giovedì 7 gennaio 2021

Il sospetto - Daniele D'Anza

quando le serie non esistevano in televisione c'erano gli sceneggiati, spesso tratti da opere di scrittori di serie A. 

la tv non era ancora a colori, venivano rappresentate opere che oggi si direbbero difficili, non adatte a essere interrotte dalla pubblicità, la televisione serviva anche ad elevare gli spettatori, che mai sarebbero andati a teatro.

gli attori venivano dal teatro, gli sceneggiati erano di impianto teatrale, quasi sempre ambientate in interni.

il commissario Hans Bärlach (Paolo Stoppa) è un poliziotto non troppo amato dai superiori, per i suoi metodi, integrità e testardaggine.

qui dà la caccia a un torturatore nazista (Adolfo Celi), con l'aiuto di Gulliver (Mario Carotenuto) , ebreo scampato al campo di concentramento.

a volte si dice che i tedeschi hanno fatto i conti non il nazismo, gli italiani poco e niente. 

vedere per credere, ma anche leggere, Friedrich Dürrenmatt è uno degli scrittori più grandi.

e grazie a Raiplay si possono recuperare tanti gioielli.

buona visione - Ismaele

 

 

QUI lo sceneggiato, in due parti

 

Sceneggiato molto particolare, "Il sospetto", per i contenuti, i temi trattati, il ristretto numero di attori e di scenografie; riguardo quest'ultime, tutta la prima puntata è girata dentro una stanza d'ospedale, caso più unico che raro nella storia degli sceneggiati TV.
Cambia il luogo, ma non la sostanza, nella seconda: una futuristica, angosciosa, fredda stanza in una clinica di Zurigo. La verità, comunque, è che in questa produzione il giallo in senso stretto c'entra ben poco: qui non contano le locations, la cerchia dei sospetti, i colpi di scena, gli omicidi mirati; ne "Il sospetto" si conosce già tutto, ossia un probabile indiziato, accusato di orribili torture e una quantità immane di morti sulla coscienza (che non possiede). Se tutto è già scritto, allora cos'è che ci spinge a restare incollati davanti alla TV? La straordinaria prova degli attori, questa l'immediata risposta, ed il titanico, suggestivo scontro filosofico/dialettico tra l'ispettore Barlach ed il chirurgo Fritz Emmemberger. Il trio Stoppa-Celi-Carotenuto è un perfetto mix di emozioni e di alta scuola di recitazione da tramandare ai posteri ed inserire come materia obbligatoria di studi per le giovani leve.
Un altro lavoro targato D'Anza che rimarrà per sempre nel mio cuore.

da qui

 

Il sospetto andò in onda sul Programma Nazionale della RAI in prima serata domenica 13 febbraio e martedì 15 febbraio 1972; regia di Daniele D’Anza e sceneggiatura di Diego Fabbri, dal romanzo omonimo di Friedrich Dürrenmatt, Der Verdacht, pubblicato nel 1951. Negli anni Cinquanta, Dürrenmatt (1921-1990) ha ripetutamente usato l’arma del poliziesco per investigare sull’oscurità insita nella natura umana.

Paolo Stoppa interpreta l’anziano commissario Hans Bärlach, Adolfo Celi è il terribile dottor Emmenberger, Mario Carotenuto è il giustiziere ebreo che si fa chiamare Gulliver, Ferruccio De Ceresa è il dottor Samuel Hungertobel, Mila Vannucci è la dottoressa Edith Marlock, Franco Volpi è il capo della polizia di Berna, diretto superiore di Bärlach; nel cast anche Jole Fierro (un’infermiera) e Olga Gherardi (la dottoressa Irene).

Impianto teatrale, uso impetuoso dello zoom per arrivare ai primi piani, foto raccapriccianti dai campi di concentramento, e pochi attori in scena: Stoppa, Carotenuto e Celi formano un terzetto di fuoriclasse.

Fedelissimo al romanzo (solo il finale è un po’ diverso), con alcuni pensieri di Bärlach trasformati in dialoghi, lo sceneggiato ne enfatizza la staticità. Gran parte delle scene è girata nelle stanze delle due cliniche dove è ricoverato il commissario Bärlach: la prima è la classica, bianca clinica di Berna diretta dall’amico Hungertobel, la seconda è la metallica, avveniristica clinica di Zurigo diretta da Emmenberger…

da qui

 

Nonostante la figura del commissario protagonista, quello di Durrenmatt non è il classico giallo, ma un'indagine sui lati più oscuri dell'animo umano. Esempio di fiction oggi improponibile, con un ritmo piuttosto lento e le riprese effettuate esclusivamente in interni (ospedalieri). Eppure si resta con la sensazione di aver assistito a un prodotto di classe e in grado di ispirare riflessioni non banali. Grande cast: a colpire maggiormente è forse lo scontro dialettico tra Stoppa e Celi, ma la prova di Carotenuto non è certo da meno.

da qui

 

C'è chiaramente il sapore di altri tempi in questo "sceneggiato", che nonostante gli anni non ha affatto perduto il suo fascino, sostenuto com'è dalla recitazione di grandi attori oggi purtroppo scomparsi. Diretto a un pubblico che allora era in grado di recepire e apprezzare i contenuti indipendentemente dall'azione, è sicuramente un manuale involontario su come strutturare un'ottima storia con pochi mezzi. Come altre opere realizzate allora per la televisione, ha i pochi esterni girati su pellicola (16mm) e gli interni con telecamere.

da qui

 

Va immediatamente rilevato che si tratta di film televisivi e pertanto, seguendo gli standard dell’epoca, a basso budget e con pretese estetiche minimali: bianco e nero, scenografie e costumi sostanzialmente teatrali, luci palesemente di studio di registrazione (ove si svolge la maggior parte della trama), azione ridotta al minimo e dialoghi preponderanti. Detto ciò, Il sospetto è nel suo contesto un validissimo lavoro che sfoggia un cast di indubbio appeal (i principali interpreti sono Paolo Stoppa, Ferruccio De Ceresa, Mario Carotenuto, Adolfo Celi, Franco Volpi e Olga Gherardi) con una sceneggiatura firmata da Diego Fabbri e la mano salda di D’Anza dietro la macchina da presa – ma al di là dei citati limiti produttivi, va anche riscontrata una durata forse un po’ eccessiva, vale a dire due ore e mezza circa, dovuta alla necessità di riempire due prime serate.

da qui

 

 


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