un ragazzo si ribella, individualmente, al mondo che lo vuole incasellare, era il 1966, lo spirito dei tempi del 1968 cominciava a soffiare dappertutto, in tante forme.
Bariera è un film da vedere e rivedere, per molti motivi, alcune scene sono indimenticabili, come per esempio quello strano ballo con una musica che strega.
la musica, protagonista fra i protagonisti, è del grandissimo Krzysztof Komeda (prematuramente scomparso a 38 anni), musicista di serie A, con tante colonne sonore all'attivo (Rosemary's baby, per esempio).
e poi, che emozione, appare per cantare una canzone Ewa Demarczyk, bravissima, ma praticamente sconosciuta in Italia (potete vedere un suo breve recital trasmesso dalla tv polacca qui)
cercate e guardate questo film, un gioiellino, non ve ne pentirete - Ismaele
…Skolimowski, non ancora
trentenne ai tempi di Barriera (è
nato come ben sappiamo nel 1938) faceva dunque parte di quel gruppo di autori
che, semplicizzando un poco, potremmo definire “d’avanguardia”, impegnati
a portare avanti la ricerca di nuovi linguaggi espressivi da utilizzare non
solo per svecchiare il sistema, ma anche per documentare in maniera più moderna
e attuale sperimentando inedite forme di racconto, la profonda crisi di valori
che rendeva arroventato e problematico il clima di molti dei paesi satelliti
dell’Unione Sovietica. Poeta e drammaturgo, studioso di etnografia, aveva
frequentato la Scuola superiore di cinematografia di Lodz dove si era
diplomato: pur giovanissimo dunque era già un uomo di grande cultura e
conoscenza che avvertiva il bisogno primario di estrinsecare attraverso il
cinema la sua visione (tutt’altro che positiva) del mondo che lo circondava e
che gli stava già un po’ stretto, per innestarci dentro i riferimenti derivanti
dalle sue esperienze personali. Una necessità la sua, che si avverte
chiaramente almeno in questa sua terza fatica (in quelle due che la precedono
non saprei proprio dire perché purtroppo non le conosco). Skolimowski si
trovava dunque a dover fare i conti con una situazione generale di crisi
morale, ideologica e politica, con la quale non era facilissimo convivere o
mostrare una accettazione passiva delle cose, senza tentare una qualche forma
di ribellione oppositiva nonostante la soffocante morsa dittatoriale del
potere ancora molto castrante..
Barriera imperfetto,
potente e coraggioso, pur ancora un po’ lontano dalla perfezione stilistica che
il regista raggiungerà nelle sue opere successive, affonda dunque le sue radici
proprio in questo clima e in questi bisogni dai quali trae molta della linfa
vitale che innerva la potenza del racconto e ne fa una esemplare pellicola
molto stimolante che ben documenta e rende palese il momento storico di
riferimento e le oscillazioni dell’anima che da questo derivano, grazie a una
inedita forma di sperimentazione linguistica puntigliosamente condotta con
metodico rigore, capace di raccontare in termini soprattutto simbolici, il
senso di una rivolta etica e sentimentale ancora in embrione e quasi
irrazionale, già ricca però di indicazioni (e sollecitazioni) che
coinvolgono le sfere dell’ideologia, della politica e della morale alle quali
accennavo sopra…
…Opera ardita e sperimentale in cui
Skolimowski attraverso una forma filmica refrattaria a qualsiasi etichetta o
classificazione intende raccontare un disagio generazionale, un lancinante
senso di inquietudine dinnanzi a una realtà che appare immutabile. Le vecchie
generazioni ciniche ed egoiste hanno condannato le nuove a una società
patriarcale e spenta che il cineasta polacco (qui alla sua terza regia) intende
esorcizzare attraverso l'estro creativo, rivendicando una vitalità che si
esprime tramite la cinefilia (con omaggi evidenti a Fellini e alla Nouvelle
Vague francese), l'invenzione visiva e la capacità di sdrammatizzare con ironia
sagace e pungente. Un vero e proprio incubo a occhi aperti, stimolante e
sorprendente, esempio tra i migliori di un cinema capace di andare oltre gli
schemi prestabiliti, anticonvenzionale senza mai essere autoreferenziale o
cervellotico esercizio di stile. Ottima, come sempre, la colonna sonora firmata
dal geniale jazzista Krzysztof Komeda.
Skolimowski previously made two increasingly complex but playful
movies following the adventures of a man finding his place in society. Long,
meandering and complex takes focus on this alienated man as the scenery
magically changes around him, employing snippets of whimsical dialogue,
satirical humor and random social interactions to portray personal feelings of
cynical but confused existentialism. With Barrier, Skolimowski extends this
approach into Felliniesque deliriousness and surrealism. In this exploration,
the man is a medical student tested by fellow students in an initiation ritual,
receives a symbolic piggy bank from society, and a sabre from his father,
escaping into society where he encounters many barriers built by generation gaps,
money, religion and social classes. He courts an elusive female tram-driver, he
symbolically tries to climb walls decorated with chickens, crowds run around
like sheep, stopped cold by a traffic light and a single car, he goes to a
restaurant empty of customers but full of waiters, and pays for his meal with
his piggy bank, and suddenly the restaurant is full of dancing customers
wearing paper hats, he fights a car with his sabre, etc. A difficult but
interesting, rich and creative movie with many strange scenes and complex takes
that feel both whimsical and carefully constructed, just like Jazz.
The third film by the twenty-something Polish
director-writer Jerzy Skolimowski (“Moonlighting”/”Deep End”/”The Shout”)is a
powerful cynical surrealist political pic on the stagnation of modern Communist
Poland.The bleak pic follows its main protagonist, an unnamed disillusioned
medical student (Jan
Nowicki), who after participating in a
strange ritualistic Polish game with three
other male medical students wins a piggy-bank filled with coins and
instead of sharing the spoils like the others professed they would do he takes
the money and brandishes a sabre given him by his father and wanders around
Warsaw during the Easter season. Searching for either the good life or the
meaning of life, the student comes across only a spiritless country that’s
overwhelmed by its bureaucracy, ugly materialism, soulless new buildings or a
superstitious population engaged in an idol worshiping brand of Christianity
that he mocks in a Bunuel-like way. Society is seemingly haunted by the
tragedies of the last war, the oppression of the past and the hopeless sense of
life inherited from the aging population. The student’s only hope
is in the impulsive romance between him and a perky young blonde tram driver
(Joanna Szczerbic), an idealized unattainable woman, in whose tram he
dangerously clings to the front window (like a Christ figure) in the film’s
last shot as he finds her again after they lost sight of each other. This shot
is the only one in the pic expressing some hope.
The fantasy pic is filled with startling
imagery (like a restaurant suddenly full of dancing customers wearing
paper hats), and a unique way of looking at the dismal landscape. This is a
well-conceived surreal satire, whose success promoted Skolimowski to be
spokesman for the cynical new Polish generation
Nessun commento:
Posta un commento