Bryan Singer è bravo, sa il suo mestiere (chi non lo conosce recuperi la sua opera prima, poco nota, Public access, un gioiellino).
in sintesi, Operazione Valchiria si fa vedere bene, buona visione - Ismaele











…Bryan Singer dirige con un ritmo perfetto e un’essenzialità avvincente la storia di un gruppo militare che osò valorosamente opporsi al tiranno tedesco, ordendo un attentato per ucciderlo e rovesciarne il regime. Lo spettatore seduto in sala può facilmente prevedere quale sia la fine di questo colpo di stato. Quello che si evidenzia è una storia non da tutti conosciuta, ma che ipnotizzerà il pubblico, per merito di una regia e una sceneggiatura (Christopher McQuarrie, Premio Oscar per I soliti sospetti), che hanno saputo bilanciare azione e suspense, creando un impatto scenico forte e definito, imprimendo ogni sequenza di una tensione che si mantiene costante per tutta la durata della pellicola.
Il design di quest’opera riecheggia quello dei film degni anni ’40, effetto dichiaratamente voluto da Singer, che ha adattato questa fotografia a un moderno action-thriller. La Germania ha fatto da set al film, con grande emotività da parte di tutto il cast. L’inizio è stato girato in modo classico con gru e carrelli, dopo il regista ha voluto che le riprese fossero effettuate con una camera a spalla, per creare “una sottile energia nervosa, una sensazione di incertezza, che accentua l’ansia”…

…Bryan Singer ha diretto un film storico che appare felicemente tradizionale al giorno d’oggi, dove più di una volta fanno capolino didascalie che non si vedevano da qualche anno, ed ha operato anche una scelta vincente nel limitare l’azione al solo prologo in Africa ed alla parte finale, lasciando intendere le possibilità di un esercito dell’epoca ed il potere che derivava dall’averlo sotto il proprio controllo. Sotto il profilo scenografico e costumistico la messa in scena è abbastanza fedele (sebbene nel film si veda quasi solo l’aspetto più militare della Germania e della sua popolazione), e il cast offre una prova soddisfacente, con un Tom Cruise meno sopra le righe del previsto e un insieme di caratteristi con un curriculum di ferro.
Anche solo come thriller Operazione Valchiria funziona bene, e lo si può vedere da come riesce a infondere una sottile speranza nel corso della visione, la sensazione che quegli uomini possano davvero portare a termine il loro disperato piano. Questo nonostante le circostanze della reale fine di Hitler siano universalmente note. E non è poco, come risultato.

Singer immerge i propri personaggi in una sorta di acquario, avulso dalla realtà, in cui i conflitti personali ed ideologici si riducono a miserabili fronde tra aristocratici insoddisfatti. Ma se le ragioni del fallito golpe rimangono inespresse, forti perplessità sorgono dalla rilettura farisaica del protagonista Stauffenberg, semplicisticamente dipinto come un eroe e vieppiù appiattito dalla solita volitiva interpretazione dell’inadatto Cruise.
Concetti come “onore”, “lealtà” e “coraggio” devono venire declinati diversamente a seconda di chi se ne appropria, e certamente assumono un valore ben diverso da quello comune se pronunciati da un nazista colonnello della Wermarcht. Singer invece rimuove con irritante superficialità ogni differenza, così da trasformare un manipolo di alti ufficiali nazisti, arrivati a posizione di grande potere non certo opponendosi a Hitler, in un gruppo di eroi idealisti. Troppo facile, troppo mainstream, troppo Hollywood. Una rilettura semplicistica aggravata dall’infelice interpretazione di Cruise, alla cui eroica determinazione avremmo preferito un maggior rovello, una scelta maggiormente sofferta e, di conseguenza, un protagonista più tormentato. Invece la gommosa fisicità yankee contribuisce a rendere Operazione Valchiria ciò che è: un’occasione sprecata per scarso coraggio.

…la messa in scena funziona, ma la ricostruzione appare troppo hollywoodiana, troppo modernista con quelle scenografie, quei costumi, quella fotografia davvero troppo americana. Anche le musiche, belle ma prevedibili, sembrano uscite da "Pearl Harbor"...
Nel cast Tom Cruise non è un granchè. Scelto forse soprattutto per la sua somiglianza fisica col vero von Stauffenberg, la sua interpretazione è un po' ingessata, sicuramente peggiore di quelle di altri attori scelti per il film. Fra le performance di questi ultimi colpiscono infatti quelle di Bill Nighy, Tom Wilkinson, Thomas Kretschmann e Kenneth Branagh

…“Operazione Valchiria” non può certo definirsi come uno dei grandi colossal di Hollywood; detto questo è un film ben fatto che si lascia guardare con partecipazione. La storia realmente accaduta del colonnello Von Stauffenberg di per sé attrae e interessa e la scelta di una regia altamente realistica da parte di Bryan Singer favorisce la riflessione ed un discreto coinvolgimento.
Purtroppo però, tutto qui. “Operazione Valchiria” si concentra esclusivamente sui fatti come in una sorta di documentario, tralasciando del tutto la parte emotiva ed emozionale della vicenda. Per lo spettatore dunque nessun sussulto, mai un piccolo balzo dalla sedia, neppure quando il colonnello saluta per l’ultima volta la bella moglie ed i suoi bambini.
Un film freddo come il nazismo, certo. Ma a noi sarebbe piaciuto sentirli ardere gli animi dei ribelli, come indubbiamente fu.

…No discuto que Mr. Singer se luce en la dirección de las escenas de acción -faltaría más, con el entreno que lleva en los últimos años- pero, aparte del cuidado que tiene en realizar las tomas del señor Cruise desde un ángulo bajo para disimular su escasa estatura (muy inferior a la del verdadero personaje), la formulación de una historia cuyo final es archiconocido, requería mayor vigor psicológico, más fuerza en la descripción de los personajes, al modo en que, por ejemplo, el maestro Hitchcock nos hace simpatizar con sus héroes perseguidos por el infortunio.
Porque, sabiendo de antemano que el complot va a fallar de forma estrepitosa, solo queda el interés de empatizar con los conspiradores hasta su fatal desenlace.
Pero ni el guión profundiza en los caracteres ni el director sabe retratarlos con la debida intensidad, ni los actores, la mayoría desperdiciados en escenas de secundarios muy por debajo de sus posibilidades, logran emocionarnos.
Quizás porque todo el circo está montado al servicio de la estrella principal, un Tom Cruise que aparece en casi todas las secuencias demostrando su inutilidad para expresar nada en absoluto, hierático hasta decir basta, acaparando la pista principal de un circo que se ha anunciado con muchas luces pero que, acabada la función, queda en la memoria como una pobre atracción de feria, ditirámbica en su promoción, hueca de contenido, propia de tirititeros ambulantes en busca de un momento de gloria lejana en el tiempo.

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