tratto dal libro di Ennio Flaiano (che tutti o quasi dicono molto migliore del film), Giuliano Montaldo gira una storia con protagonista Nicolas Cage (Nicola Gabbia) nella quale protagonista è la merda del colonialismo italiano in Africa.
il regista è bravo, gli attori anche (strano che un soldato italiano sia interpretato dal nipote di Francis Ford Coppola).
il film non è certo un capolavoro, ma uno sguardo lo merita di sicuro.
buona (coloniale) visione - Ismaele
ps: leggerò il libro a breve
…Le sempre ottime musiche di Morricone, a conti
fatti, sembrano essere l’unico elemento che Tempo di Uccidere di
Montaldo sembra aggiungere all’eccezionale lavoro dello scrittore pescarese,
mentre la messinscena equilibrata, pur con qualche buon momento di tensione
surreale, risulta assai meno potente e conturbante della controparte.
Ma a oggi,
fin troppo stridente è la scena di sesso tra il protagonista e l’indigena che,
scivolando ambiguamente dallo stupro all’infatuazione consensuale, rende
fastidiosa la visione e quasi depotenzia l’allegoria dell’impresa coloniale
come brutale atto contro cui sembra scagliarsi una maledizione mortifera.
Rinnovare il
giudizio estetico di un’opera del passato con una nuova sensibilità comporta
sempre numerose problematiche e rischi, ma Tempo di uccidere non
risulta né una delle migliori opere di Montaldo, né tantomeno sembra avere
qualche rilevanza se posto in dialettica con il romanzo di Flaiano. Dunque,
lasciarlo dov’è non sarà probabilmente un peccato.
..,Purtroppo però tutto ciò che di buono ci proponeva il libro
qui è assente e un po' come accadde nella trasposizione di "1984" ci
troviamo davanti ad un film privo di mordente, privo di consistenza, privo di
stile e personalità.
Il film fu girato in Zimbabwe dopo una serie di
complicazioni, soprattutto di budget, che scaraventarono letteralmente il cast
e la crew dall'Etiopia al Kenya sino ad addentrarsi nell'Africa più nera e
povera. Sono proprio le atmosfere di questo paese la cosa migliore dell'opera,
accompagnate da una colonna sonora di Ennio Morricone molto sofferta e
adeguata.
Poi sinceramente rimane ben poco, a parte un
Giannini sempre immenso e un Cage abbastanza in parte grazie alla sua giovanile
inesperienza (adeguata per il personaggio).
La cosa che più mi ha stizzito è come si sia
trattato il rapporto fra il protagonista e il saggio ma inconsapevole Johannes,
una parte troppo importante nel capolavoro di Flaiano da liquidare in pochi
minuti.
Montaldo si chiese se all'autore del libro fosse
potuto piacere il suo film... credo proprio di no, forse gli avrebbe detto che
con personaggi come Sacco e Vanzetti o Giordano Bruno si sarebbe trovato molto
più a suo agio, e comunque sarebbe andata a finire con un brindisi.
In conclusione non mi sento di stroncarlo in
toto, d'altronde è riuscito a farmi rivivere alcune emozioni che l'opera
originale mi aveva dato, e poi spero che questo mio commento sia utile a
qualcuno per immergersi in una lettura esotica ed intimistica come raramente si
può assaporare.
Per essere la
trasposizione cinematografica dell'eponimo romanzo di Flaiano, con cui il
grandissimo scrittore vinse il premio Strega nel 1947, può lasciare un po' a
desiderare. Ma è comunque un'opera solida e discretamente definita, con un cast
piuttosto eterogeneo (Giannini-Cage-Tognazzi jr.: sembra un azzardo, ma la
combinazione funziona) e la mano di Montaldo che garantisce sulla tenuta del
lavoro. Silvestri-Cage non è nè un antieroe, nè tantomeno un eroe, ma soltanto
un uomo, tormentato dai dubbi e dai sensi di colpa. In questo la forza
dell'opera di Flaiano, in questo la dignità di quella di Montaldo. Sorprende
infine che il romanzo più celebre di uno scrittore che ha dato tanto al cinema
(ricevendo comunque altrettanto) venga portato sullo schermo con quasi mezzo
secolo di ritardo.
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