girato tra l'Irlanda e il Belgio (quel Belgio delle nuvole di Magritte), Vivarium è un incubo senza fine.
bravissimi attori, sopra tutti Imogen Poots (già splendida attrice di Green room), in un film che per certi versi ricorda Truman Show, solo che quel film qualche sorriso te lo strappava, invece il film di Finnegan è una discesa agli inferi, senza speranza.
come i migliori horror, si inizia ridendo e scherzando, ma ci vuole poco a restare intrappolati, e noi a soffrire con e per loro due, i fidanzati che entrano in un buco nero (nessuno ha mai raccontato, per esperienza diretta, cosa c'è in un buco nero).
"lasciate ogni speranza" potrebbe essere il sottotitolo del film, e se pensate che non potrà essere tanto terribile, alla fine cambierete idea, è sicuro.
un gran bel film da non perdere, promesso - Ismaele
…“Vivarium” è un film su tutto quello che di più osceno si
cela nel sogno borghese, e non lascia alcuna speranza. Una visione
consigliatissima, grazie anche alla straordinaria fotografia di MacGregor;
ma con un’avvertenza: è un viaggio disperato, che vi lascerà in premio
l’immagine di un’umanità vuota di vita.
… Un film che farà riflettere su molti aspetti
della nostra vita attraverso le sensazioni di questa coppia intrappolata, con
la quale non sarà difficile identificarsi, soprattutto in questi tempi in cui
tutti viviamo una situazione di forzato isolamento nelle nostre case.
Il terrore non arriva sotto forma di fiotti di sangue ma attraverso una corposa
dose di oppressione psicologica, l’atmosfera soffocante ed esasperante è il
punto di forza che sapientemente trova il suo climax alla fine, in cui lo
spettatore diventa partecipe dell’angoscia vissuta dai protagonisti.
L’atmosfera è
kafkiana, la scenografia ricorda Magritte con le sue strutture calde ma
disumanizzate e le sue nuvole formalmente perfette, ed Hopper in alcune pose e
nei colori pastello. Tutto concorre a rendere lo spettatore nudo, l’osservatore
di un meccanismo di cui non si rivela lo scopo.
Vivarium non
fornisce risposte – cosa che nel cinema non è richiesto né necessario – ma
sicuramente fa sorgere interrogativi che appartengono all’esistenza di ognuno
di noi.
…nonostante gli sforzi e gli
impeti di compassione, quello strambo bambino, diventato ormai a tutti gli
effetti loro figlio, non sarà mai davvero amato.
Si direbbe che l'analisi del concetto della famiglia tradizionale e
borghese sia ormai abusata nel Cinema di critica sociale e, d'altro canto, non
si può ritenere Vivarium un film interamente riuscito, a causa
dell'ormai inteso ripetersi dello stesso meccanismo nel secondo atto, e di un linguaggio
metaforico forse fin troppo esplicito e dunque privo di qualsiasi ambiguità.
Tuttavia, il film riesce comunque a sorprendere grazie alla sua
originalità, ai toni paradossali e al delineamento di un personaggio - quello
del “ragazzino” - in grado di suscitare situazioni comiche e, al contempo,
agghiaccianti.
Ulteriore punto di forza è l'aspetto visivo: dalle inquadrature -
volutamente - comparabili a dipinti all'ottimo uso dei colori, fino ad arrivare
alla scena visivamente più interessante, dove le geometrie simmetriche si
deformano e i colori si accendono nella discesa di un'Alice terrorizzata
in un inferno allucinato alla Gaspar Noé, che punta a turbare lo spettatore non
solo attraverso lo shock visivo, ma anche ponendolo di fronte alla realtà
crudele che si cela dietro le pareti del ridente e colorato sobborgo di Yonder.
L'idea del quartiere - benché, come anzidetto, porti alla mente le numerose
influenze cinematografiche - nasce prima di tutto dalla voglia di Finnegan e
Shanley di fondere nel loro lavoro le molteplici fonti di ispirazione
provenienti dall'ambiente che li circonda.
Come dichiarato dallo stesso Finnegan in un'intervista rilasciata alla
rivista Rue Morgue, infatti, Yonder è stata modellata sulla base di
un complesso edilizio irlandese abbandonato in seguito alla recessione del
2008, che li aveva particolarmente affascinati in quanto emblema dell'avidità
capitalista e che era già stato al centro di Foxes, un loro
precedente cortometraggio…
…Vivarium ha
un’atmosfera terrificante. La disperazione che lo pervade è nefasta, puramente
horror nel senso più cupo possibile. In apparenza si presenta come una metafora
della famiglia cis-etero del ceto medio composta da madre, padre e prole a
carico; tant’è che si potrebbe dire che rappresenta la visione fin troppo “edgy”
con cui chi ha scelto di non avere figli a volte dipinge chi invece si
riproduce. E vista la situazione che presenta, è legittimo credere che Vivarium risuoni
diversamente a chi ha dei bambini.
È doveroso
sottolineare che Vivarium non è un raffinato trattato di
sociologia ed è meglio non guardarlo aspettandosi una sottigliezza acuminata. È
vero che la storia è modellata su uno stereotipo verosimile, ma il vero punto
del film però non è lì, quanto nella rappresentazione di un senso di disagio e
disgusto verso la vita. Il modo migliore di fruirne non è esaminare le tracce
della sua eventuale metafora, ma viversi il malessere evocato dal suo
surrealismo…
Suspense, ciencia ficción, terror, Vivarium entra
en muchas categorías, en todas ellas con potencia, porque es imposible no
sentir nada cuando la ves. Definida como un capítulo de Black Mirror desde
su presentación en Cannes, es el tipo de película que te gusta o desearías no
haber visto nunca. De cualquier forma, no podrás olvidarla.
…eccoci in una versione allucinata/allucinogena dei
documentari Discovery/BBC/Netflix di Alastair Fothergill (the Blue Planet, Deep
Blue, Planet Earth, Frozen Planet. Our Planet), narrato però da una via di
mezzo fra Christopher Lee/Vincent Price e un Werner Herzog che ha appena
ammazzato Klaus Kinski o viceversa e girato all'interno di un set/diorama
(formicaio/alverare & terrario/acquario) costruito all'uopo, che racconta e
descrive la storia di questo topos/must della Sf, lo "ZooAlieno", in
cui ad essere rinchiusi nelle gabbie non sono gli animali, ma le specie
senzienti dell'universo, tra cui quella umana [due esempi tra i tanti, il
mit(opoiet)ico "the Cage",
ovvero il pilot/n.0 di "Star Trek"
(mai regolarmente trasmesso, e che sarà poi fagocitato per intero in undoppio
ep. della 1a stag., con una minima e sostanziale variazione sul finale, "the Menagerie"), e il 17° ep. della 7a stag.
di "Futurama": "Fry and Leela's Big
Fling"], qui in un'ambientazione limitata al pianeta Terra (con incursione
nel multiverso) e ad una xeno-antropomorfa non-aliena specie mimetica
anuro-umanoide andro-partenogenica che sopravvive cleptoparassitando Homo s.
sapiens. Un episodio di the Twilight Zone / Amazing Stories dilatato sui 90'…
…Mezclando
en un mismo combo chispazos de Spike Jonze, Michel Gondry, Richard Kelly, Terry
Gilliam y David Lynch, la película ofrece una primera mitad de comedia kafkiana
sutilmente lírica que luego muta en horror existencialista con un fuerte dejo
de nihilismo y angustia, en especial porque la convivencia de la pareja se cae
a pedazos cuando el hombre pretende castigar al mocoso encerrándolo en el auto
sin comida y ella se lo impide con ahínco desde el vamos, generando un rápido
distanciamiento que también parece provocar un deterioro en la salud del
jardinero que va en consonancia con la aparición de un extraño libro, con el
cual el purrete un día se presenta luego de ausentarse un buen rato, y con el
descubrimiento por parte de ella de que el niño -como el propio Yonder en su
conjunto- carece por completo de imaginación, algo que queda de relieve en su
incapacidad de identificar alguna forma reconocible en las tristes e idénticas
nubes que pueblan el cielo del desértico lugar: así como el primer acto
coquetea con una comicidad tan cáustica como mundana que satiriza la farsa de
la “familia nuclear” urbana perfecta gracias a la presencia disruptiva de un
jovencito que exacerba todas las características típicas de los insoportables
seres humanos a esa edad, la segunda parte del relato en cambio opta por
oscurecer el tono con vistas a homologar a la enfermedad de Tom a la vejez, el
cansancio, la locura y la clásica claustrofobia de un periplo burgués que pasa
de idílico en los papeles a pesadillesco en la praxis, cortesía de un ciclo de
explotación de nunca acabar en el que nadie se siente “realizado” a escala
individual ni espiritual ni familiar ni barrial ni mucho menos social…
…El
irlandés Lorcan Finnegan nos introduce en un mundo surrealista y distópico
en una previsible búsqueda de la felicidad que parece estamos
obligados a encontrarla y no tiene que ser en todos igual. Vivarium en poco mas
de hora y media consigue atrapar al espectador que empatiza con unos
protagonistas donde el agobio se mezcla con la inquietud y el horror. Una
película altamente adictiva que cobra aun mas interés en los tiempos que
estamos viviendo.
…Vivarium è un film dove la disperazione si fa strada
poco a poco strisciando: dall’iniziale incredulità si passa allo sconforto,
alla rabbia, infine a una rassegnazione desolata per cui ogni gesto diventa un
automatismo privo di spinta vitale. Persino il tentativo di Tom di scavare un
tunnel è soltanto l’ossessione di un uomo a cui non resta niente altro. È duro
da digerire, Vivarium, perché trasmette sensazioni di angoscia molto concrete e
molto attuali, e perché i due protagonisti sono personaggi molto ben scritti
nella loro normalità. Viene facile affezionarsi a loro e seguire con sgomento
crescente la vicenda paradossale in cui vengono coinvolti, non si sa da chi e
non si sa perché.
Ecco, se siete tra quelli che pretendono una
spiegazione a ogni costo, Vivarium vi lascerà con un fastidioso senso di
insoddisfazione, dato che non offre spiegazioni. Ma, lo dicevamo prima, è
un’allegoria, e il fatto di essere capitati in una sequenza infinita di giorni
tutti uguali non ha bisogno di molte spiegazioni…
Film bellissimo e angosciante, uno dei più interessanti visti quest'anno e "perfetto", ahimé, per il primo lockdown.
RispondiEliminail film ha una (terribile) forma circolare, non finirà mai, quanti Gemma e Tom pagheranno il (nostro) spirito dei tempi: "produci(se hai un lavoro), consuma e crepa"
Elimina