film di difficile reperibilità, mostrato poco o niente, dentro c'è tutto il dramma originario palestinese, che si è sempre più aggravato, ci sono alcune storie che si fondono e camminano insieme, grande cinema in un piccolo capolavoro imperfetto da non perdere - Ismaele
…Such a film could only have been made by
Europeans, since the consensus on Palestinians there is much closer to the
international view than it is to the U.S.-South African one.
Salim Bakri, the Palestinian in the film, is a Palestinian so forcefully as to lift
the level of the film from that of a dispiriting and finally trivial love story
to that of a political argument. Like Melville's Bartelby, he seems to be
saying, "deal with me if you can, but I most certainly would prefer not to
go away." No, Salim is not all Palestinians, he is not a militant, he is
not the forces of history. He is one Palestinian whose basic drive concerns his
house, his life, his destiny. That Costa-Gavras has built a film around these
concerns is, in the current aesthetic and socio-political setting, an act of
profoundly courageous human and political solidarity. For Hanna K. to accomplish its real mission,
however, it must open further discussion and debate. But alas, that may not be
allow moviegoers who may not get a chance to see the film if, for political
reasons, it is either closed quickly or nor widely shown.
Un’avvocatessa
ebrea di trentacinque anni lascia il marito e la Francia e va a vivere a
Gerusalemme. Qui si unisce ad un magistrato, da cui aspetta un figlio. La donna
decide di difendere, in un processo, un palestinese accusato di terrorismo e
vince la causa. Il giovane, salvato dal carcere, viene deportato in Giordania,
ma torna illegalmente in Israele e rivendica il diritto di riottenere la casa
confiscata durante la Naqba. Chiede nuovamente di farsi difendere dalla donna
con la quale si instaura una profonda amicizia. La donna, abbandonata dal
magistrato geloso e incapace di comprendere le sue problematiche e la sue
incertezze, sceglierà alla fine la solitudine.
Un
aspetto sempre trascurato della lettura critica di questo film sta nello
sviluppo didattico incentrato sul disvelamento dell'impronta sionistica che
condiziona la vita individuale e collettiva, nonché la storia di Israele. Il
giovane profugo palestinese arrestato (Mohammad Bakri) e poi ripetutamente
processato fino a trasformare, lui innocente, in un presunto pericoloso
attentatore, diviene per l'avvocatessa (Jill Clayburgh) la guida che le
permette di scoprire un mondo culturale e fisico nel quale viene rimosso tutto
ciò che, essendo palestinese, rappresenta un pericolo per la conservazione di
uno stato artificialmente ottenuto a spese della sofferenza altrui.
…Hanna K., filme premonitorio del desastre palestino,
que fue rodada hace dos décadas y sigue casi inédita, a causa del falso anatema
de antisemita que le colgó la extrema derecha sionista. Recuerda el cineasta:
"Todos mis filmes se han estrenado más o menos regularmente en las salas,
tanto de Francia como de todo el mundo.Hanna K. no se estrenó casi en ningún país
salvo Francia, donde recibió amenazas de bomba que obligaron a desalojar los
cines. Aunque con respaldo de la Universal, en EE UU se estrenó en una sola
sala, una semana". Fue este silencio peaje de la osadía de presagiar la
inmensa tragedia de Palestina, lo que da hoy a este viejo filme inédito una
desazonadora vigencia.
…Costa-Gavras had a
unique way with political films, one that has never been duplicated or
bettered, in my opinion. Hanna K. is
not one of his best works. It mainly interesting now from a historic
perspective – Hanna K. is
really a very mild political statement, guilty only of human honesty, and it’s
interesting to ponder why at the time the American people could not be allowed
to see it under any circumstances. It’s also incredible to watch this film and
realize that nothing about the issues portrayed has changed in the last 30
years; it’s only gotten worse…
inizia così:
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