c'è anche una sottotraccia politico-sociale (neanche tanto sotto), qualcuno insiste a dire: è tutta cosa nostra, per qualche poveraccia lasceremo qualche briciole, che basta e avanza.
ma le cose sono come sono, non come qualcuno vorrebbe, certifica il notaio, e il film riprende a correre.
attori bravissimi, e sceneggiatura nel solco della maestra Agatha Christie.
meno sapete prima del film, più vi piacerà, due ore ben spese al cinema, promesso - Ismaele
…Johnson mette in segna dunque un vero e proprio giallo alla Agatha Christie, che viaggia nel solco
della tradizione letteraria (e cinematografica). Ma al contempo il film riesce
a dare una freschezza inedita al
genere, soprattutto grazie alla solidissima sceneggiatura firmata dallo stesso
Rian Johnson. Un cast veramente eccezionale (fra i quali citeremo Chris Evans, Jamie Lee Curtis, Michael
Shannon, Don Johnson e Toni Collette) si riunisce all’interno della
villa di famiglia che uno dei poliziotti sul caso definisce, ironicamente, “un
tabellone di Cluedo”.
Cena con
delitto – Knives Out si diverte molto a smascherare i cliché e
gli elementi ricorrenti del genere e riesce così ad essere particolarmente autoironico
ed acuto.
Si ride molto, e di gran gusto. Cosa non da poco vista l’impronta di
estrema serietà generale ed i temi sociali così ben sviluppati. La famiglia
Thrombey (e la domestica sudamericana Marta) viene completamente eviscerata e
gettata sul bancone, mettendo a nudo la vanità, l’odio e l’orgoglio dei
personaggi.
Non è un caso che il film cominci con quelle che, anche a livello visivo,
possono sembrare delle interviste vere e proprie, con tanto di nome in
sovra-impressione. A Johnson interessa, più che raccontare chi ha
ucciso il vecchio Thrombey, la
storia di una famiglia americana contemporanea. Una famiglia di certo
eccezionalmente ricca e famosa, ma i cui caratteri troviamo nella società di
oggi.
Lo fa consegnandoci un film “fresco”, agile, ben ritmato, grazie
soprattutto alla sua penna, con dialoghi
affilatissimi, ed a un cast solidissimo. Tutti gli attori consegnano una
prova da sottolineare nella loro filmografia, su cui svetta, nel ruolo di
protagonista, Daniel Craig…
… Un film volutamente anacronistico che muove le pedine a
sua disposizione quasi come sul tabellone del Cluedo. La sceneggiatura della
pellicola, che crea un sottotesto intrigante, ha un ritmo mozzafiato e trovate
brillanti. I conflitti familiari, protagonisti ancor di più dei componenti
della famiglia Thrombey, esplodono la sera dell’85esimo compleanno del famoso
scrittore di noir Harlan Thrombey. Il giorno dopo, il romanziere, elegantemente
interpretato da Christopher Plummer, viene trovato morto nella sua gotica e
lussuosa dimora. Ma mentre la polizia locale è convinta ad archiviare il caso
per presunto suicidio, il sagace investigatore privato Benoit Blanc (lo 007
Daniel Craig) riceve l’anonimo incarico di indagare sull’accaduto. In perfetto stile mistery
thriller e crime contemporaneo, la famiglia del
defunto è numerosa, e tutti, nessuno escluso, sono potenziali sospettati:
ognuno di loro, infatti, avrebbe un motivo più che valido per eliminare Harlan
Thrombey, uomo che l’esperienza e l’età hanno reso tanto lungimirante quanto
sagace e pragmatico.
Tra
interrogatori scanditi dai tasti di un pianoforte, coltelli più o meno affilati
e performance sensazionali dal gusto teatrale, Johnson attraversa il confine
della tradizione servendosi di un caso misterioso. Un labirinto intricato e
ambiguo che si districa tra risate, azione e indagini. La struttura del giallo
viene utilizzata dal regista per trascinare gli spettatori anche nel complicato
mondo dei drammi umani, della viltà e dell’indolenza. Per farlo, egli si serve
di un punto di vista inedito, quello della vera sorpresa del film: il
personaggio di Ana de Armas, l’infermiera Marta Cabrera. La fidata badante di
Harlan Thrombey, è una gran lavoratrice figlia di immigrati irregolari, e può
essere considerata la persona più vicina ad Harlan di qualsiasi altro membro
della famiglia. Benoit Blanc, tanto acuto quanto maldestro ispettore, la
sceglierà come guida, attribuendole il soprannome di Watson. Elementare,
no? Cena con delitto – Knives Out intrattiene e coinvolge, e
incanta con i suoi continui colpi di scena lasciando lo spettatore con il fiato
sospeso dall’inizio alla fine.
…Con Cena con delitto – Knives Out Johnson si è
divertito però, in maniera sorniona e funambolica, a sovraccaricare di rimandi
politici e affilate stoccate la
tradizione letteraria e cinematografica del whodunit (ovvero
una storia sul “chi è stato”, con un omicidio da svelare lentamente e
inesorabilmente tenendo la narrazione appesa a un filo). Il bersaglio, evidente
e smaccato, sono l’America e i suoi vizi
capitali, scanditi da una partitura di colpe, menzogne (solo?)
apparenti e una moltitudine selvaggia di personaggi, molti dei quali figli del
patriarca fatto fuori con un colpo netto alla gola, che non risparmiano
un’ampia dose di crudeltà…
…La villa dei Trombey raffigura la contemporaneità
politica e sociale degli Stati Uniti. Microcosmo metaforico per raccontarci
l'oggi in ampolla. Se le figurine umane da Cluedo (come si fa notare nel film)
rientrano nei canoni stereotipici atti alla progressione, la rappresentazione
politica si riferisce concretamente e realisticamente all'America trumpiana.
I famigliari di Harlan si muovono attorno al suo patrimonio, pomo della discordia, come le tante facce del medagliere americano: dallo sciacallo nazionalista, all'imprenditore squalo dei diritti commericali, fino alla la gioventù antipodica filo-nazista e filo-democratica. Realistiche espressioni da leggersi per quello che rappresentano. In mezzo a loro si muove Marta, famiglia uruguaiana, rappresentante di tutti i popoli ai quali si sta impedendo l'accesso in terra statunitense.
Marta è accolta come parte della famiglia, protetta finché non avrebbe sovvertito l'ordine dei ruoli. Spetta a lei farsi portavoce di un'America che dovrebbe cambiare, destinata inevitabilmente a ciò come inalterabili sono i paletti del giallo di Johnson (e il finale ci suggerisce questa speranza).
E così, mentre la trama progredisce e alletta lo spettatore, la parabola politica costruisce un film intelligente, parodico e attuale in una cornice d'antan.
"Knives Out" non ha nulla da nascondere, non serve scavare per trarne la metafora. I coltelli sono "fuori dal fodero", tanto nel profilmico con quella raggera di lame a vista, quanto nel metafilmico che cita a piene mani senza perdere di vista le sue particolarità.
A Kenneth Branagh in "Assassinio sull'Orient Express" era sfuggita proprio questa stabilità tra renovatio e speculum, esaurendosi in uno sforzo visivo da superfetazione produttiva (nulla aggiunge, anzi deteriora rispetto al classico di Sydney Lumet e prima ancora della sua scrittrice). "Knives Out" perfeziona il tiro, ribalta gli schemi e riconferma Rian Johnson artista che spezza la tradizione senza ammazzarla. His rules, his home, his movie.
I famigliari di Harlan si muovono attorno al suo patrimonio, pomo della discordia, come le tante facce del medagliere americano: dallo sciacallo nazionalista, all'imprenditore squalo dei diritti commericali, fino alla la gioventù antipodica filo-nazista e filo-democratica. Realistiche espressioni da leggersi per quello che rappresentano. In mezzo a loro si muove Marta, famiglia uruguaiana, rappresentante di tutti i popoli ai quali si sta impedendo l'accesso in terra statunitense.
Marta è accolta come parte della famiglia, protetta finché non avrebbe sovvertito l'ordine dei ruoli. Spetta a lei farsi portavoce di un'America che dovrebbe cambiare, destinata inevitabilmente a ciò come inalterabili sono i paletti del giallo di Johnson (e il finale ci suggerisce questa speranza).
E così, mentre la trama progredisce e alletta lo spettatore, la parabola politica costruisce un film intelligente, parodico e attuale in una cornice d'antan.
"Knives Out" non ha nulla da nascondere, non serve scavare per trarne la metafora. I coltelli sono "fuori dal fodero", tanto nel profilmico con quella raggera di lame a vista, quanto nel metafilmico che cita a piene mani senza perdere di vista le sue particolarità.
A Kenneth Branagh in "Assassinio sull'Orient Express" era sfuggita proprio questa stabilità tra renovatio e speculum, esaurendosi in uno sforzo visivo da superfetazione produttiva (nulla aggiunge, anzi deteriora rispetto al classico di Sydney Lumet e prima ancora della sua scrittrice). "Knives Out" perfeziona il tiro, ribalta gli schemi e riconferma Rian Johnson artista che spezza la tradizione senza ammazzarla. His rules, his home, his movie.
…lo de Rian Johnson no es solo utilizar los códigos de
géneros establecidos sino darles la vuelta, mancillarlos y, de paso, hacer
algún que otro comentario que estoy convencido que gran parte del público ni
olerá (al igual que el núcleo duro de fans de Star Wars no aceptó como les veía
Johnson). Así, Puñales por la espalda, además de
ser un entretenidísismo Cluedo (sagazmente mencionado en la película al hacer
referencia a la gran mansión donde tiene lugar la acción), ofrece un retrato
sociológico acerca de una familia (una sociedad) que ha heredado los bienes de
su predecesor sin merecerlo en absoluto y creerse superior por
mera cuestión genética, como si los privilegios fuesen algo que se obtiene por
merecerlos y no por mero azar. Y ahí es donde el personaje de Armas, brillante
tanto en su humildad como su fortaleza, se convierte en el eje discursivo de la
película: su enfermera uruguaya (¿o era brasileña?) sufre todas la inclemencias
imaginables por parte de los gringos en un sutil, pero presente, juego de
desprecios naturalizados que convierte a Puñales por la espalda en
un certero estado de la cuestión sobre un país obsesionado con las armas
(aunque las de de fuego estén totalmente ausentes de la cinta), los muros y los
inmigrantes que vienen a destrozar el legado (más que cuestionable a la vista
de los herederos).
Nessun commento:
Posta un commento