così sembra per Maya, che dopo il raggiungimento dell'obiettivo, entrerà in una depressione post-parto.
Jessica Chastain è l'anima del film, che a me sembra una versione "sporca" di "Argo", anche "Zero dark thirty" è un'americanata davvero ben fatta, in cui vincono i "nostri".
e Jessica Chastain è come un Achab alla caccia di Moby Dick.
un film che dura due ore e mezza senza annoiare è da non perdere, promesso - Ismaele
…La Chastain è oro puro che si lascia modellare ad
immagine e somiglianza della regia bigelowiana, che si adatta con dignità e
delicatezza al suo ruolo, al tipo di film e al tipo di regista-carro armato che
la riprende.
E' così fragile, bella e triste da essere lei, solo con la sua fisicità e
il suo sguardo, l'elemento morbido e commovente di Zero Dark Thirty, il cuore rosso di un
film dal contenuto nero e duro.
Inutile parlarne ancora: Zero Dark
Thirty è un film-colosso imprescindibile, da
vedere con la giusta predisposizione d'animo e senza guardare l'orologio. Il
suo potere è così forte che vi ritroverete in un attimo, senza rendervene
conto, in religioso silenzio.
…”Zero Dark Thirty” is no more a
glorification of torture than Melville's “Moby
Dick” is a defense of the brutality of whaling…
…Some will see the sheer force of this set-piece as the epitome of
fascist wish-fulfillment. Yet that reading is too easy, eschewing both the
banality of the execution--the SEALs call out their prospective target's names
before firing, in an eerie moment of mutual recognition that recalls Ben
Wheatley's Kill List--and the profound alienation of spectators who
don't want to go along for the ride. "I got Ibrahim through the
door," one SEAL tells his colleague, but of course we know that, having
already assumed his perspective. The strength ofZero Dark Thirty lies
in the discomfort of that payoff and the coda that follows, where Maya
effectively gets the trophy to cap her counter-Jihad, only to be flown back
home on another mission, as ambiguous and imprecise as the last one.
…L’attrice americana fornisce
infatti una interpretazione magistrale, grazie alla quale gli autori riescono a
caratterizzare un personaggio complesso pur concedendo pochissimi momenti di
introspezione: basta uno solo sguardo per raccontarne speranze, emozioni e
paure. Maya è solo una delle tante donne che hanno un ruolo cruciale
nell'individuazione di Bin Laden, e riesce a portare a termine l’obbiettivo
grazie ad una ostinazione e ad una caparbietà che sembra mancare a molti dei
virili personaggi che la circondano: questo è forse l’unico messaggio veramente politico che Kathryn Bigelow cerca di mandare
con il suo ottimo film.
…Si l’histoire est
intelligemment exploitée, elle est également filmée avec génie. Bigelow alterne
mise en scène nerveuse et temps calmes, dans un cinéma du réel poussé à son
paroxysme, dont elle maîtrise tous les codes. Chaque plan est ainsi une leçon de cinéma, la palette de la
cinéaste ne semblant soumise à aucune limite, son talent transpirant de la
pellicule jusqu’à la scène époustouflante de l’assaut final. Dans le silence
absolu, aucune musique extra-diagétique ne venant interférer avec l’action,
elle filme ces soldats avançant dans la pénombre comme personne. À leur image, chaque
mouvement est méticuleusement calculé, rien n’est laissé au hasard. En chef
d’orchestre, elle alterne alors plans larges, plans subjectifs, gros plans,
plans-caméra à l’épaule dans une mise en scène brûlante, au suspense haletant
en dépit d'une connaissance universelle de l’issue du raid. Plus que le récit
d’une traque, « Zero Dark Thirty » est un pan de l’Histoire
américaine. Si certaines parties sont plus romancées que d’autres, ce choix
s’explique par la volonté inconditionnelle de la réalisatrice de confronter la
violence et leurs auteurs, faisant poindre en arrière-plan une critique subtile
des agissements des forces armées, mais délaissant les revendications
moralisatrices. Sur un rythme effréné, la cinéaste nous emmène dans les entrailles
de l’armée américaine, au cœur d’une sombre violence dont nous ne sortirons pas
indemnes. Un voyage vertigineux!
Visto ieri e domani ne parlerò da me... davvero notevole, meno d'effetto di The hurt locker ma un'americanata con classe!
RispondiEliminaaspetto di leggere
Eliminasulla classe sono d'accordo, K, Bigelow può insegnarla a tanti.
io non l'ho trovato un'americanata, perché la vittoria finale c'è, quella si sapeva, ma il film non parla di quello.
RispondiEliminaanzi, il finale sembra più una sconfitta.
la prima frase di ismaele comunque dice tutto sul film: è più importante il viaggiare dell'arrivare.
Eliminaamericanata non è mica un'offesa, in questo film.
hai detto una grande differenza con "Argo", lì la vittoria è vittoria, quasi gioiosa, qui Maya non gioisce, c'è una "geometrica potenza" nell'azione finale, ma Maya sta male.
Un film strano, difficile, fatto sicuramente bene ...e poi dice una verità forte: la tortura come sistema cia consolidato, e non solo di poche mele marce perverse.
RispondiEliminastrano e difficile, ma bisogna lasciarsi portare umana per mano da K. Bigelow e Maya,, e, nonostante i canarini e i semirambo, è una storia tremendamente e e tragicamente umana
Elimina