un pensiero poco evoluto, ma questo è il film.
Macon Blair è il valore aggiunto del film, uno scannatore che non ti aspetti.
gran film, comunque, anche per chi non fa il macellaio.
non perdertelo - Ismaele
…Lo sguardo è quello disperato, di un film che si prende
(giustamente) sul serio, senza però rinunciare a quello sguardo popolare che
rimanda a un altro tipo d’intrattenimento.
In Blue Ruin,
il sangue scorre a fiumi, ma la violenza si stempera in una contenuta ironia
(la scena del tiro al bersaglio col fratello rapito e nascosto nel baule) che
però non svacca mai nello humour di grana grossa a cui Tarantino ci ha
abituati. Forse un altro modo di intendere il cinema lo abbiamo trovato.
…'Blue Ruin' sembra
ispirarsi a quei film girati e sceneggiati dai fratelli Coen. Se i Coen vi piacciono, allora è altrettanto probabile che ‘Blue Ruin’ è
il film che fa per voi! Le immagini grigie, incolore esplodono alla visione del blu. È un film che
visivamente mi ha impressionato parecchio. L’interpretazione del protagonista è mozzafiato. I suoi movimenti
lenti, la sua voce quasi sussurrata e i suoi sguardi desolati risucchiano lo
spettatore in una spirale discendente che non può che coinvolge. 'Blue Ruin’ è
una perla rara nel panorama del cinema indipendente del sud degli States. Un film capace di
garantirvi un’oppressione che perdurerà per il resto della giornata.
… Blue Ruin ha un andamento da cinema quasi europeo e si prende
i suoi tempi senza mai spingere sull'accelleratore. Ma non è soltanto un thriller cupissimo
e dalle tendenze autoriali. Quello di Saulnier è anche un atto di accusa contro la facile
reperibilità di armi in un paese che ha ormai cronicizzato il problema e che
tenta di sostituirsi alla legge perseguendo la via della giustizia privata (e
infatti la polizia è completamente fuori dal racconto).
A metà tra il thriller e lo slasher d'annata
ma anche un po' western dei nostri giorni, il film di Jeremy Saulnier è
un ritratto disperato dell'America contemporanea: violenta, senza scrupoli e
sporchissima.
… Saulnier regala allo spettatore una visione dell’America
rurale votata alla violenza e le armi, alternata da una fotografia sinistra e
disarmante (la casa di campagna, lo spargimento di sangue) alle
perfette inquadrature(l’oceano, la spiaggia, l’auto/tenda).
La scelta del protagonista di Blue Ruin non è un caso, l’attore Macon Blair (da poco diventato regista e migliore amico
nella vita reale di Saulnier), un personaggio devastato dalla vita, segnato dal
tempo, ma che può trovare un senso alla vita terrena solo con la vendetta (il cambiamento del look non è
un caso).
L’autore dà un senso quasi “biblico” alla
storia, dove vige la legge “del taglione” e per regolare la giustizia terrena
bisogna attaccare se si subisce un violenza, ripagare lo stesso torto con la
stessa sorte e spargere il medesimo sangue, soprattutto se è quello della famiglia
del carnefice.
C’è anche un pizzico di humor grottesco nei pochi e mirati dialoghi (il fast food, la foto del festino con l’amico e la spogliarellista), nelle scene (la pipì sulla bara) per arrivare al finale con il temporale da “giudizio universale” ed il “fratellastro” che se ne va dopo la carneficina, via nei boschi della Virginia.
C’è anche un pizzico di humor grottesco nei pochi e mirati dialoghi (il fast food, la foto del festino con l’amico e la spogliarellista), nelle scene (la pipì sulla bara) per arrivare al finale con il temporale da “giudizio universale” ed il “fratellastro” che se ne va dopo la carneficina, via nei boschi della Virginia.
…L'unica cosa di cui
siamo sicuri è di avere davanti un uomo ormai "destinato" ad essere
un assassino, senza averne affatto le capacità e, tranne in un caso -il primo-
nemmeno forti motivazioni.
Psicologicamente vedere come ad un uomo così "buono" non resti
altro che comportarsi come si comporta Dwight è molto interessante e, per un
certo verso, anche devastante…
…Pese a aunar características de múltiples géneros y
referentes, y presentar no pocos lugares reconocibles para el espectador
avezado, el filme derrocha personalidad y estilo propios fotograma a fotograma.
Parte de la “culpa” de esta singularidad la tiene el peculiar tono de la cinta,
que combina la contención, la calma y la sobriedad predominantes con despuntes
de un humor negruzco que, pese a poder resultar disonantes en primera
instancia, terminan integrándose a la perfección en el relato y generando un alivio
cómico especialmente necesario en un filme tan lóbrego y con una sordidez como
la que exhibe “Blue Ruin”.
Podría decirse que “Blue Ruin” es como su
protagonista; un hombre de muy pocas palabras, pero de muchas acciones. Un
magnífico ejercicio de tono y estilo cocinado a fuego muy lento que no pierde
el tiempo con distracciones innecesarias y dispara a bocajarro sin andarse con
rodeos. Imprescindible.
… Le scénario est brillant. Si plusieurs mouvements se
succèdent afin de dessiner une ligne narrative captivante (mais toutefois
inégale), Jeremy Saulnier y insuffle une dynamique singulière flirtant avec le
burlesque tout en restant au plus proche du réalisme. Ainsi de nombreux
détails, souvent très drôles, exacerbent la tension, attestent du temps qui
passe ou nous saisissent d’autant plus. Car attendre des heures durant, voler
une voiture ou jouer à l’assassin n’est sans conséquences… Et si les
rebondissements sont nombreux, l’intelligence de Saulnier est leur logique aussi
implacable qu’impayable !
L’approche esthétique – et
notamment la dynamique de cadrage (le réalisateur signe lui-même la
photographie du film) – participe à la tonalité générale. L’effervescence du
montage est purement exaltante. Fin artificier, Jeremy Saulnier joue tant avec
le genre – au plus proche de la série B – qu’avec nos attentes de spectateurs.
BLUE RUIN est ainsi un singulier petit délice.
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