Tre Film Al Giorno, Tre Libri Alla Settimana, Dei Dischi Di Grande Musica Faranno La Mia Felicità Fino Alla Mia Morte. (François Truffaut)
domenica 1 maggio 2016
Senza lasciare traccia - Gianclaudio Cappai
dopo 10 anni dal primo
corto Gianclaudio Cappai (che dev'essere uno testardo) è riuscito a girare il primo film (dice IMDB).
Senza lasciare
traccia è un film non semplice, non c'è niente da ridere, non è un commedia, è una storia di
vendetta, attesa, improvvisa (e anche cieca) vendetta, ambientata nel nostro
mondo, fra lavori a termine ed esecuzioni forzate per chi non può pagare i debiti.
e anche la vendetta è
come l’esecuzione forzata di un debito senza termini di prescrizione,per Vera e, purtroppo,
anche per il padre.
il passato si siede
sulla riva del fiume e aspetta.
Elena e Bruno, dopo la
fine del film, avranno molte cose da dirsi, Bruno finalmente troveràle parole.
un film da non perdere
- Ismaele
…Più che un viaggio nella memoria, Senza lasciare tracciaè la
rappresentazione onirica dei sensi, delle ferite, della metamorfosi biologica
di un corpo, che diventa spazio cinematografico e forse persino metafora di un
mondo arcaico in via d’estinzione. Il film compie un lavoro sull’immagine e sulla materia del
cinema complesso, perché carico di sfumature linguistiche impercettibili tra
movimento e staticità, intimismo europeo e plasticità. Una violenza trattenuta,
quasi insostenibile quella di Cappai, che in parte si riallaccia al suo lavoro
precedente e non sfocia mai nella freddezza ma anzi – quasi miracolosamente –
assurge a una dimensione di lieve astrattezza e liberazione. Qui parliamo di un
cinema personalissimo, coraggioso, che chiede qualcosa in più allo spettatore
per dare in cambio un’esperienza, un volume di suoni e sentimenti estremamente
profondo e sincero. E nei tormenti di una storia dilaniata c’è spazio per un
abbraccio finale che si libera dal passato per aprirsi a nuovi tracciati, ad
architetture magari non ancora perfette ma che il cinema italiano può e deve
percorrere.
…Con Senza
lasciare tracciaCappai si
inserisce in un filone di genere ben preciso, mettendo in scena un noir
italiano sulla vendetta e sulla necessità che l’essere umano ha trovare
necessariamente un colpevole, un capro espiatorio su cui riversare tutto il suo
malessere (specchio indiscusso della società in cui viviamo). Se il regista si
dimostra estremamente abile nella costruzione della tensione e nella direzione
degli attori, a mano a mano che la storia si sgretola in un’ossessivo bisogno
di catarsi, si palesa più di un’incertezza dal punto di vista della scrittura:
le motivazioni dei personaggi non sono sviluppate in maniera adeguata e giunti
ormai al finale, una volta usciti dalla fornace in cui Cappai intrappola non
solo i protagonisti ma anche lo stesso spettatore, si ha come una sensazione di
incompiutezza che stona decisamente con le premesse iniziali…
…È un film sul dolore, sulla rabbia, sul tentativo di riscattare
l'innocenza perduta vendicando il passato. Con un guizzo finale che ridona
speranza, pur nell'ambientazione catastrofica e ben oltre la disperazione.
Un filo sottile percorre la trama, il filo di un segreto taciuto
troppo a lungo, dei silenzi intrisi di pudore, di una violenza negata che
cresce mostruosamente e che agghiaccia. Una storia che scava dentro perché ci
mette di fronte a verità che non vorremmo vedere.
La sua grandezza sta nel non dividere i buoni dai cattivi, il bene
dal male. In ognuno di noi convivono entrambi, e forse guardare in faccia
l'intruso e stanarlo è l'unica possibilità che abbiamo di non farci sopraffare
da lui.
…Appena uscito nelle sale e distribuito da Hira Film,Senza lasciare tracciaè un’opera prima profonda e
dura, che catapulta nel roboante fuoco di una fornace dove cuociono mattoni,
metafora della fiamma viva dei ricordi, spesso dolorosi, sepolti dentro ognuno
di noi. La tensione da thriller psicologico, la libertà registica e la buona
sceneggiatura, che lascia in bocca solo qualche incertezza narrativa,
compongono un racconto di 91 minuti, carico di suspense, dal quale si spera di
uscire illesi, aggrappati alla forza dell’arte e della musica e alle potenti
interpretazioni dei protagonisti. All’inizio si prova a combattere: con i ricordi
sepolti, con l’infanzia protetta, con le convincenti motivazioni sulla propria
futura cremazione. Ma, poi, si soccombe e ci si arrende, realizzando che ognuno
può salvarsi soltanto da solo. Per questo motivo il film diGianclaudio Cappaiha la forza di un appello e la serietà
che solo i bambini conservano nel difendere a tutti i costi la verità. Da
vedere, magari in solitudine.
…Cappai
non ha saputo soltanto mantenere i medesimi standard qualitativi; a lui va
riconosciuto anche il merito di aver dato alla sua filmografia una continuità
in termini di temi e di stilemi, senza per questo ripetere all’infinito lo
stesso tipo di film, come accade ed è accaduto a molti colleghi più o meno
illustri. InSenza lasciare traccia è possibile imbattersi in atmosfere,
linguaggi, personaggi, elementi drammaturgici e registici, familiari e
ricorrenti nel suo cinema, che permettono al pubblico e agli addetti ai lavori
che hanno avuto modo di entrare in contatto con le sue prove precedenti di
apprezzarne l’indubbia coerenza. Ciò consegna all’opera di Cappai un’impronta e
un’identità ben precise, che rendono il tutto fortemente riconoscibile. Per
coloro che, al contrario, non hanno avuto incontri passati con le pellicole
firmate dal regista sardo, questa è la volta buona per scoprire il talento di
un artista al quale auguriamo con tutto il cuore un lungo e proficuo cammino
nella Settima Arte…
…Determinante
per la riuscita dell’operazione è la messa in scena e la messa in quadro. La
regia di Cappai è matura, sicura e in sintonia con la storia e con le figure
che la percorrono. L’utilizzo assiduo della macchina a mano, di teleobiettivi
per stare addosso ai corpi quasi fossero spiati da lontano, supportati da una
fotografia satura e traboccante grana, dalle atmosfere anonime e rarefatte di
un nord Italia non meglio identificato, dalle sonorità ipnotiche e disturbanti
di Teho Teardo, contribuiscono ad alzare in modo via via sempre più crescente
il livello di tensione e ansia. Sensazioni difficili da scrollare dalla retina
anche al termine dei titoli di coda.
…Senza lasciare tracciasi segnala come uno degli esordi più
interessanti di questa annata e ci rivela un giovane autore perfettamente
consapevole delle proprie capacità e privo da quell’esibizionismo stilistico
che talvolta affligge le opere prime.
Resta però un problema da risolvere, questa dinamica
dell’auto-produzione (e in questo caso anche auto-distribuzione) che ha
caratterizzato prodotti comeSpaghetti Story,Lo chiamavano Jeeg Robote oraSenza lasciare tracciaci dice che al nostro cinema mancano
produttori coraggiosi che sollevino un regista dall’onere di autofinanziarsi il
film, produttori in grado di innamorarsi di un progetto (non è in fondo questo
l’impulso alla base del loro lavoro?) e scommettere su qualcosa di nuovo,
anziché sul riciclo dei vecchi plot, ruoli e volti. Perché a lungo andare anche
il filone più redditizio si esaurisce.
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