Oscar (interpretato da Ugo Tognazzi) è uno schiavo, moderno, dell'Avvocato.
è il suo prestanome, anche la donna che sposa (Mary) è l'amante dell'Avvocato.
Oscar è umiliato ogni momento, e però è sempre riconoscente al suo padrone.
non è un film comico, è tragico.
è un film da vedere, senza dubbio.
buona (ansiogena) visione - Ismaele
…questo è un film sorprendente ambientato in una Milano che
sembra quasi una riedizione fantascientifica della Swinging London,con interni
arredati con gusto avveniristico,con una storia che a prima vista fa ridere ma
poi mano a mano mostra la sua agghiacciante sgradevolezza.Così partiamo da una
cella di prigione corredata di radio e addirittura tv,passiamo attraverso una
moglie di facciata(tutta moine e sospiri,vestita di drappeggi kitsch che ha le
forme di Maria Grazia Buccella)con cui naturalmente non si ha nessun contatto
fisico,quelli sono tutti a favore dell'Avvocato,si prosegue per un diploma di
ragioniere ottenuto a propria insaputa,un posto da amministratore delegato in
fabbrica fino a diventare ingegnere navale giusto per vedere la pima nave
progettata andare miseramente a fondo.E donerà all'avvocato anche un
orecchio.Però diventerà padre e apprenderà la notizia mentre è rinchiuso (per
pochi anni si spera)in una cella che sembra una camera d'albergo di lusso.Una
sublime sintesi tra il comico dell'assurdo,l'amarezza e la consapevolezza di
essere stato disgregato dal suo padrone.la felicità a denti stretti guardando
il tutto da dietro le sbarre,il cosiddetto sole a scacchi,vivere la prorpia
vita per interposta persona.
…Sissignore è esteticamente
audace, pieno di richiami alla pop art nei colori scarlatti di
Giuseppe Ruzzolini, montato con approccio sincopato come se si stesse saltando
sul lounge di Berto Pisano. L’hanno scritto tre penne assurde: Tonino Guerra e
il suo afflato poetico non ancora usurato dalla maniera; lo sfortunato Franco
Indovina, che proprio nel ’68 si lascia esplodere ne Lo scatenato,
pazza satira pubblicitaria; Luigi Malerba e il thrilling al servizio
dell’avanguardia.
Tognazzi è un
protagonista che anticipa e postula il Fantozzi che verrà: pur senza gli
eccessi comici e la tragedia introiettata, è difficile non ravvisare un
embrione di quel carattere nel servile autista che finisce per accollarsi la
responsabilità dell’incidente provocato dal suo padrone. Difficile, inoltre,
non trovare nello pseudonimo dell’industriale una gustosa
cattiveria: come si fa a non pensare proprio a lui, ogni volta che
sentiamo il nome “l’Avvocato”?...
Commedia ambiziosa e kafkiana, in cui Tognazzi cerca la prova di
maturità (come regista: come attore ovviamente l'aveva già data). Purtroppo il
ritmo non è sempre adeguato al tema grottesco che il soggetto avrebbe
richiesto, e le strizzatine d'occhio sull'alienazione modernista (sceneggiano
due collaboratori di Antonioni) si riducono all'insistenza sul futurismo
dell'arredamento pop e sulle musiche lounge (pur ottime) di Berto Pisano.
Comunque da vedere, grazie anche a un Moschin grandioso come sempre.
In mezzo a una storia di sottomissione decisamente non banale e
al solito magistralmente interpretata da Ugo Tognazzi ci sono tante altre cose
interessanti. Una su tutte: l'avvento del capitalismo finanziario, con
l'industria che viene inaugurata non per produrre ma per essere acquistata
dalla concorrenza. Molto più profondo di quanto possa sembrare a prima vista.
Peccato per i ruoli femminili che non vanno oltre la macchietta.
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