mercoledì 24 gennaio 2024

Tutti giù per terra – Davide Ferrario

ci sono film che sono indimenticabili e rasentano la perfezione, 

Valerio Mastandrea è già grandissimo, i dolori del giovane Walter sono quelli di una'intera generazione,

la musica dei CCCP sembra scritta per il film.

non perdetevelo, se vi volete bene.

buona visione - Ismaele

  

 

QUI il film completo, su Raiplay

 

  

Uno sguardo sbilenco su una generazione di sottovuoti spinti creati dalla mancanza di prospettive.L'inizio di un cammino in una società che non fa nulla per essere accogliente,anzi.Un contesto urbano tanto livido e tetro quanto è vivace l'intelligenza del protagonista,ventiduenne in ritardo sugli appuntamenti della vita ma dotato di ironia arguta e sferzante sugli altri ma soprattutto su se stesso.E se poi vogliamo sottilizzare(ma neanche tanto) possiamo anche reperire nel film di Ferrario uno dei temi classici della teen comedy a stelle e strisce:la perdita della verginità come simbolo del termine di una viaggio iniziatico adolescenziale.Solamente che il nostro l'adolescenza l'ha superata da un pezzo.La vita di Walter è un susseguirsi di incontri dal sapore grottesco e surreale descritti in maniera sapida ed esilarante dalla sua stessa voce fuori campo(vivaddio finalmente ua voce fuoricampo che non irrita ma serve a qualcosa).Lo stile registico è modernissimo con inquadrature oblique e tutta una serie di scelte stilistiche che rendono il film totalmente distaccato dalla realtà locale che sta descrivendo che a sua volta viene deformata ad arte,filtrata e in qualche modo resa universale.Tutti giù per terra non sembra un film italiano,sembra un film appartenente al free cinema inglese(e qualcosa vorrà dire la dedica a Lindsay Anderson).Un'opera umorale,anarchica a cui Mastandrea infonde la sua ironia da borgataro acido sempre tra il greve e lo stralunato.La colonna sonora è fondamentale nel film:formalmente è firmata CSI ma sono molti i brani del loro vecchio repertorio quando ancora si chiamavano CCCP.Le parole di Giovanni "Lindo" Ferretti arrivano ad essere il pensiero ad alta voce di Walter,commentando le varie situazioni e sottolineando i vari gradi della sua paranoia esistenziale(vedi l'uso di Oh Battagliero! o dell'incipit di Mi ami  quando Walter è al cinema a vedere il film a luci rosse) Se esiste un icona del malessere generazionale allora quella è il Walter di questo film.E non è detto che la tanto agognata prima esperienza sessuale possa farlo crescere definitivamente.Una crescita modesta,una crescita molesta.Forse neanche quella.

da qui

 

una commedia molto particolare in cui l'ironia non manca di certo.Tra la critica di certi aspetti della nostra società e la voglia di crescere in qualche modo, viene rappresentata la vita del giovane Walter (Valerio Mastandrea),un ventiduenne forse un pò troppo particolare (ma in fondo nelle sue stranezze c'è molto da imparare).Il film è girato con uno stile fresco e divertente e le voci fuori campo del protagonista introducono molto bene le scene e i suoi stati d'animo.Si parla di un periodo di vita che bene o male tutti abbiamo passato (o stiamo ancora passando!)dall'università al militare, dal sesso al lavoro...tutto per la ricerca della libertà, perchè come introduce all'inizio del film il protagonista l'importante era che "Io mi sentivo libero...nel senso che non c'avevo un cazzo da fare...!"

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Giro giro tondo, senza cadere in terra. La vita dispensa angosce, ma anche sorprese e si può diventare inaspettatamente adulti sul pavimento di un negozio.

A volte accade che qualche film, grazie all'armonica presenza delle giuste componenti, riesca a diventare un perfetto manifesto di un tempo, di un luogo, di una generazione, di un particolare universo del vivere. Ecco, "Tutti giù per terra" è l'impeccabile raffigurazione delle problematiche giovanili di un tempo non troppo lontano, dei turbamenti ed i dubbi che un ragazzo (od una ragazza) si pongono inevitabilmente in una determinata fase della vita. Buono il ritmo, perfettamente calibrata la colonna sonora, perfetto Mastandrea nella parte dell'universitario disilluso che combatte con famiglia, lavoro, istituzioni e sentimento. Una illuminata fotografia generazionale che calza a pennello con gli anni novanta, un contesto storico dove si rischia(va) di essere presi a calci come "animali stronzi". Il difetto: va contestualizzata. Ma se lo si fa, è un piccolo, meraviglioso capolavoro. Storico.

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Questo è un filmone, il classico Romanzo di formazione costruito su misura per gli anni '90 ma allo stesso tempo pregno di quei respiri universali che rendono un'opera adatta ad ogni contesto storico. Il protagonista non può non piacere, Mastrandrea è perfetto nel ruolo un po' scazzato e un po' cazzuto dell'adolescente che sfida il mondo ed il sistema col suo menefreghismo ma anche la sua perspicacia ed il suo amore per l'arte. Inevitabilmente, e con un pizzico di amaro, sarà il sistema a soggiogare in qualche modo lui ma non senza prima averci rimesso alcune delle sue regole. La scena del carro funebre che sfreccia lungo la stradina è emblema perfetto della ribellione del protagonista che accetta il testimone dalla sua defunta zia (una brava Caterina Caselli). La regia è ottima, frizzante e di polso, con segni di stile innegabili ma la vera differenza la fa la colonna sonora, quasi interamente a firma di CCCP/CSI che da sola rappresenta un intero universo adolescenziale con le sue musiche graffianti ed i suoi testi dallo slang eternamente moderno.

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