venerdì 20 dicembre 2019

Cena con delitto (Knives Out) - Rian Johnson

un film sulle montagne russe, un divertimento per chi non pensa come andrà a finire, per chi non gioca a fare l'investigatore degli investigatori, fidiamoci del film, si giudicherà alla fine.
c'è anche una sottotraccia politico-sociale (neanche tanto sotto), qualcuno insiste a dire: è tutta cosa nostra, per qualche poveraccia lasceremo qualche briciole, che basta e avanza.
ma le cose sono come sono, non come qualcuno vorrebbe, certifica il notaio, e il film riprende a correre.
attori bravissimi, e sceneggiatura nel solco della maestra Agatha Christie.
meno sapete prima del film, più vi piacerà, due ore ben spese al cinema, promesso - Ismaele





Johnson mette in segna dunque un vero e proprio giallo alla Agatha Christie, che viaggia nel solco della tradizione letteraria (e cinematografica). Ma al contempo il film riesce a dare una freschezza inedita al genere, soprattutto grazie alla solidissima sceneggiatura firmata dallo stesso Rian Johnson. Un cast veramente eccezionale (fra i quali citeremo Chris Evans, Jamie Lee Curtis, Michael Shannon, Don Johnson e Toni Collette) si riunisce all’interno della villa di famiglia che uno dei poliziotti sul caso definisce, ironicamente, “un tabellone di Cluedo”.
Cena con delitto – Knives Out si diverte molto a smascherare i cliché e gli elementi ricorrenti del genere e riesce così ad essere particolarmente autoironico ed acuto.
Si ride molto, e di gran gusto. Cosa non da poco vista l’impronta di estrema serietà generale ed i temi sociali così ben sviluppati. La famiglia Thrombey (e la domestica sudamericana Marta) viene completamente eviscerata e gettata sul bancone, mettendo a nudo la vanità, l’odio e l’orgoglio dei personaggi.
Non è un caso che il film cominci con quelle che, anche a livello visivo, possono sembrare delle interviste vere e proprie, con tanto di nome in sovra-impressione. A Johnson interessa, più che raccontare chi ha ucciso il vecchio Thrombey, la storia di una famiglia americana contemporanea. Una famiglia di certo eccezionalmente ricca e famosa, ma i cui caratteri troviamo nella società di oggi.
Lo fa consegnandoci un film “fresco”, agile, ben ritmato, grazie soprattutto alla sua penna, con dialoghi affilatissimi, ed a un cast solidissimo. Tutti gli attori consegnano una prova da sottolineare nella loro filmografia, su cui svetta, nel ruolo di protagonista, Daniel Craig…

Un film volutamente anacronistico che muove le pedine a sua disposizione quasi come sul tabellone del Cluedo. La sceneggiatura della pellicola, che crea un sottotesto intrigante, ha un ritmo mozzafiato e trovate brillanti. I conflitti familiari, protagonisti ancor di più dei componenti della famiglia Thrombey, esplodono la sera dell’85esimo compleanno del famoso scrittore di noir Harlan Thrombey. Il giorno dopo, il romanziere, elegantemente interpretato da Christopher Plummer, viene trovato morto nella sua gotica e lussuosa dimora. Ma mentre la polizia locale è convinta ad archiviare il caso per presunto suicidio, il sagace investigatore privato Benoit Blanc (lo 007 Daniel Craig) riceve l’anonimo incarico di indagare sull’accaduto. In perfetto stile mistery thriller e crime contemporaneo, la famiglia del defunto è numerosa, e tutti, nessuno escluso, sono potenziali sospettati: ognuno di loro, infatti, avrebbe un motivo più che valido per eliminare Harlan Thrombey, uomo che l’esperienza e l’età hanno reso tanto lungimirante quanto sagace e pragmatico.
Tra interrogatori scanditi dai tasti di un pianoforte, coltelli più o meno affilati e performance sensazionali dal gusto teatrale, Johnson attraversa il confine della tradizione servendosi di un caso misterioso. Un labirinto intricato e ambiguo che si districa tra risate, azione e indagini. La struttura del giallo viene utilizzata dal regista per trascinare gli spettatori anche nel complicato mondo dei drammi umani, della viltà e dell’indolenza. Per farlo, egli si serve di un punto di vista inedito, quello della vera sorpresa del film: il personaggio di Ana de Armas, l’infermiera Marta Cabrera. La fidata badante di Harlan Thrombey, è una gran lavoratrice figlia di immigrati irregolari, e può essere considerata la persona più vicina ad Harlan di qualsiasi altro membro della famiglia. Benoit Blanc, tanto acuto quanto maldestro ispettore, la sceglierà come guida, attribuendole il soprannome di Watson. Elementare, no? Cena con delitto – Knives Out intrattiene e coinvolge, e incanta con i suoi continui colpi di scena lasciando lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.

Con Cena con delitto – Knives Out Johnson si è divertito però, in maniera sorniona e funambolica, a sovraccaricare di rimandi politici e affilate stoccate la tradizione letteraria e cinematografica del whodunit (ovvero una storia sul “chi è stato”, con un omicidio da svelare lentamente e inesorabilmente tenendo la narrazione appesa a un filo). Il bersaglio, evidente e smaccato, sono l’America e i suoi vizi capitali, scanditi da una partitura di colpe, menzogne (solo?) apparenti e una moltitudine selvaggia di personaggi, molti dei quali figli del patriarca fatto fuori con un colpo netto alla gola, che non risparmiano un’ampia dose di crudeltà…

La villa dei Trombey raffigura la contemporaneità politica e sociale degli Stati Uniti. Microcosmo metaforico per raccontarci l'oggi in ampolla. Se le figurine umane da Cluedo (come si fa notare nel film) rientrano nei canoni stereotipici atti alla progressione, la rappresentazione politica si riferisce concretamente e realisticamente all'America trumpiana.
I famigliari di Harlan si muovono attorno al suo patrimonio, pomo della discordia, come le tante facce del medagliere americano: dallo sciacallo nazionalista, all'imprenditore squalo dei diritti commericali, fino alla la gioventù antipodica filo-nazista e filo-democratica. Realistiche espressioni da leggersi per quello che rappresentano. In mezzo a loro si muove Marta, famiglia uruguaiana, rappresentante di tutti i popoli ai quali si sta impedendo l'accesso in terra statunitense.
Marta è accolta come parte della famiglia, protetta finché non avrebbe sovvertito l'ordine dei ruoli. Spetta a lei farsi portavoce di un'America che dovrebbe cambiare, destinata inevitabilmente a ciò come inalterabili sono i paletti del giallo di Johnson (e il finale ci suggerisce questa speranza).
E così, mentre la trama progredisce e alletta lo spettatore, la parabola politica costruisce un film intelligente, parodico e attuale in una cornice d'antan.
"Knives Out" non ha nulla da nascondere, non serve scavare per trarne la metafora. I coltelli sono "fuori dal fodero", tanto nel profilmico con quella raggera di lame a vista, quanto nel metafilmico che cita a piene mani senza perdere di vista le sue particolarità.
A Kenneth Branagh in "Assassinio sull'Orient Express" era sfuggita proprio questa stabilità tra renovatio e speculum, esaurendosi in uno sforzo visivo da superfetazione produttiva (nulla aggiunge, anzi deteriora rispetto al classico di Sydney Lumet e prima ancora della sua scrittrice). "Knives Out" perfeziona il tiro, ribalta gli schemi e riconferma Rian Johnson artista che spezza la tradizione senza ammazzarla. His rules, his home, his movie.

lo de Rian Johnson no es solo utilizar los códigos de géneros establecidos sino darles la vuelta, mancillarlos y, de paso, hacer algún que otro comentario que estoy convencido que gran parte del público ni olerá (al igual que el núcleo duro de fans de Star Wars no aceptó como les veía Johnson). Así, Puñales por la espalda, además de ser un entretenidísismo Cluedo (sagazmente mencionado en la película al hacer referencia a la gran mansión donde tiene lugar la acción), ofrece un retrato sociológico acerca de una familia (una sociedad) que ha heredado los bienes de su predecesor sin merecerlo en absoluto y creerse superior por mera cuestión genética, como si los privilegios fuesen algo que se obtiene por merecerlos y no por mero azar. Y ahí es donde el personaje de Armas, brillante tanto en su humildad como su fortaleza, se convierte en el eje discursivo de la película: su enfermera uruguaya (¿o era brasileña?) sufre todas la inclemencias imaginables por parte de los gringos en un sutil, pero presente, juego de desprecios naturalizados que convierte a Puñales por la espalda en un certero estado de la cuestión sobre un país obsesionado con las armas (aunque las de de fuego estén totalmente ausentes de la cinta), los muros y los inmigrantes que vienen a destrozar el legado (más que cuestionable a la vista de los herederos).

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