domenica 5 febbraio 2012

Il caso Martello - Guido Chiesa

visto in una rassegna di cinema, per caso, è un'ottima opera prima.
un viaggio all'indietro, nella memoria che vive ancora.
un film ruvido, non consolatorio, non pacificato.
non sarà facile trovarlo, ma è un film che merita - Ismaele



Assicuratore deve chiudere una pratica aperta da 35 anni il cui beneficiario, un ex partigiano, sembra scomparso nel nulla. Interessante opera prima del torinese G. Chiesa (con esperienze americane alle spalle) che mette in immagini con pulizia, pudore e sensibilità un confronto generazionale con echi piemontesi di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Ottimo F. Andreasi nella parte del titolo.

…Nella pellicola si colgono chiaramente gli echi delle opere di Fenoglio (l’irrequieta e non pacificata figura di Antonio Martello si ricollega all’ansia e all’individualismo di alcuni personaggi partigiani dei suoi romanzi e il nome di Fulvia richiama la ragazza amata dal protagonista di Una questione privata) e di Pavese (pensiamo al tema del profondo legame con le origini contadine), ma soprattutto la capacità di creare un’atmosfera densa di risonanze ambigue e misteriose, che comunica con efficacia la sensazione di una realtà indecifrabile che nasconde in modo impenetrabile le proprie verità. La vera protagonista del film è forse questa aspra campagna piemontese, congelata dal freddo e dalla nebbia, il cui paesaggio spoglio e severo (così diverso dallo scenario urbano della Torino in cui troviamo Cesare all’inizio del film) sembra rispecchiare il carattere schivo e diffidente della gente che vi abita.

Qui contano i paesaggi ora brumosi,ora abbacinanti per il candore della neve,contano le memorie che fanno ritornare in superficie un senso di colpa in realtà mai sopito capace di far vivere una vita praticamente in eremitaggio come per autoflagellarsi lontano da tutto e da tutti,contano le memorie della guerra in cui i partigiani stavolta non sono figure così rassicuranti.E conta soprattutto il Martello del titolo interpretato da uno straordinario Andreasi che porta i segni della sconfitta,che a distanza di tanti anni si sente ancora responsabile di quello che è successo,che non riesce a tenere a bada il proprio senso di colpa.C'è questo e molto altro in questo bell'esordio di Guido Chiesa,una sorta di giallo psicologico in cui accade poco ma tutto da godere e assaporare come queste campagne fredde e incontaminate in cui gli estranei sono presenza poco gradita e ,in fondo,poco opportuna…

2 commenti:

  1. visto e conservato, dalla tv, quasi vent'anni fa (all'epoca era un film nuovo). ogni tanto sento il bisogno di rivederlo: si vede che di tempo ne è passato, visto da oggi sembra più antico il protagonista dei "vecchi" montanari...
    Memorabile, gigantesco, Felice Andreasi. Un attore meraviglioso, letteralmente buttato via dal cinema italiano: come è stato possibile?

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    1. le cose facili annoiano, questo non è un film facile.

      un giorno qualcuno farà la lista nera delle opportunità gettate via, basterà un elenco telefonico? :(

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