il protagonista è Witek (il bravissimo Boguslaw Linda, che qui interpreta Stygma), che vive tre vite possibili, quasi un teorema sulle possibilità, forse non è perfetto, ma è grande cinema - Ismaele
…Il titolo originale del film,
in polacco, è Przypadek,
cioè Il caso. In italiano, è stato tradotto in Destino cieco. Ma è una
traduzione sbagliata. La parola destino fa pensare a un regista, a una mente che
guida gli eventi secondo una sua logica. Invece, la parola caso esclude questo regista. Infatti, per
Kieslowski, il caso inventa storie senza uno scopo preciso.
Kieslowski non giudica mai i suoi personaggi. Per lui, la vita è così difficile che non ha senso criticare le persone per ciò che fanno. Anzi: l'unico atteggiamento possibile è la comprensione umana. In tal senso, Kieslowski non giudica nessuno dei tre Witek. Né quello che entra nel partito comunista, né quello che entra nel partito cattolico clandestino, né quello che è indifferente. Dato che sono tre scelte del caso, che senso avrebbe criticare Witek?
Il film ci mostra che cos'era la Polonia di quegli anni. Da una parte, c'era il terribile partito comunista e i suoi metodi criminali. Dall'altra parte, c'erano i Polacchi cattolici, che cercavano d'abbattere il comunismo. C'era poi la terza via, quella di chi non credeva né al comunismo né alla religione. È la via di chi crede solo nell'individuo e nelle sue capacità. È la via cara a Kieslowski. Ma il regista sa che questa via non è migliore delle prime due: è solo una delle risposte possibili. Perciò, ce le presenta tutte e tre con la stessa dignità.
Kieslowski non giudica mai i suoi personaggi. Per lui, la vita è così difficile che non ha senso criticare le persone per ciò che fanno. Anzi: l'unico atteggiamento possibile è la comprensione umana. In tal senso, Kieslowski non giudica nessuno dei tre Witek. Né quello che entra nel partito comunista, né quello che entra nel partito cattolico clandestino, né quello che è indifferente. Dato che sono tre scelte del caso, che senso avrebbe criticare Witek?
Il film ci mostra che cos'era la Polonia di quegli anni. Da una parte, c'era il terribile partito comunista e i suoi metodi criminali. Dall'altra parte, c'erano i Polacchi cattolici, che cercavano d'abbattere il comunismo. C'era poi la terza via, quella di chi non credeva né al comunismo né alla religione. È la via di chi crede solo nell'individuo e nelle sue capacità. È la via cara a Kieslowski. Ma il regista sa che questa via non è migliore delle prime due: è solo una delle risposte possibili. Perciò, ce le presenta tutte e tre con la stessa dignità.
…Ma "Destino
cieco" sostanzialmente è una pellicola che si basa profondamente sulla
dicotomia che poi diventa una vera e propria lotta, tra libero arbitrio e
determinismo. Una lotta che sembra essere vinta dal determinismo, così come
forse fin troppo schematicamente vuole raccontarci e dimostrarci Kieslowski.
Una visione un po' troppo unilaterale che non lascia spazio di manovra
all'uomo, appunto. Una sorta di pessimismo quasi estremo che ci vede
prigionieri assoluti, impossibilitati a liberarci, della casualità o del
destino, come dimostra il tremendo finale. Non esiste nessun libero arbitrio,
insomma, nessun margine di salvezza, se a determinare tutte le nostre scelte, i
nostri percorsi, sono solo degli avvenimenti casuali nei quali ci imbattiamo
senza il nostro volere.
Un film non facile da digerire dunque,
ma sicuramente apprezzabile non solo concettualmente per ciò che viene
raccontato tra le righe di queste tre storie tutte ugualmente possibili, ma
anche perché recitato magistralmente, musicato ancora meglio e girato con una
sorta di rispondenza al significato stesso della pellicola, cioè senza eccedere
in "interventi" eccessivi, quasi come se persino la regia sia
governata dal caso stesso. Insomma, una sobrietà formale e stilistica che si
sposa perfettamente con l'impianto concettuale della pellicola.
…La triplice sorte di Witek,
che conosce tre diverse evoluzioni a seconda di quanto avviene sul marciapiede
di una stazione ferroviaria, mostra quanto l’uomo si renda inconsciamente
complice della propria predestinazione, abbandonandosi alle conseguenze dei
fatti, senza mai neppure tentare di inserire, con un temerario atto di
volontà, un’insanabile incoerenza, una deviazione arbitraria, che spezzi
la concatenazione di causa ed effetto. Essere comunisti, cristiani o agnostici
è un mero prodotto degli eventi, che non ci vedono nel ruolo di registi, e
nemmeno in quello di interpreti principali, visto che i gesti e le battute ci
vengono suggeriti dall’esterno. Del resto il copione non è una trama che
corrisponda ad un disegno, bensì è una sceneggiatura che si forma strada
facendo, senza pretendere di esplicitare concetti o delineare caratteri: lo
stile fluido e tiepido di Kieslowski aderisce alla cauta indeterminatezza del
dubbio, che, mentre dice, immagina, dentro sé, altre frasi, altri
significati, altri toni di voce, che potrebbero conferire alla scena ed ai suoi
personaggi una coloritura diversa…
visto al cinema, quand'era uscito. Notevole ancora oggi, mi piace tutto di Kieslowski meno i suoi film dopo il Decalogo, quelli francesi, che trovo belli ma meno importanti.
RispondiEliminaRivedendo questo, mi sono detto: oggi non sarebbe più possibile girare queste scene, e nemmeno quelle (molto più numerose) dove due innamorati si salutano: le stazioni sono state blindate.
mi è venuto il mente "Il segreto dei suoi occhi", treni e stazioni sono importanti.
RispondiEliminaun film così "politico" e radicale sarebbe inconcepibile oggi nelle sale? temo che lo sarebbe
meno male che almeno qualcuno ha avuto forza e coraggio di farli, e noi possiamo goderne.
da vedere, allora :)
RispondiEliminadi Krzysztof Kieslowski pensa siano da vedere anche le parti che nel montaggio sono rimaste fuori dai film:)
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