la fantasia è almeno pari alla realtà, tutto è già successo.
il film sorprende per la sincerità dei personaggi, per l'ironia, e anche più, per lo spirito balcanico, dove le mezze misure sono bandite, tutto è eccessivo, e perfetto per chi ha la fortuna di non perdere "Parada" - Ismaele
…Parada è
una scatenata, irresistibile commedia che non si ferma di fronte a niente, che
mette in campo e in scena, con il filtro dell’ironia e dello sberleffo, il
repertorio più inquietante dell’anima profonda balcanica: il culto maschile e
maschilista della forza bruta, il delirio della violenza e del sangue che ha
trovato nelle guerre post-jugoslave la sua espressione esemplare, l’amore
feticistico per le armi da fuoco e per le lame, la passione smodata per l’alcol
e per la musica fracassona simile a una scarica di kalashnikov. E che mette in
scena, anche, l’oscura, inconfessata fascinazione che tutto questo riesce ad
esercitare…
…Altro che manifesto politically correct, qui si osa mettere
in scena una scorrettezza al limite dell’oltraggioso e spalancare finestre
sull’abisso. Onore al regista Srdjan Dragojevic, che è riuscito a mettere
insieme una narrazione di strepitosa ricchezza e complessità, il che è le
negazione della piattezza e dell’unidimensionalità del classico film militante,
di ogni militanza…
…
Dragojević
riesce di nuovo a raccontare una tragedia, facendo anche ridere - a volte molto
amaramente - con alcune battute sagaci, specie nei dialoghi tra gli ex
combattenti (Limun rivolgendosi ad Azel: 'Hei, sai cosa sono le minoranze
sessuali?' Risposta: 'Sì, siete voi, i serbi!'; Halil, vedendo insieme Limun e
Niko: 'Ah ah ah, ma guarda qua, un cetnico! Un ustascia! Vi manca solo un
frocio!!!', e Limun e Niko si girano verso Radmilo che fa ciao ciao con la
manina).
Insomma,
Parada, una tragicommedia sociale come l’ha definita Dragojević stesso, sta
girando con buon successo per i vari territori della ex Jugoslavia, portando
avanti il suo discorso di tolleranza e di difesa dei diritti umani, perché al
di là di tutto è questo ciò di cui parla il film. Diritti umani, diritto alla
libertà, diritto all’esistenza, in una regione, quella balcanica, ancora così
indietro rispetto a questi temi, tuttora oggi protagonista di scontri
violentissimi contro i manifestanti ai gay pride che ostinatamente ogni anno si
cercano di organizzare in questi giovani Stati.
Purtroppo il
percorso da fare è lungo.
Bihac ieri
ha dimostrato la sua inciviltà, il suo primitivismo, l’ignoranza specialmente
delle persone più giovani, quei ventenni che dovrebbero essere il futuro di
questo Paese, al cinema. Risate, battute volgari e violente, schiamazzi… E’
stato difficile non alzarsi in sala e mandare tutti quanti a quel paese.
Non so se
chi ha visto questo film ieri sera abbia scelto cosa andare a vedere, con
consapevolezza. Ma mi atterrisce ancor di più pensare che queste persone,
questi barbari, siano andate apposta al cinema per farsi due risate
guardando i froci. E quello che hanno visto probabilmente non li ha
soddisfatti, perché qui – con la massima bravura e intelligenza di Dragojević –
le poche scene di contatto fisico sono di una delicatezza assoluta…
… Srđan Dragojević scrive una sceneggiatura
furiosa, pensata assistendo alla televisione agli eventi legati al gay pride di
Balgrado del 2001, interrotto dalle violenze degli oppositori, che fecero
numerose vittime. Trenta gli arresti, zero le condanne. Nemmeno un pur formale
stigma da parte del governo. L’edizione del 2009 non venne nemmeno autorizzato
a causa delle minacce da parte delle organizzazioni di estrema destra. Quello
del 2010, il secondo tenutosi davvero, vide 1000 partecipanti difesi dalla
polizia da 6000 violenti oppositori) che sposta continuamente il punto di vista
da un personaggio all’altro garantendo al film un ritmo sostenuto che porta
alla conclusione dei suoi 115 minuti in un soffio. Soprattutto, sceglie di
raccontare la sua storia in chiave di commedia, calcando i toni sulle
situazioni, optando spesso per lo stereotipo e trasformando a tratti i suoi
personaggi in macchiette, con i personaggi positivi sopra le righe per
ricordare che siamo in zona commedia e quelli negativi in piena chiave
grottesca per metterne ulteriormente in risalto ignoranza e grettezza.
Sbagliato? No, funziona e diverte. In fondo lo stereotipo è la ricetta per
molte commedie contemporanee e non. Ma vale la pena di rimarcare come
Dragojević, con i suoi sei film girati negli ultimi vent’anni, alcuni
decisamente controversi, sia un fenomeno commerciale nel suo Paese, cosa che
attribuisce a questo film un peso politico, grazie alle sue 350’000 entrate tra
Serbia e Montenegro.
Girato in località segrete (in vari Paesi della ex Yugoslavia) a causa delle minacce ricevute dal regista,Parada non è certo un capolavoro e l’abbondante utilizzo di luoghi comuni gli alienerà qualche simpatia. Ma rimane certamente un film importante per ciò che narra e soprattutto per il luogo in cui la storia si svolge.
Girato in località segrete (in vari Paesi della ex Yugoslavia) a causa delle minacce ricevute dal regista,Parada non è certo un capolavoro e l’abbondante utilizzo di luoghi comuni gli alienerà qualche simpatia. Ma rimane certamente un film importante per ciò che narra e soprattutto per il luogo in cui la storia si svolge.
… Nella seconda parte il racconto scivola via meglio,
con più naturalezza, dando al film un ritmo più gradevole. Interessante risulta
il racconto dei caratteri legato agli animali. Radmilo è un veterinario, Limun
ha un cane che adora, il croato Roko è molto legato ad un asinello. Nel momento
in cui gli ex soldati hanno a che fare con i loro animali dimostrano il loro
lato più sensibile, quasi materno, avvicinandosi a Radmilo che, in quanto
veterinario, in qualche modo diventa un simbolo, conquistando la loro stima. In
conclusione il film può essere giudicato con due soli aggettivi, che
racchiudono tutti i pro e i contro del film: semplice e diretto.
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qui
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