sabato 19 maggio 2012

Destino cieco (Przypadek) - Krzysztof Kieslowski

Krzysztof Kieslowski è un maestro e qui si riesce a capire qualcosa del caso, che fa da protagonista in tutti i suoi film. 
il protagonista è Witek (il bravissimo Boguslaw Linda, che qui interpreta Stygma), che vive tre vite possibili, quasi un teorema sulle possibilità, forse non è perfetto, ma è grande cinema - Ismaele



Il titolo originale del film, in polacco, è Przypadek, cioè Il caso. In italiano, è stato tradotto in Destino cieco. Ma è una traduzione sbagliata. La parola destino fa pensare a un regista, a una mente che guida gli eventi secondo una sua logica. Invece, la parola caso esclude questo regista. Infatti, per Kieslowski, il caso inventa storie senza uno scopo preciso.

Kieslowski non giudica mai i suoi personaggi. Per lui, la vita è così difficile che non ha senso criticare le persone per ciò che fanno. Anzi: l'unico atteggiamento possibile è la comprensione umana. In tal senso, Kieslowski non giudica nessuno dei tre Witek. Né quello che entra nel partito comunista, né quello che entra nel partito cattolico clandestino, né quello che è indifferente. Dato che sono tre scelte del caso, che senso avrebbe criticare Witek?

Il film ci mostra che cos'era la Polonia di quegli anni. Da una parte, c'era il terribile partito comunista e i suoi metodi criminali. Dall'altra parte, c'erano i Polacchi cattolici, che cercavano d'abbattere il comunismo. C'era poi la terza via, quella di chi non credeva né al comunismo né alla religione. È la via di chi crede solo nell'individuo e nelle sue capacità. È la via cara a Kieslowski. Ma il regista sa che questa via non è migliore delle prime due: è solo una delle risposte possibili. Perciò, ce le presenta tutte e tre con la stessa dignità.


…Ma "Destino cieco" sostanzialmente è una pellicola che si basa profondamente sulla dicotomia che poi diventa una vera e propria lotta, tra libero arbitrio e determinismo. Una lotta che sembra essere vinta dal determinismo, così come forse fin troppo schematicamente vuole raccontarci e dimostrarci Kieslowski. Una visione un po' troppo unilaterale che non lascia spazio di manovra all'uomo, appunto. Una sorta di pessimismo quasi estremo che ci vede prigionieri assoluti, impossibilitati a liberarci, della casualità o del destino, come dimostra il tremendo finale. Non esiste nessun libero arbitrio, insomma, nessun margine di salvezza, se a determinare tutte le nostre scelte, i nostri percorsi, sono solo degli avvenimenti casuali nei quali ci imbattiamo senza il nostro volere.
Un film non facile da digerire dunque, ma sicuramente apprezzabile non solo concettualmente per ciò che viene raccontato tra le righe di queste tre storie tutte ugualmente possibili, ma anche perché recitato magistralmente, musicato ancora meglio e girato con una sorta di rispondenza al significato stesso della pellicola, cioè senza eccedere in "interventi" eccessivi, quasi come se persino la regia sia governata dal caso stesso. Insomma, una sobrietà formale e stilistica che si sposa perfettamente con l'impianto concettuale della pellicola.

La triplice sorte di Witek, che conosce tre diverse evoluzioni a seconda di quanto avviene sul marciapiede di una stazione ferroviaria, mostra quanto l’uomo si renda inconsciamente complice della propria predestinazione, abbandonandosi alle conseguenze dei fatti, senza mai neppure tentare di inserire, con un temerario atto di volontà,  un’insanabile incoerenza, una deviazione arbitraria, che spezzi la concatenazione di causa ed effetto. Essere comunisti, cristiani o agnostici è un mero prodotto degli eventi, che non ci vedono nel ruolo di registi, e nemmeno in quello di interpreti principali, visto che i gesti e le battute ci vengono suggeriti dall’esterno. Del resto il copione non è una trama che corrisponda ad un disegno, bensì è una sceneggiatura che si forma strada facendo, senza pretendere di esplicitare concetti o delineare caratteri: lo stile fluido e tiepido di Kieslowski aderisce alla cauta indeterminatezza del dubbio, che, mentre dice,  immagina, dentro sé, altre frasi, altri significati, altri toni di voce, che potrebbero conferire alla scena ed ai suoi personaggi una coloritura diversa…

4 commenti:

  1. visto al cinema, quand'era uscito. Notevole ancora oggi, mi piace tutto di Kieslowski meno i suoi film dopo il Decalogo, quelli francesi, che trovo belli ma meno importanti.
    Rivedendo questo, mi sono detto: oggi non sarebbe più possibile girare queste scene, e nemmeno quelle (molto più numerose) dove due innamorati si salutano: le stazioni sono state blindate.

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  2. mi è venuto il mente "Il segreto dei suoi occhi", treni e stazioni sono importanti.

    un film così "politico" e radicale sarebbe inconcepibile oggi nelle sale? temo che lo sarebbe

    meno male che almeno qualcuno ha avuto forza e coraggio di farli, e noi possiamo goderne.

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  3. Risposte
    1. di Krzysztof Kieslowski pensa siano da vedere anche le parti che nel montaggio sono rimaste fuori dai film:)

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