venerdì 21 febbraio 2025

Sissignore - Ugo Tognazzi

Oscar (interpretato da Ugo Tognazzi) è uno schiavo, moderno, dell'Avvocato.

è il suo prestanome, anche la donna che sposa (Mary) è l'amante dell'Avvocato.

Oscar è umiliato ogni momento, e però è sempre riconoscente al suo padrone.

non è un film comico, è tragico.

è un film da vedere, senza dubbio.

buona (ansiogena) visione - Ismaele

 

 

…questo è un film sorprendente ambientato in una Milano che sembra quasi una riedizione fantascientifica della Swinging London,con interni arredati con gusto avveniristico,con una storia che a prima vista fa ridere ma poi mano a mano mostra la sua agghiacciante sgradevolezza.Così partiamo da una cella di prigione corredata di radio e addirittura tv,passiamo attraverso una moglie di facciata(tutta moine e sospiri,vestita di drappeggi kitsch che ha le forme di Maria Grazia Buccella)con cui naturalmente non si ha nessun contatto fisico,quelli sono tutti a favore dell'Avvocato,si prosegue per un diploma di ragioniere ottenuto a propria insaputa,un posto da amministratore delegato in fabbrica fino a diventare ingegnere navale giusto per vedere la pima nave progettata andare miseramente a fondo.E donerà all'avvocato anche un orecchio.Però diventerà padre e apprenderà la notizia mentre è rinchiuso (per pochi anni si spera)in una cella che sembra una camera d'albergo di lusso.Una sublime sintesi tra il comico dell'assurdo,l'amarezza e la consapevolezza di essere stato disgregato dal suo padrone.la felicità a denti stretti guardando il tutto da dietro le sbarre,il cosiddetto sole a scacchi,vivere la prorpia vita per interposta persona.

da qui

 

Sissignore è esteticamente audace, pieno di richiami alla pop art nei colori scarlatti di Giuseppe Ruzzolini, montato con approccio sincopato come se si stesse saltando sul lounge di Berto Pisano. L’hanno scritto tre penne assurde: Tonino Guerra e il suo afflato poetico non ancora usurato dalla maniera; lo sfortunato Franco Indovina, che proprio nel ’68 si lascia esplodere ne Lo scatenato, pazza satira pubblicitaria; Luigi Malerba e il thrilling al servizio dell’avanguardia.

Tognazzi è un protagonista che anticipa e postula il Fantozzi che verrà: pur senza gli eccessi comici e la tragedia introiettata, è difficile non ravvisare un embrione di quel carattere nel servile autista che finisce per accollarsi la responsabilità dell’incidente provocato dal suo padrone. Difficile, inoltre, non trovare nello pseudonimo dell’industriale una gustosa cattiveria: come si fa a non pensare proprio a lui, ogni volta che sentiamo il nome “l’Avvocato”?...

da qui

 

Commedia ambiziosa e kafkiana, in cui Tognazzi cerca la prova di maturità (come regista: come attore ovviamente l'aveva già data). Purtroppo il ritmo non è sempre adeguato al tema grottesco che il soggetto avrebbe richiesto, e le strizzatine d'occhio sull'alienazione modernista (sceneggiano due collaboratori di Antonioni) si riducono all'insistenza sul futurismo dell'arredamento pop e sulle musiche lounge (pur ottime) di Berto Pisano. Comunque da vedere, grazie anche a un Moschin grandioso come sempre.

da qui

 

In mezzo a una storia di sottomissione decisamente non banale e al solito magistralmente interpretata da Ugo Tognazzi ci sono tante altre cose interessanti. Una su tutte: l'avvento del capitalismo finanziario, con l'industria che viene inaugurata non per produrre ma per essere acquistata dalla concorrenza. Molto più profondo di quanto possa sembrare a prima vista. Peccato per i ruoli femminili che non vanno oltre la macchietta.

da qui

 


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