se pensi
che sia un film noioso, documentaristico, a tesi, estremista, mangiapreti
evidentemente non hai visto il film.
e non saprai mai che grande film ti perdi, se
non lo cerchi in uno dei (pochi, solo una trentina) cinema dove viene
proiettato.
Grazie a Dio è parente stretto di questo film, sempre francese, nel quale le
vittime trovano la forza e il coraggio di agire, sostenendosi reciprocamente,
anche per chi non può o non c'è più.
con François Ozon non si sbaglia mai, buona visione - Ismaele
Dice Mons. Milani
«Il film mostra la nascita e l'azione
dell'associazione La Parole Libèrèe, che ha dato coraggio agli abusati per
accusare Preynat, ritrovare dignità, ricostruire l'entità dei reati,
costringere la Chiesa a prendere provvedimenti», scrive Mons. Milani. «Il
limite è che si ferma qui, quando la vicenda non era chiusa e in questo modo
altri fatti avvenuti dopo non vengono presi in considerazione». E aggiunge: «Il
tema non è nuovo, ma l'approccio è talmente originale da raccomandarne la
visione: per capire come sia altrettanto colpevole non considerare le
conseguenze di questi reati sulle vittime e archiviare un abuso sessuale come
effetto collaterale della malattia di un reo confesso».
...Collettivo e al contempo intimo, mettendo per la prima volta al centro
storie maschili e non femminili, il nuovo lungometraggio di Ozon sovverte lungo
la storia le apparenze del processo narrativo, così come le apparenze ingannano
dietro la tonaca: quello che pareva il protagonista principale, Alexandre
(Melvil Poupaud, vera star del cinema d’autore francese, lanciato da Eric
Rohmer), al quale spetta il grande merito di aver lanciato il sasso nello
stagno, lascia improvvisamente la scena a un secondo personaggio, Denis, che si
potrebbe quasi definire protagonista al pari di Alexandre. Ma anche questo
secondo “protagonista” dovrà poi lasciare il posto a un terzo, Emmanuel. Per
poi tornare tutti insieme, in un’alchimia collettiva, forte quanto delicata.....20% … 60%
...Con molta finezza, trovando sempre il momento e il modo giusto per una
forma di leggerezza e delicatezza, senza nulla togliere alla gravità della
questione trattata, il regista francese, che firma anche la sceneggiatura, non
riduce il film a una dimensione illustrativa o documentaria, anzi la usa per
farne un’opera a più livelli permettendogli di porre uno sguardo etico senza
che si risolva in facile moralismo.
… Tutti i leimotive di
Ozon ritornano nel film, configurandolo come un’indagine sui meccanismi
familiari, coniugando un film di denuncia, un film-inchiesta che riassume un
caso che non può non riguardare tutta la Francia con una parte più teatrale,
radicata nell’ambito sentimentale dei protagonisti, ai quali il regista
aggiunge poco o niente, limitandosi a concentrarsi molto sulla direzione
attoriale passando come autore più in secondo piano, scelta comprensibile per non
alterare troppo un equilibrio elegante venutosi a formare durante la fase di
scrittura. Per certi versi magari Grazie a Dio è un’opera
scolastica senza nerbo in alcune parti, ma non si può trascurare la finezza con
cui Ozon allinea i vari intrecci ed elabora i personaggi con due ordini di
ripartizioni. Uno Spotlight meno stitico e ruffiano, più
sagace e sottile.
...il film, che diventa una "rete" di
destini (stile Micheal Haneke prima maniera) è coraggioso e resta
insostenibile, sia per i dialoghi che per le prove maiuscole degli attori, in
particolare delle attrici. Il tutto sembra/è piuttosto affettato ma ognuno
esprime il Sé stesso come se avessero vissuto davvero quei drammi. Un film
importante anche con il limite, appunto, di diventare troppo
"rotocalco" di essere impostato troppo sulla sua sacrosanta condanna
morale. Non il miglior Ozon in assoluto, ma di certo quello che ricorderemo di
più in futuro
… Uomini fragili più del normale, più
esposti ad alterazioni dell’equilibrio psicofisico, spesso aggrediti da ritorni
d’immagine, un vissuto che non si dimentica cammina con loro e stabilisce anche
la qualità dei rapporti con gli altri, la famiglia in primis.
Dall’individuo alla società, Grazie a Dio è uno spaccato lucido,
sobrio e severo di un mondo segnato da tare di vario genere: egoismo, indifferenza,
perbenismo, pregiudizio, violenza.
A pagare stavolta sono i bambini,
esercitare fascino su di loro è facile, usare violenza altrettanto. Le loro
strade proseguiranno comunque, anche infiorate da successo, come Alexandre,
manager al top che sforna cinque figli, li battezza, li cresima, li porta a
messa ogni domenica, ma alla domanda finale del figlio più grande: “Papà, ma tu credi ancora in Dio?” non risponde.
Se c'è qualcosa che ci colpisce
profondamente del nuovo film di François Ozon, è l'abilità camaleontica del
cineasta parigino, capace di passare da commedie e drammi aggressivi sul piano
narrativo e visivo a un solido film che bandisce completamente qualsiasi forma
di tensione melodrammatica, preferendo mettere in scena un racconto privo di
coinvolgimento sentimentale (tranne alcune sequenze dimenticabili). Ma anche
questa scelta, forse, soprattutto considerando ciò di cui "Grazie a
Dio" parla, ci restituisce la personalità di un regista deciso a portare
fino in fondo un lavoro di analisi e comprensione dell'essere umano che non
accetta compromessi…
…La " lezione " morale (ed
estetica) del regista, anche sceneggiatore dei suoi film, scaturisce non da un
" a priori " che si cala nella vicenda e nelle immagini di cui questa
è rivestita, ma dalla reazione intellettuale e dalle emozioni visive dello
spettatore, posto di fronte alle semplici, nude risultanze di quanto viene
offerto al suo sguardo. Cinema, pertanto, di grande suggestione, che fa appello
alla sensibilità e all'autonomia di chi osserva e che di queste si alimenta,non
cibo precotto nel solo immaginario dell'autore e scodellato in tavola.
Film in cui il dialogo e la recitazione sono altrettanto importanti , se non di più, dell'elemento puramente visivo, " Grazie a Dio " si avvale di una eccellente interpretazione di Melvil Poupaud ( il protagonista ) coadiuvato in modo egregio da due altri attori poco conosciuti da noi ma assai validi, Denis Ménochet e Swann Arlaud nella parte degli amici. Girato con uno stile che diremmo da inchiesta televisiva ( abbondanza di primi piani, montaggio serrato) il film lascia pienamente soddisfatti e, dopo un moderato successo in Francia ( paese troppo laico, forse , per apprezzare fino in fondo i temi del film)si raccomanda ora ad una difficile, ancorchè non impossibile carriera in un paese come l' Italia in cui, ad un cattolicesimo di facciata, fa da molto tempo riscontro un sostanzioso agnosticismo. Importante comunque vederlo, al di là del problema religioso e morale che agita, per apprezzare un'ottima pagina di cinema ed il coraggio di un autore sempre più completo.
Film in cui il dialogo e la recitazione sono altrettanto importanti , se non di più, dell'elemento puramente visivo, " Grazie a Dio " si avvale di una eccellente interpretazione di Melvil Poupaud ( il protagonista ) coadiuvato in modo egregio da due altri attori poco conosciuti da noi ma assai validi, Denis Ménochet e Swann Arlaud nella parte degli amici. Girato con uno stile che diremmo da inchiesta televisiva ( abbondanza di primi piani, montaggio serrato) il film lascia pienamente soddisfatti e, dopo un moderato successo in Francia ( paese troppo laico, forse , per apprezzare fino in fondo i temi del film)si raccomanda ora ad una difficile, ancorchè non impossibile carriera in un paese come l' Italia in cui, ad un cattolicesimo di facciata, fa da molto tempo riscontro un sostanzioso agnosticismo. Importante comunque vederlo, al di là del problema religioso e morale che agita, per apprezzare un'ottima pagina di cinema ed il coraggio di un autore sempre più completo.
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