venerdì 4 dicembre 2020

Gli orologi del diavolo - Alessandro Angelini

ho visto che il soggetto era stato scritto da Antonio Piazza, Fabio Grassadonia e allora mi sono fermato a vedere il "mecanico" che rischia tutto per intrappolare un boss della droga.

è un film tutto di corsa, con bravi attori e una storia con tanti colpi di scena. 

anche gli italiani le sanno fare, le serie, e da molto, mica solo gli "americani".

non sarà un capolavoro, ma si vede bene.

buona visione - Ismaele


 

QUI  si possono vedere tutti gli episodi

 

 

…Gli orologi del diavolo sembra ruotare e reggersi unicamente sul suo protagonista: il Marco Merani di Giuseppe Fiorello ci viene presentato come un uomo semplice, talvolta ingenuo, che ama sua moglie e sua figlia più di ogni altra cosa, ed è anche per proteggerle che non può tirarsi indietro dall'assurda e pericolosa situazione che si è creata e che rischia di far crollare in poco tempo tutto ciò che ha costruito in anni di duro lavoro. Proprio come Marco si fa carico di tutte le vicende nella storia, la serie basa su di lui ogni scelta narrativa, relegando gli altri personaggi a ruoli spesso di contorno, facendoli entrare nella storia con precisione quasi chirurgica per mostrare o introdurre allo spettatore nuovi elementi di cui tener conto. Un ruolo che si avvicina molto a quello di comprimario lo ha, invece, Aurelio (Álvaro Cervantes) che, pur entrando in scena in sordina, ben presto impone la sua volontà su chiunque gli sia attorno dimostrandosi tanto astuto quanto spietato. Cervantes porta su schermo un personaggio credibile e ben interpretato, un cattivo in grado di mostrare una buona complessità e proprio per questo in grado di catturare l'attenzione dello spettatore che percepisce tutta la sua subdola ambiguità…

da qui

 

Beppe Fiorello, protagonista assoluto, è al centro di ogni dinamica raccontata. Non c’è inquadratura in cui non sia presente. Non esiste filone alternativo nel quale non abbia un ruolo fondamentale. Come in tutte le fiction da lui interpretate, ogni pur minimo dettaglio della sceneggiatura lo contiene e ne amplifica la potenza scenica. Una sorte di Re Sole della serialità italiana che tutto accentra intorno a sè.

Il personaggio è delineato nei minimi particolari. Volutamente minimalista, viso scavato, barba lunga bianca quasi da santone, abbigliamento ultra casual, sempre compenetrato in sé stesso, Fiorello lascia poco alla credibilità di una recitazione spontanea. Abbiamo avuto la netta sensazione che ogni suo atteggiamento, persino un batter di ciglia, fosse il frutto di un lavoro studiato accuratamente a tavolino.

Perché lui deve comunicare sempre un messaggio positivo, da eroe, da buono senza macchia e senza paura. Deciso a mettere a repentaglio vita e famiglia, pur di consegnare alla giustizia i componenti di una banda di traffico internazionale di stupefacenti. Un lungo viaggio nella bontà per fiction, iniziato con l’interpretazione di Salvo D’Acquisto e continuata fino ad oggi. Ovviamente destinato a continuare nel tempo...

da qui

  

Nessun commento:

Posta un commento