ci sono film che sono indimenticabili e rasentano la perfezione,
Valerio Mastandrea è già grandissimo, i dolori del giovane Walter sono quelli di una'intera generazione,
la musica dei CCCP sembra scritta per il film.
non perdetevelo, se vi volete bene.
buona visione - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
Uno sguardo sbilenco su una generazione di sottovuoti spinti
creati dalla mancanza di prospettive.L'inizio di un cammino in una società che
non fa nulla per essere accogliente,anzi.Un contesto urbano tanto livido e
tetro quanto è vivace l'intelligenza del protagonista,ventiduenne in ritardo
sugli appuntamenti della vita ma dotato di ironia arguta e sferzante sugli
altri ma soprattutto su se stesso.E se poi vogliamo sottilizzare(ma neanche
tanto) possiamo anche reperire nel film di Ferrario uno dei temi classici
della teen comedy a stelle e strisce:la perdita della verginità come simbolo
del termine di una viaggio iniziatico adolescenziale.Solamente che il nostro
l'adolescenza l'ha superata da un pezzo.La vita di Walter è un susseguirsi di
incontri dal sapore grottesco e surreale descritti in maniera sapida ed
esilarante dalla sua stessa voce fuori campo(vivaddio finalmente ua voce
fuoricampo che non irrita ma serve a qualcosa).Lo stile registico è
modernissimo con inquadrature oblique e tutta una serie di scelte stilistiche
che rendono il film totalmente distaccato dalla realtà locale che sta
descrivendo che a sua volta viene deformata ad arte,filtrata e in qualche modo
resa universale.Tutti giù per terra non sembra un film italiano,sembra un film
appartenente al free cinema inglese(e qualcosa vorrà dire la dedica a Lindsay
Anderson).Un'opera umorale,anarchica a cui Mastandrea infonde la sua ironia da
borgataro acido sempre tra il greve e lo stralunato.La colonna sonora è
fondamentale nel film:formalmente è firmata CSI ma sono molti i brani del loro
vecchio repertorio quando ancora si chiamavano CCCP.Le parole di Giovanni
"Lindo" Ferretti arrivano ad essere il pensiero ad alta voce di
Walter,commentando le varie situazioni e sottolineando i vari gradi della sua
paranoia esistenziale(vedi l'uso di Oh Battagliero! o dell'incipit di Mi ami quando Walter è al cinema a vedere il film a luci rosse) Se esiste un icona del malessere generazionale
allora quella è il Walter di questo film.E non è detto che la tanto agognata
prima esperienza sessuale possa farlo crescere definitivamente.Una crescita
modesta,una crescita molesta.Forse neanche quella.
una commedia molto particolare in cui l'ironia non manca di
certo.Tra la critica di certi aspetti della nostra società e la voglia di crescere
in qualche modo, viene rappresentata la vita del giovane Walter (Valerio
Mastandrea),un ventiduenne forse un pò troppo particolare (ma in fondo nelle
sue stranezze c'è molto da imparare).Il film è girato con uno stile fresco e
divertente e le voci fuori campo del protagonista introducono molto bene le
scene e i suoi stati d'animo.Si parla di un periodo di vita che bene o male
tutti abbiamo passato (o stiamo ancora passando!)dall'università al militare,
dal sesso al lavoro...tutto per la ricerca della libertà, perchè come introduce
all'inizio del film il protagonista l'importante era che "Io mi sentivo
libero...nel senso che non c'avevo un cazzo da fare...!"
Giro giro tondo, senza cadere in terra. La vita dispensa angosce,
ma anche sorprese e si può diventare inaspettatamente adulti sul pavimento di
un negozio.
A volte accade che qualche film,
grazie all'armonica presenza delle giuste componenti, riesca a diventare un
perfetto manifesto di un tempo, di un luogo, di una generazione, di un
particolare universo del vivere. Ecco, "Tutti giù per terra" è
l'impeccabile raffigurazione delle problematiche giovanili di un tempo non
troppo lontano, dei turbamenti ed i dubbi che un ragazzo (od una ragazza) si
pongono inevitabilmente in una determinata fase della vita. Buono il ritmo,
perfettamente calibrata la colonna sonora, perfetto Mastandrea nella parte
dell'universitario disilluso che combatte con famiglia, lavoro, istituzioni e
sentimento. Una illuminata fotografia generazionale che calza a pennello con
gli anni novanta, un contesto storico dove si rischia(va) di essere presi a
calci come "animali stronzi". Il difetto: va contestualizzata. Ma se
lo si fa, è un piccolo, meraviglioso capolavoro. Storico.
Questo è un filmone, il classico Romanzo di formazione
costruito su misura per gli anni '90 ma allo stesso tempo pregno di quei
respiri universali che rendono un'opera adatta ad ogni contesto storico. Il
protagonista non può non piacere, Mastrandrea è perfetto nel ruolo un po'
scazzato e un po' cazzuto dell'adolescente che sfida il mondo ed il sistema col
suo menefreghismo ma anche la sua perspicacia ed il suo amore per l'arte. Inevitabilmente,
e con un pizzico di amaro, sarà il sistema a soggiogare in qualche
modo lui ma non senza prima averci rimesso alcune delle sue regole. La
scena del carro funebre che sfreccia lungo la stradina è emblema perfetto della
ribellione del protagonista che accetta il testimone dalla sua defunta zia (una
brava Caterina Caselli). La regia è ottima, frizzante e di polso, con segni di
stile innegabili ma la vera differenza la fa la colonna sonora, quasi
interamente a firma di CCCP/CSI che da sola rappresenta un intero universo
adolescenziale con le sue musiche graffianti ed i suoi testi dallo slang
eternamente moderno.
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