i tre poliziotti dell'Apocalisse sono l'incubo degli spacciatori di Marsiglia, un film di azione come pochi, una corsa continua, per salvare la pelle e battere i trafficanti di droga di Marsiglia, a qualunque costo e contro tutte le regole.
attori bravissimi, Gilles Lellouche, Karim Leklou e François Civil su tutti.
il film non è adatto per chi segue le leggi, magistrati e avvocati, anche se non sempre.
un film da non perdere, direi.
buona (spericolata) visione - Ismaele
ps: mi ha ricordato Shorta, un film danese un po' simile.
Film francese di Cédric Jimenez, questo Bac Nord mi ha
favorevolmente colpito. Tratta da una storia reale sulle vicende di 3
poliziotti di Marsiglia che operano in zona di impenetrabili banlieues. La
tematica di un’umanità disperata fatta dagli ultimi, alla quale anche i
poliziotti appartengono, trattata dalle autorità liberal-capitalistiche dei
paesi occidentali con una noncuranza e con leggi fatte come se tutti i
cittadini fossero la famigliola del Mulino bianco è trattata con molta
sensibilità. Il film ha un ottimo equilibrio tra scene d’azione e drammi umani
con un ritmo che non annoia. Pensando che i francesi nei film moderni spesso
eccedono in eccessi sono stato sorpreso dal senso di realisticità di questa
opera (anche se la nostra Scampia in confronto alle case popolari marsigliesi
fa la figura di un giardino d’infanzia!?), la sceneggiatura forse è un pò
sbilanciata sulla purezza delle forze dell’ordine vittime dei colletti bianchi
(mah!?).
…Il problema ideologico è poi ancora
più macroscopico, perché al di là dell'innocenza o meno degli agenti, che è una
questione di verosimiglianza, il film presenta uno spaccato sociologico a dir
poco tagliato con l'accetta. BAC Nord sembra la risposta di
destra a I miserabili di Ladj
Ly (e pure al meno sinistrorso Shorta dei
danesi Frederik Louis Hviid e Anders
Ølholm): anziché presentare un quadro sfaccettato dove i modi
brutali della polizia sono concausa di una situazione esplosiva, BAC
Nord non dà alcuna voce agli abitanti dei sobborghi (tranne per
l'ambigua informatrice), che appaiono così come una massa di persone per lo più
di colore, arroganti, violente e armate. Questa bestiale disumanizzazione aiuta
la tensione, ma fino a che punto si può sacrificare la sensibilità sociologica
alle logiche del cinema di genere?
BAC Nord è così un film paradossale, da
una parte moderno nella realizzazione, con un atto centrale dedicato
all'assedio alla retata in una palazzina, dall'altra invece con semplificazioni
che oggi, per fortuna, risultano indigeribili. A questo problema il regista e
gli sceneggiatori hanno cercato di mettere una pezza nella prima parte del
film, mostrando la difficoltà del lavoro di polizia in quei quartieri e
inserendo una sequenza sorprendentemente gioiosa in cui un ragazzino viene
arrestato e finisce per cantare a rap a squarciagola in auto, insieme agli
agenti che lo portano in centrale in una corsa senza regole piuttosto
spettacolare. Però queste piccole cose finiscono del tutto cancellate dalla
vicenda portante del film e soprattutto dal suo amaro epilogo.
…Un realismo complice quello di Jimenez,
a tratti anche esasperato che dimostra però come il cinema francese sappia
affrontare il genere combinando la componente umana con la struttura del cinema
di genere che guarda a quello statunitense. Un mix anche confuso ma riuscito,
in un film che non lascia tregua, trainato dalla forza prorompente della prova
di Gilles Lellouche seguito anche dalla buonissima interpretazione di Karim
Leklou e François Civil che regalano al film due momenti che restano. Il primo
è in quella vicinanza tra Yann e Nora in carcere dove non vorrebbero separarsi
mai, l’altro è in quella sottile complicità di Antoine con l’informatrice. Ci
sono tutte le vite possibili, i desideri, gli sbagli tratti da questa storia
vera. Certo, va anche fuori strada. ma si immerge dentro quello che racconta
senza avere paura di annegare e riguardare Friedkin (e Franenheimer)…
…Hemos de reconocer que
el hecho de ser una cinta inspirada en hechos reales siempre va a delimitar el
recorrido de la misma, para bien o para mal.
Y más en este caso, donde se filmaba una
película a la par que se desarrollaba el juicio de los
encausados.
El film es entretenido,
aunque no aporte nada nuevo a un género ya de por sí bastante
difícil y quien desee acción y suspense, que no dude que
lo va a tener.
Quizás la atmósfera de los barrios
del distrito Norte de Marsella sea un poco extravagante o
caricaturesca (al menos eso espero), porque sino estaríamos hablando de
cualquier película futurista, ya sea de Carpenter, como
he dicho anteriormente o del propio Enzo G. Castellari y su
pasión por el Bronx.
Prefiero omitir todo
sobre el desarrollo final de la parte judicial, que es quizás demasiado breve
y conciso en relación al resto de la cinta, pero sobre el que cada
espectador podrá emitir su propio veredicto.
…Como suele
suceder en las películas del género los roles pueden invertirse. Los policías
dejan de ser los cazadores para convertirse en las presas cuando quedan
encerrados en esos laberintos de cemento. La película cumple tanto con las
escenas de acción como con algunos diálogos simpáticos entre los protagonistas.
Los tres, de distinta manera, son carismáticos y atractivos como personajes.
Pero en conclusión
el mensaje último, que en este tipo de relatos suele ser importante, resulta
confuso. El Estado y las fuerzas de la ley pueden funcionar con ciertas
condiciones burocráticas, como por ejemplo manejarse con cupos de delincuentes
que deben ser arrestados por día, que pueden empastar el trabajo policial y
distraerlo de lo que es realmente importante. ¿Deberían tener más margen de
maniobra los policías que transgreden la ley como los que protagonizan la
película? ¿Se trata de combatir el fuego con más fuego? Son preguntas que BAC
Nord no consigue responder de manera certera.
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