Se Essi vivono, nato in risposta all’era di Ronald Reagan, è diventato uno dei manifesti più lucidi dell’attuale momento storico/politico, l’autore che più mi manca per quella che potrebbe essere una riflessione d’immaginario non tanto su Trump ma sul trumpismo è George Romero.
E ANCHE IERI, guardando i video della folla letteralmente appesa ai muri del palazzo
del Campidoglio, che cercava con frenesia di forzarne le entrate; i
«deplorables» abbigliati con cappelli o giacche che mimavano momenti della
storia Usa (la guerra d’indipendenza, David Crockett e persino un incrocio tra
i vichinghi e toro seduto); le istantanee sorridenti del tipo che «dissacrava»
la scrivania di Nancy Pelosi, e di quello che vagava per i corridoi con la
bandiera americana in una mano, un podio del senato nell’altra, ho pensato agli
zombie. E a George, con il suo magnifico umorismo, coltivato a forza di EC
Comics; e che era nero come la sua visione del mondo e il suo scetticismo nei
confronti del potere. Non importa di che segno. Quale film di morti viventi
avrebbe tratto dalle immagini di mercoledì?
Quando non si tratta di imponenti manifestazioni pacifiche (come quella
di Forrest Gump), al cinema, Washington in genere è invasa da
professionisti del settore terroristico. Era un commando della Corea del Nord
che si impossessava della Casa bianca in Attacco al potere – Olympus
Has Fallen (2013) di Antoine Fuqua. E i nazionalisti bianchi che fanno
saltare il Campidoglio e poi penetrano la Casa bianca in Sotto assedio
– White House Down (2013) di Ronald Emmerich (uno dei rari esempi in
cui l’invasione è di matrice domestica) erano composti di un commando
paramilitare fatto di ex dei Delta Force.
TRA LE SERIE, 24 è quella in cui i terroristi (arabi) sono arrivati
più vicino alla presidenza. In Mars Attacks! Tim Burton (da
un’idea di Alex Cox) ci fa vedere l’intero Congresso Usa sterminato da una
delegazione marziana che aveva chiesto udienza e che gli ingenui americani
(compreso il presidente Jack Nicholson) credevano pacifica … (per Cox il film
era una satira dell’alieno benevolo di Spielberg). E anche in Independence Day,
gli extraterrestri bellicosi sembrano al corrente del coefficiente simbolico
intrinseco a prendere di mira la Casa bianca e il Campidoglio.
GLI SLANCI della fantasia hollywoodiana non sono però mai arrivati – nemmeno in
una commedia demenziale di John Landis – a ipotizzare che l’apparato di
sicurezza che protegge le sedi dei vertici politici della capitale potesse
sgretolarsi – come è successo ieri – di fronte a una folla di civili mal informati
e aizzati da un presidente fuori di testa.
Certo, il terrorismo fatto in casa è molto meno rappresentato al cinema di
quello internazionale. Uno dei rari casi è il film Warner Bros di Archie
Mayo, Legione nera, (1937), in cui Humphrey Bogart è un operaio che
si unisce alla Legione nera (modellata su un’organizzazione di nazionalisti
bianchi del Michigan realmente esistita), dopo che la promozione che si
aspettava va invece a un operaio straniero. Un altro è Arlington Road,
di Mike Pellington, con Jeff Bridges accademico che sospetta il vicino Tim
Robbins di essere un terrorista associato a gruppi di estrema destra. Il film
era stato ispirato dall’attentato di Oklahoma City. Ma ci sono voluti quattro
anni per riuscire a farlo.
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