giovedì 28 marzo 2013

Caterpillar - Kôji Wakamatsu

ultimo film di Wakamatsu, uno che mancherà moltissimo.
"Caterpillar" è un film antimilitarista, critico delle strutture sociali e dei rapporti di violenza dell'uomo sulla donna, e molte altre cose, chi vedrà capirà quanto c'è dentro.
Shigeko, la protagonista, è indimenticabile.
Wakamatsu fa Cinema, e anche questo è un film da non perdere - Ismaele





…La critica dell’espansionismo imperialista passa per la distanza esistente tra la retorica di regime (il falso solenne, l’artefatto politico) e la tragica realtà del ritorno dal fronte. La forza persuasiva dell’informazione deviata finisce così per condurre a epiloghi comici, quando due abitanti del villaggio incontrando il tenente Kurokawa vestito della divisa e trasportato in una carriola lo appellano “dio della guerra” e gli chiedono “come va la salute?”. L’addestramento degli abitanti del villaggio, idilliaca oasi di pace lontana dal teatro delle operazioni, si tramuta in una sorta di parodia; le ripetute celebrazioni in onore del tenente Kurokawa sono canzonate dallo scemo del villaggio (vero controcanto dell’enfasi mistificatoria del potere) e si devono misurare con gli impietosi primissimi piani su mutilazioni e ustioni del reduce. Il montaggio alternato è qui serratissimo, con le onorificenze di guerra e la divisa attentamente ripiegata a legare le inquadrature dedicate al corpo e allo strazio della fisicità, che ripropongono uno dei temi centrali nel cinema di Wakamatsu…

…La bellezza dell’opera è infine debitrice dell’eccezionale prestazione di Terajima Shinobu, che rende alla perfezione l’ampia gamma di sentimenti che caratterizza il personaggio di Shigeko: l’orrore e lo spavento al ritorno del marito più che mutilato, l’accettazione rassegnata del proprio ruolo familiare e sociale, la maturazione del proposito di vendetta, il pentimento, la follia e la quiete finale, una volta liberatasi, per sempre, del marito - padrone.



…Tadashi aside, the film also takes on another more important and engrossing perspective through that of Tadashi's wife Shigeko (Shinobu Terajima, who got the Silver Bear for Best Actress at last month's Berlin Film Festival), intially shocked by the image of a husband who's more than a cripple, being maimed both physically and emotionally, and to balance that expectation set by society of the dutiful wife who will stand by her husband no matter the costs, and live the vows of being there for better or for worse. Keigo Kasuya may have the more technically challenging role of expressing himself through his eyes only, but Shinobu Terajima brings forth her character's development superbly, as one initially very reluctant and fearful of other's perception, to one who learns how to capitalize the turning of tables to dish out revenge long overdue, especially when she holds the upper hand in rewarding good behaviour brownie points to a sex-addicted husband (yeah, he can still function below the waist). In many ways, it's a close examination of the live of the Japanese woman during war, and societal pressures put on them at the time…



Caterpillar inizia e finisce tra le fiamme, inizia e finisce con la morte. Dalle immagini di repertorio, che già avevano contraddistinto la messa in scena di United Red Army, alle sequenze nella casa della famiglia Kurokawa e poi nel villaggio e nei campi, per chiudere nuovamente con un calibratissimo e più che efficace utilizzo di found footage: il fungo atomico, la devastazione, i corpi, i numeri dell'orrore. Caterpillar ammutolisce, lascia basiti, può persino infastidire, respingere. E anche per questo è un'opera dannatamente necessaria. Un'opera che allarga ancor di più gli orizzonti e l'analisi di United Red Army, rileggendo la storia del Giappone, ferita dopo ferita. Caterpillar è una ferita nell'animo. È la ferita che ha portato alla generazione delle contestazioni violente, è il prologo e la contestualizzazione di United Red ArmyCaterpillar è un uomo che striscia come un bruco verso il suo destino, è un amplesso rubato seguito da un amplesso rubato seguito da un amplesso rubato, è lo shock insistito dei flashback, della verità che non si vuole guardare, che il montaggio rende insopportabile come uno schiaffo.



Malheureusement le contenu de "Caterpillar" (« Le soldat Dieu ») s'arrête presque au résumé fait ci-dessus (une femme s'occupe de son mari plus que diminué). Car hormis la révélation cauchemardée d'un secret presque entièrement contenu dans la première scène, le récit, pénible et laborieux, n'avance jamais, tournant en rond autour d'interrogations stériles sur la nature des "Dieu de guerres" décorés par l'empereur. On suppose que l'intention du réalisateur est d'en faire un discours universel, valable pour tous les conflits. Mais la forme, voyeuriste en diable, emplie de cris et colères certes compréhensibles, mais rapidement inutiles et redondants, agace très vite…



…Il est toujours agréable de constater qu’à plus de 70 ans un artiste peut encore être aussi enragé que s’il en avait quarante de moins. C’est le constat qui vient immédiatement à l’esprit à la vision de ce soldat dieu, dernier film en date de Koji Wakamatsu, vétéran du cinéma japonais. Remarqué dans les années 60 pour une série d’oeuvres extrêmes qui se rattachent à la nouvelle vague nippone, le réalisateur n’a jamais fait mystère de son engagement contre toute forme de guerre et de barbarie. Souvent trash, ses longs-métrages les plus célèbres (Quand l’embryon part braconnerLes anges violés ou encore Va va vierge pour la deuxième fois) ont marqué leur temps par leur jusqu’au-boutisme formel et thématique…



Koji Wakamatsu ne nous épargne aucune humiliation dans ce rapport sado-masochiste difficile à encaisser. Et il ne s’interdit rien, allant jusqu’à filmer les ébats sexuels entre cette femme et cette chose, devant le portrait de l’empereur et les décorations militaires. On pense beaucoup à Johnny s’en va-t-en Guerre même si le regard est totalement opposé mais également à l’Empire des Sens auquel le réalisateur avait participé pour la relation de domination malsaine. En résulte une oeuvre profondément dérangeante car elle pose des questions essentielles sur les limites du sacrifice – cette femme vit un calvaire insoutenable psychologiquement et physiquement – et nous balance à la gueule ce qu’il y a de plus terrible et d’animal dans notre nature d’être humain.



…Wakamatsu è sublime, nell’azzerare l’automatico dato sociologico, quand’anche repentinamente politico, in laconica impersonalità genitale, ossessa ma mai compiaciuta, come se l’immagine tutta non foss’altro che questa seppiosa – e trita ritrita torta ritorta – fine indecorosa e pervertita dell’Impero (sempre in The Sun di Sokurov, il generale MacArthur commenta, riferendosi all’Imperatore: “È come un bambino”, non esimendosi tuttavia dal dichiararlo criminale di guerra). Il torlo d’uovo non sarà più sodamente inserito nella vagina come ne L’impero dei sensi, ma infranto con violenza sul volto deturpato del caterpillar. Ciò che resta del corpo, coincide con il vuoto di qualcosa che si consuma perché è in sé consumato: fatale vigilia della bomba. Wakamatsu diluisce l’assunto di partenza – che può essere tratto, come lui stesso ha più volte spiegato, anche solo da un trafiletto in un giornale -  in una zona fatta d’aria, di correnti, di pulsazioni (il suo nome è film, niente a che vedere con facili etichette crtiche quali cinema-pop), che vorrebbero oscillare esattamente nel punto fra il prima e il dopo lo scoppio atomico, e inventarsi un mondo non più atomico proprio perché per sempre nuclearizzato. Imamura, con Pioggia sporca, aveva intrapreso appunto il racconto di questo sgomento anonimo, popolare e dunque universale, che precede, e poi cede, alla bomba. Wakamatsu, come gli è proprio, ne narra l’avverarsi, traducendone il picco esplosivo in disperata coazione a ripetere.


4 commenti:

  1. Sono andato a controllare su wikipedia perchè avevo un dubbio su un film: Violent Virgin (1969), ed è suo anche quello. Certo che Wakamatsu ci ha lasciato una lista di film veramente corposa, dovrò decidarmi a recuperare qualcosa prima o poi.

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    1. è uno che stupisce e non delude, mica poco
      recupera, recupera:)

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  2. Lo diceva sempre mia madre: stai attento ai taxi!
    Sì, un film da non perdere, crudele però.

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    1. crudele, sì, non finge niente.

      taxi qui ne passano pochi, non so bene a cosa ti riferisci, ma che occorra stare attenti a ogni cosa che si muove, e può far male, sono del tutto d'accordo:)


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