un film che non ti aspetti, Maddalena (Lisa Gastoni) lascia morire il marito dopo un incidente (pochi direbbero che ha fatto male), ha una serie di amici che è meglio perderli che trovarli, si trova a cercare un rapporto impossibile con un prete, a cui lei non interessa.
ci sono stati grandi problemi di produzione, con il regista estromesso dai produttori, il film fu poi montato da Franco Arcalli, già collaboratore di Giulio Questi, Bernardo Bertolucci e Liliana Cavani, fra gli altri.
Lisa Gastoni è la bravissima protagonista assoluta, preda di un'ossessione, alla fine si capirà tutto.
gran strano film, merita sicuramente la visione, merito di Lisa Gastoni ed Ennio Morricone - Ismaele
QUI la prima parte del film, in italiano, i primi minuti sono straordinari
Uno
di quei film che ci raccontano come possa essere matto e imprevedibile il
cinema. Che ci fa un regista come Jerzy Kawalerowicz, il gran polacco che negli
anni Sessanta aveva realizzato nel paese suo almeno tre film da storia del
cinema (Il treno della notte, il clamoroso succès de
scandale Madre Giovanna degli Angeli, Il faraone), in Italia, a Cinecittà, nell’anno 1971?
Convinto chissà come e da chissà chi a girare un film di impegno-con-eros, dove
il sesso come esigono i tempi si fa distruttore dell’ipocrisia borghese e
veicolo di liberazione dionisiaca, il rispettato Kawalerowicz ci mette la
faccia e la sua credibilità in questo strano progetto dal fin troppo
programantico titolo che ha al suo centro la signora del peccato borghese al
cinema di allora, ovvero Lisa Gastoni (in my opinion una delle più belle del
nostro cinema di sempre). Che è una moglie che, per noia, per voglia di quella
cosa che si chiamava trasgressione, per voluttà si innamora di un pretino e
vuole a ogni costo averci un storia ad alto tasso di carnalità. Sarà melodramma
disgraziato, accesissimo e ovviamente distruttivo. Il film, sulla carta assai
nelle corde di Kawalerowicz, si arena però in una lavorazione complicata, con i
produttori a estromettere di fatto il regista per le solite divergenze e
l’editor Kim Arcalli a cercare di salvare con il suo genio la situazione. Ne
esce un film sghembo, disastroso al box office, maltrattato dai sopracciò della
critica, ma dotato di una sua torva visionarietà, di una indubbia sincerità nel
mettere in scena la perdizione ineluttabile di due anime. Un film
autenticamente maledetto, da rivedere e rivalutare. Per Kawalerowicz. Per Lisa
Gastoni.
…La
bellezza del film è sopratutto nella sua semplicità e nella sua capacità di
immortalare momenti di vera poesia con pochissimi mezzi, rifiutando qualsiasi
forma di spettacolarizzazione. La scena in cui Maddalena è al mare, cammina sul
bagnasciuga e si rotola sulla spiaggia sotto le nostalgiche musiche di Ennio
Morricone, è esemplare in tal proposito. Maddalena rifiuta la sua vita
borghese, si svuota di tutto per seguire il suo amore e in quella spiaggia è
come se vedesse il mondo per la prima volta: dal mare estrae una rete e dalla
sabbia dei grossi rami secchi per costruire la base di una casa, dopo prende
anche due sassi in mano e li sfrega, richiamando l'atto primitivo in cui l'uomo
scoprì il fuoco. Queste visioni arcaiche invadono la pellicola con una
semplicità disarmante, mai banale…
…Si
salva solo la gigantesca prova d’attrice della Gastoni, amplificata dai primi
piani di Gabor Pogany che ne svelano la grande
generosità e l’audacia anche fisica, ben oltre le aspettative. Il problema,
semmai, è nel protagonista maschile Eric Woolfe, legnoso
e inespressivo oltre il dovuto. Come prete che tenta di resistere alle
tentazioni della carne è piuttosto ridicolo, e non stupisce che questa sia
l’unica esperienza cinematografica della sua carriera. Per di più lo script non
lo aiuta, e a un certo punto lo troviamo persino trasferito dalla sua
parrocchia cittadina in una nuova chiesa ipermoderna ed elettronicamente
automatizzata costruita sull’autostrada, di fronte a un autogrill della Pavesi
(un’assurdità!), il tutto per sfuggire alle insidie di Maddalena, che ormai è
diventata ossessiva oltre ogni limite… Per fortuna c’è Kim Arcalli al
montaggio, che aiuta il film sfornando un incipit molto promettente, con la
Gastoni che balla sensualissima e procace, su titoli di testa, accompagnata
dalle ovvie note morriconiane (organo da chiesa e percussioni tribali), dietro
controluci di chiaro sapore psichedelico che giocano a nascondere le scollature
del suo vestitino. Come d’abitudine, Arcalli manomette anche la linearità della
azioni, montando due volte, verso l’inizio e quasi alla fine, la sequenza
dell’incidente in macchina con Ivo Garrani che resta ferito e la Gastoni, sua
moglie, che lo lascia morire senza chiamare aiuto. E sempre Arcalli
ricostruisce interamene la sequenza finale, la più bella del film, l’unica che
resta davvero impressa allo spettatore (ma che forse arriva troppo tardi), con Maddalena che
si concede alle onde del mare, nudissima, dopo aver convinto il prete a
seguirla. Ma mentre lei si abbandona voluttuosa nell’acqua, convinta d’aver
finalmente ottenuto quanto desiderava, lui non smette di nuotare sempre più a
largo, senza mai voltarsi…
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