giovedì 24 novembre 2016

Animali notturni – Tom Ford

quando entri in sala non sai ancora la grandezza e il dolore, del film, primo dell'era Trump al cinema, per me.
sceneggiatura che non concede respiro, finale straordinario, senza parole, non servono, non c'è niente da spiegare.
attori davvero bravi, tra cui Michael Shannon, il poliziotto Bobby Andes, futuro premio Oscar per il miglior attore non protagonista.
Bobby Andes è la versione texana, senza ironia, dell'ispettore Pastor, di Pennac.
la storia è strana, all'inizio, poi si capisce tutto, e qualcosa lo capisci anche dopo, non importa, mica siamo noi ad aver scritto la sceneggiatura.
il professore-scrittore fallito, debole, non adatto, timido, buono, scrive un libro, dopo 19 anni, un'arma potentissima, è arte, trasfigura la realtà, ma parla sempre della realtà, perché altrimenti certe pagine o certi libri ci fanno stare male?
sono delle piccole innocenti cariche che si posizionano nei posti giusti e poi esplodono dentro, come l'esplosivo in miniera.
all'inizio c'è una cortina fumogena che nasconde e confonde tutto, poi si posa e tutto diventa chiaro, e certe volte terribile, come in questo film, la vendetta non ha scadenza.
non perdete questo gioiellino, vi turberà, non vi lascerà indifferenti, se non vi sarete addormentati o se non avrete sbagliato sala.
buona visione - Ismaele




lo stilista prestato al cinema mette su un cast della madonnina, con quella Amy Adams che anche dimostrando in tutto e per tutto i suoi quarant'anni non perde manco un grammo di fascino o sensualità, quel Jake Gyllenhaal che nel curriculum ha così tante parti cult da far invidia a molti colleghi più vecchi, un Aaron Taylor-Johnson che finalmente dimostra di saper recitare e, last but not least, Michel "più grande attore del mondo" Shannon, uno il cui nome dice già abbastanza e che, pur con una parte più contenuta, riesce a bucare lo schermo come pochi altri. Attori perfettamente calati nella parte per una storia nella storia, una matrioska cinematografica presa dal libro Tony e Susan di Austin Wright, al quale Ford riesce a dare una coerenza cinematografica non da poco e senza particolari manierismi, ma giocando perfettamente coi volti degli interpreti per far valere quelli che sono i punti cardine della storia. Chi sono alla fine gli animali notturni del titolo? E di che parla, alla fine, questo film? E' una pellicola che si presta a numerose interpretazioni, che mira a confondere e ad attecchire lo spettatore e nella quale ogni visionatore potrà dare una propria interpretazione dell'accaduto…

…Il loro dolore ti entra nelle viscere e non si stacca mai, per tutti i 117 minuti di film ed anche oltre. Animali Notturni è un continuo irradiarsi di pulsazioni e di un incessante nodo in gola. Ti nausea, ti sfinisce, ti si attacca addosso e non ti stacca più.
La perfezione sta tutta nel modo autentico ed elegante che ha Tom Ford di raccontarci una storia che non appartiene solamente ai due protagonisti, ma si estende a macchia in un mondo ormai arido di genuinità e di bontà, parole che risultano infatti desuete e banali. Arido come le radure del Texas, dove un uomo distrutto è obbligato a camminare per ore prima di ricevere un aiuto, dove nessuno ti salva se non ti salvi da solo.
Di contro l’oscurità è quella in cui gli animali notturni sanno muoversi perfettamente, attaccano e uccidono vittime innocenti (se qualcuno lo è davvero, in fondo) con la brutalità tipica, appunto, delle bestie.
Ma esiste anche la vita diurna, e quella obbliga persino gli animali notturni a fare i conti con se stessi e con le conseguenze delle proprie azioni…

Animali Notturni è la debolezza che si cela dietro ogni decisione, è l’insonnia della mente, il battito che unisce ciò che abbiamo a ciò che avremmo potuto ottenere.

L’insegnamento forse più raggelante che lancia Animali Notturni si dilegua nella sala, tutti possono vederlo ma mai oserebbero alzarsi in piedi per lasciarsi giudicare. Ford urla a gran voce ma le risate, l’applauso finale denota che coloro che hanno apprezzato la drammatizzazione di un romanzo o la storia d’amore decentrata dalla realtà, ha speso più tempo a valutare una pellicola che in realtà nasce per giudicare noi, non per essere giudicata.

Ford gioca sulle ambiguità dei personaggi, sul non detto degli sguardi di Tony, come Edward si autodescrive nel suo romanzo. Ammesso che sia lui il personaggio che Susan pensa di leggere e trasporta dentro il film. Il romanzo nel film funziona da terreno comune dove Susan è obbligata a diventare un corpo unico con Tony e Edward, e la tragedia della famiglia spezzata è la parabola della sconfitta creativa e sentimentale di tutti i personaggi. Come i protagonisti, anche Ford cerca di ridare vita a questi fantasmi facendoli muovere alla ricerca di una vendetta o di una sostanza creativa che ne definisca in maniera meno ambigua i tratti. Perdendosi però nel momento stesso della loro ricomposizione sullo schermo.

Per una storia così, che incrocia tre piani (presente, passato e immaginazione) è necessario un lavoro di montaggio impeccabile, complesso e inventivo (da parte di Joan Sabel, la stessa che ha montato la furia omicida di Kill Bill), un altro tassello tecnicamente impeccabile di questo film tecnicamente impeccabile, che non riesce mai imporsi nell’agenda dello spettatore. Nonostante siano molto chiare le traversie della protagonista non siamo mai con lei o contro di lei, esiste sempre un filtro che ci impedisce di avvicinarci al suo (melo)dramma. Lo stesso problema di narrazione che affliggeva A Single Man, il disinteresse, lo ritroviamo qui. La stessa ignavia emotiva e pretesa che sia lo spettatore a trovare dentro se stesso le sensazioni invece che la storia a risvegliarle. E tanto più sono impeccabili spunti e particolarità, tanto più è evidente cosa manchi.
Perché anche il parallelo tra la storia di dolore, sofferenza e privazione del romanzo che viene letto e la dimensione emotiva della donna che lo legge, in cui viene risvegliata la voglia di una vita panica, è solo tratteggiato e non usato. Una volta che abbiamo capito che quelle sensazioni lette sono le stesse riportate a galla in chi sta leggendo, il film non affonda la stoccata, non mette a frutto la maturata consapevolezza nello spettatore, lasciando tutto, ancora, nel vuoto, convinto che il senso a suo modo emergerà da sè.

El poder de la ficción como arma contra la realidad. La ficción puede ser un consuelo, un escape, un espejo y, a veces, también puede ser venganza. Una historia en la que el dolor provocado es devuelto con intereses puede ser mejor venganza que cien improperios. Este es el núcleo de Nocturnal Animals, segundo trabajo de Tom Ford en el que hace gala de una lucidez de la que carecía Un hombre soltero, ópera prima que, aun con sus logros, revelaba un estilismo fotográfico tan desaforado que al final uno tenía la sensación de que cobraba más importancia la última chaqueta que llevara Colin Firth que lo que realmente emanaran sus extrañas. En su afán por transmitirlo, el director recurría a escenas contemplativas donde, ayudado por el todavía infravalorado Abel Korzeniowski, se hundía en el rostro reflexivo de un personaje al que, desde su sofisticación, resultaba muy difícil acceder. Es el mismo punto de vista que aquí adopta Ford para Amy Adams, de nuevo en las elegantes alturas de una burguesía acomodada, repleta de prejuicios y tan ahogada de placeres que ya no sabe apreciar alguno. Entre sus trajes de marca y sus casas de cristal, tanto Firth como Adams forman parte de un mismo imaginario que Ford conoce al dedillo. Él mismo se mueve en ese mundo y su reflejo lo subraya. Tiene esa misma frivolidad que forma parte de su carácter pero sabe combatirla a través unos guiones que profundizan en el vacío de unas personas que parecen tenerlo todo…

nel complesso, il tempo filmico dedicato al presente, ai flashback del passato e alla visualizzazione del romanzo appare alquanto sbilanciato verso quest’ultimo. In particolare dispiace poi che l’autore non sia andato a fondo con il discorso sul classismo insito nell’alta società wasp americana, che dovrebbe qui essere oggetto, tra le altre cose, degli strali di Ford, ma si riduce a mero sfondo decorativo. E si passa rapidamente ad altro, a nuove similitudini, richiami, drammi amplificati.
È un film ambizioso Animali notturni e questa resta la sua maggiore qualità. E poi certo è ben realizzato, seducente, ha splendide inquadrature geometriche, ottimi attori, ma a tratti si fa strada l’idea che si tratti semplicemente di una losca vicenda in cui le “brave persone borghesi” hanno paura dei “bifolchi” e proprio questa paura finisce per scatenare la violenza nei loro confronti. O magari è semplicemente una storia dove anche i ricchi piangono, e non sanno neppure bene il perché.

6 commenti:

  1. Bellissimo e doloroso, il modo migliore per terminare l'anno cinematografico!

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    1. abbiamo tutto dicembre, magari qualcosa di buono appare :)

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  2. Ti ringrazio per aver citato anche te l'indimenticabile Pastor

    per il resto come non essere d'accordo

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    1. Rabdomant incarica Pastor dell’interrogatorio di Chabralle come richiesto da Cercaire… E Pastor ottiene la confessione del pluriomicida. Sfinito come sempre dopo l’interrogatorio...

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    2. Con lui ogni volta entrano strafottenti e muti ed escono con un foglio in mano firmato...

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  3. i personaggi "minori"dei grandi romanzi diventano, per qualche mistero, grandi personaggi.
    il nostro amico Pastor è un grande personaggio, oltre che un grande uomo.

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