ho visto che il soggetto era stato scritto da Antonio Piazza, Fabio Grassadonia e allora mi sono fermato a vedere il "mecanico" che rischia tutto per intrappolare un boss della droga.
è un film tutto di corsa, con bravi attori e una storia con tanti colpi di scena.
anche gli italiani le sanno fare, le serie, e da molto, mica solo gli "americani".
non sarà un capolavoro, ma si vede bene.
buona visione - Ismaele
QUI
…Gli orologi del diavolo sembra ruotare e
reggersi unicamente sul suo protagonista: il Marco Merani
di Giuseppe Fiorello ci viene presentato come un
uomo semplice, talvolta ingenuo, che ama sua moglie e sua figlia più di ogni
altra cosa, ed è anche per proteggerle che non può tirarsi indietro
dall'assurda e pericolosa situazione che si è creata e che rischia di far
crollare in poco tempo tutto ciò che ha costruito in anni di duro lavoro.
Proprio come Marco si fa carico di tutte le vicende nella storia, la serie basa
su di lui ogni scelta narrativa, relegando gli altri personaggi a ruoli spesso
di contorno, facendoli entrare nella storia con precisione quasi chirurgica per
mostrare o introdurre allo spettatore nuovi elementi di cui tener conto. Un
ruolo che si avvicina molto a quello di comprimario lo ha, invece, Aurelio (Álvaro
Cervantes) che, pur
entrando in scena in sordina, ben presto impone la sua volontà su chiunque gli
sia attorno dimostrandosi tanto astuto quanto spietato. Cervantes porta su
schermo un personaggio credibile e ben interpretato, un cattivo in grado di mostrare
una buona complessità e proprio per questo in grado di catturare l'attenzione
dello spettatore che percepisce tutta la sua subdola ambiguità…
…Beppe
Fiorello, protagonista assoluto, è al centro di
ogni dinamica raccontata. Non c’è inquadratura in cui non sia presente. Non
esiste filone alternativo nel quale non abbia un ruolo fondamentale. Come in
tutte le fiction da lui interpretate, ogni pur minimo dettaglio della
sceneggiatura lo contiene e ne amplifica la potenza scenica. Una sorte di Re
Sole della serialità italiana che tutto accentra intorno a sè.
Il
personaggio è delineato nei minimi particolari. Volutamente
minimalista, viso scavato, barba lunga bianca quasi da santone,
abbigliamento ultra casual, sempre compenetrato in sé stesso, Fiorello lascia
poco alla credibilità di una recitazione spontanea. Abbiamo
avuto la netta sensazione che ogni suo atteggiamento, persino un batter di
ciglia, fosse il frutto di un lavoro studiato accuratamente a tavolino.
Perché
lui deve comunicare sempre un messaggio positivo, da eroe, da buono senza
macchia e senza paura. Deciso a mettere a repentaglio vita e famiglia,
pur di consegnare alla giustizia i componenti di una banda di traffico
internazionale di stupefacenti. Un lungo viaggio nella bontà per fiction,
iniziato con l’interpretazione di Salvo D’Acquisto e
continuata fino ad oggi. Ovviamente destinato a continuare nel tempo...
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