lunedì 14 gennaio 2019

Blue ruin - Jeremy Saulnier

una vendetta che non ti aspetti, dove l'unico pensiero è quello di ammazzare e non essere ammazzato.
un pensiero poco evoluto, ma questo è il film.
Macon Blair è il valore aggiunto del film, uno scannatore che non ti aspetti.
gran film, comunque, anche per chi non fa il macellaio.
non perdertelo - Ismaele




…Lo sguardo è quello disperato, di un film che si prende (giustamente) sul serio, senza però rinunciare a quello sguardo popolare che rimanda a un altro tipo d’intrattenimento.
In Blue Ruin, il sangue scorre a fiumi, ma la violenza si stempera in una contenuta ironia (la scena del tiro al bersaglio col fratello rapito e nascosto nel baule) che però non svacca mai nello humour di grana grossa a cui Tarantino ci ha abituati. Forse un altro modo di intendere il cinema lo abbiamo trovato.

'Blue Ruin' sembra ispirarsi a quei film girati e sceneggiati dai fratelli CoenSe i Coen vi piacciono, allora è altrettanto probabile che ‘Blue Ruin’ è il film che fa per voi! Le immagini grigie, incolore esplodono alla visione del blu. È un film che visivamente mi ha impressionato parecchio. L’interpretazione del protagonista è mozzafiato. I suoi movimenti lenti, la sua voce quasi sussurrata e i suoi sguardi desolati risucchiano lo spettatore in una spirale discendente che non può che coinvolge. 'Blue Ruin’ è una perla rara nel panorama del cinema indipendente del sud degli States. Un film capace di garantirvi un’oppressione che perdurerà per il resto della giornata.

Blue Ruin ha un andamento da cinema quasi europeo e si prende i suoi tempi senza mai spingere sull'accelleratore. Ma non è soltanto un thriller cupissimo e dalle tendenze autoriali. Quello di Saulnier è anche un atto di accusa contro la facile reperibilità di armi in un paese che ha ormai cronicizzato il problema e che tenta di sostituirsi alla legge perseguendo la via della giustizia privata (e infatti la polizia è completamente fuori dal racconto).
A metà tra il thriller e lo slasher d'annata ma anche un po' western dei nostri giorni, il film di Jeremy Saulnier è un ritratto disperato dell'America contemporanea: violenta, senza scrupoli e sporchissima.

Saulnier regala allo spettatore una visione dell’America rurale votata alla violenza e le armi, alternata da una fotografia sinistra e disarmante (la casa di campagna, lo spargimento di sangue) alle perfette inquadrature(l’oceano, la spiaggia, l’auto/tenda).
La scelta del protagonista di Blue Ruin non è un caso, l’attore Macon Blair (da poco diventato regista e migliore amico nella vita reale di Saulnier), un personaggio devastato dalla vita, segnato dal tempo, ma che può trovare un senso alla vita terrena solo con la vendetta (il cambiamento del look non è un caso).
L’autore dà un senso quasi “biblico” alla storia, dove vige la legge “del taglione” e per regolare la giustizia terrena bisogna attaccare se si subisce un violenza, ripagare lo stesso torto con la stessa sorte e spargere il medesimo sangue, soprattutto se è quello della famiglia del carnefice.
C’è anche un pizzico di humor grottesco nei pochi e mirati dialoghi (il fast food, la foto del festino con l’amico e la spogliarellista), nelle scene (la pipì sulla bara) per arrivare al finale con il temporale da “giudizio universale” ed il “fratellastro” che se ne va dopo la carneficina, via nei boschi della Virginia.

L'unica cosa di cui siamo sicuri è di avere davanti un uomo ormai "destinato" ad essere un assassino, senza averne affatto le capacità e, tranne in un caso -il primo- nemmeno forti motivazioni.
Psicologicamente vedere come ad un uomo così "buono" non resti altro che comportarsi come si comporta Dwight è molto interessante e, per un certo verso, anche devastante…

Pese a aunar características de múltiples géneros y referentes, y presentar no pocos lugares reconocibles para el espectador avezado, el filme derrocha personalidad y estilo propios fotograma a fotograma. Parte de la “culpa” de esta singularidad la tiene el peculiar tono de la cinta, que combina la contención, la calma y la sobriedad predominantes con despuntes de un humor negruzco que, pese a poder resultar disonantes en primera instancia, terminan integrándose a la perfección en el relato y generando un alivio cómico especialmente necesario en un filme tan lóbrego y con una sordidez como la que exhibe “Blue Ruin”.
Podría decirse que “Blue Ruin” es como su protagonista; un hombre de muy pocas palabras, pero de muchas acciones. Un magnífico ejercicio de tono y estilo cocinado a fuego muy lento que no pierde el tiempo con distracciones innecesarias y dispara a bocajarro sin andarse con rodeos. Imprescindible.

… Le scénario est brillant. Si plusieurs mouvements se succèdent afin de dessiner une ligne narrative captivante (mais toutefois inégale), Jeremy Saulnier y insuffle une dynamique singulière flirtant avec le burlesque tout en restant au plus proche du réalisme. Ainsi de nombreux détails, souvent très drôles, exacerbent la tension, attestent du temps qui passe ou nous saisissent d’autant plus. Car attendre des heures durant, voler une voiture ou jouer à l’assassin n’est sans conséquences… Et si les rebondissements sont nombreux, l’intelligence de Saulnier est leur logique aussi implacable qu’impayable !
L’approche esthétique – et notamment la dynamique de cadrage (le réalisateur signe lui-même la photographie du film) – participe à la tonalité générale. L’effervescence du montage est purement exaltante. Fin artificier, Jeremy Saulnier joue tant avec le genre – au plus proche de la série B – qu’avec nos attentes de spectateurs. BLUE RUIN est ainsi un singulier petit délice.

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