un film gentile, con attori bravi e una regista davvero brava.
una storia piccola, sguardi e amori di ragazze e ragazzi, niente di urlato, finto, tutto è molto verosimile.
provate a cercarlo, nessuno se ne pentirà.
buona (vintage) visione - Ismaele
La sala mestamente vuota non è un bel biglietto da visita per
l'esordio nel lungometraggio della promettente Luchetti(a proposito qualche
parentela o semplice omonimia?).Siamo in quattro,la mia amica di cinema,io ed
un altra coppia che a giudicare dagli ininterrotti schiocchi di labbra che
abbiamo sentito per tutto il film(pur solo in quattro hanno pensato bene di
metterci vicini vicini) a occhio e croce parevano in altre faccende
affaccendati e credo che di film ne abbiano visto pochino.
Febbre da Fieno è un film
di dimensioni produttive contenute che "osa" parlare di quella
generazione che va dai 20 ai 40 anni senza ricordare il filosofo al Guttalax
Moccia,supremo esegeta in pillole.Solo per questo meriterebbe il massimo della
valutazione.Il film della Luchetti dimostra che in Italia è possibile anche
fare film il cui quoziente intellettivo superi abbondantemente quello
dell'ornitorinco,senza alcuna pretesa sociologica ma che riescano a raccontare
i balbettamenti di questi giovani che la gioventù la stanno salutando e allo
stesso tempo stentano a rassegnarsi all'anagrafe…
…Il film è
leggero,romantico,induce spesso al sorriso,è visivamente appagante grazie a una
Roma fotogenica al massimo e ai colori accesi che la contraddistinguono fin
quasi alla fine.Da qui in poi una svolta drammatica assolutamente
inaspettata.Dirò di più è proprio difficile da digerire.Un altro sgarbo alle ferree
regole della commedia,sentimentale in questo caso.Che fa uscire dal cinema
pensosi e intenti a metabolizzare il colpo di scena che per molti sarà anche
gratuito.
Non lo so,forse anche io avrei preferito altro
ma perlomeno è un altro punto di originalità della pellicola.
Un film da incoraggiare anche oltre i propri
meriti perchè dimostra che comunque ci sono anche autori nuovi da far crescere
che hanno qualcosa di diverso da dire.
Febbre da Fieno è il primo lungometraggio della Luchetti ma non sembra
proprio il film di una quasi esordiente.Stilisticamente appare maturo e
soprattutto personale.Vedremo se la regista conserverà questa sua impronta
anche nella sua opera seconda.Se mai ci sarà...
Leggera e in punta di piedi, si muove così verso la sua prima
regia Laura Luchetti, che si era già messa alla prova con uno degli otto
episodi di Feisbum. Il film. Qua e là il
suo Febbre da fieno non sembra un film italiano. C’è
qualcosa di francese, e di inglese, una brezza che non è sempre e solo il
Ponentino della sua Roma. Certo che la Capitale è nell’aria, ripresa dal cielo,
e sulla terra nei suoi angoli più noti, quasi una cartolina da spedire altrove,
anche grazie a una fortunata distribuzione (la Disney Motion Pictures). Matteo
e Camilla, Stefano e Franki, un coloratissimo negozio di modernariato che
rischia di chiudere. Guardando al futuro, ma tenendo ben saldi i ricordi, i
protagonisti camminano tutti sopra le nuvole, personaggi in bilico sospesi tra
Candide e Amélie Poulain. Se al centro si aggira l’amore, il risultato è un
film sui capricci del destino, su ciò che va e ciò che viene. Ciò che resta, e
che talvolta riesci a vedere solo quando non c’è più. Una fresca sorpresa da
una giovane di talento che sa già usare la macchina da presa in modo fluido e
armonico. Che già osa inquadrature impossibili e personalissime, ponendo sin da
questo esordio le basi di un tocco riconoscibile.
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