Marianne, giovane pittrice, si reca in una casa, forse di nobili, in un angolo sperduto e ventoso di Bretagna, per fare il ritratto di Héloïse, uscita dal convento per essere "ceduta" (oggi diremmo venduta), al posto della sorella morta, a un nobile di Milano.
in quell'angolo di mondo Héloïse è triste e insopportabile, forse per la sorte che l'attende, ma la missione impossile di Marianne riesce, alla fine ci sarà un quadro bellissimo, ma non è quello che vediamo all'inizio del film.
le due ragazze, giorno per giorno, si conquistano, e la loro vita cambierà per sempre, quei giorni saranno incancellabili, per sempre.
e il numero 28 sarà molto importante.
un film d'amore, di pittura, di musica, di paesaggi e di bellezza vi aspetta, non abbiate paura della bellezza, sarete ricompensati - Ismaele
…Portrait
of a Lady on Fire (nel significato doppio di ritratto di una
donna in fiamme), un’opera attraversata da una delicatezza rara (la
mano lieve ma sempre rigorosa alla regia della Sciamma) che affronta il tema
della scoperta del sé, della propria sessualità, attraverso l’incanto
artistico, ruotando attorno al doppio binario del fascino della pittura e della
bellezza del rivelarsi poco a poco di due ragazze ritrovatesi a vivere un
momento cocente di passione, di una prossimità fisica bollente come il fuoco
del titolo e del dipinto.
Céline Sciamma segue con
occhio sempre presente e partecipe, con indulgenza e tenerezza il
conflitto interiore vissuto dalle due bellissime e bravissime protagoniste,
e ne scioglie lentamente e carezzevolmente i nodi emotivi e comportamentali,
trasferendo fuori dallo schermo la percezione realistica di un sentimento prima
imploso, poi per un attimo esploso e poi infine confinato e affidato alla
custodia della memoria. Perché proprio come nel bellissimo mito di Euridice e
Orfeo in cui il film si definisce e si “specchia”, creando il parallelismo di
senso nell’amore che svanisce di fronte ai propri occhi per il troppo
desiderio, Portrait of a Lady on Fire getta un ponte di raccordo
con quelle ragioni della proiezione e della memoria che spesso brillano più
della realtà, e indica come – di fatto - il poeta (o l’artista) sia più
propenso a coltivare l’idea che la verità…
…Ritratto della giovane in
fiamme non si limita quindi
al racconto della scoperta di un amore, ma più in generale traccia una possibile via
all’emancipazione, sessuale e quindi politica. Sciamma utilizza
le sue attrici (Noémi Merlant e Adèle Haenel) con grazia
sempre più scoperta; mette in scena un mondo in cui la presenza maschile è un
semplice vettore (i rematori della barca che portano Marianne all’isola, il
fattorino incaricato di consegnare il quadro al futuro marito di Héloïse a
Milano) o una indefinita serie di volti nella folla, una realtà marginale che
irrompe nelle uniche scene mondane del film (galleria d’arte o teatro);
utilizza la concretezza materica dei colori e l’impulso erotico della musica (dal
sabba in odore di stregoneria buona di un falò notturno in cui si canta polifonicamente
“non si può fuggire” – da sé, dai propri sentimenti – all’Estate vivaldiana del
finale) come puntelli emotivi; ragiona sulla sottile differenza tra rimpianto e
ricordo (Héloïse che a letto sussurra: «ho imparato un nuovo
sentimento»); usa il mito – quello ricorrente di Orfeo e Euridice,
evocato e dibattuto nella scena che è al cuore del film – in maniera
concretissima, arrivando a fissare sulle pagine delle Metamorfosi ovidiane l’unica
memoria che a Héloïse resterà di Marianne, un autoritratto disegnato copiandosi
in uno specchio incastonato tra le gambe dell’amata; mescola elementi pittorici
del canone romantico (la scogliera, il mare in tempesta)
con reminiscenze minimali, quasi gozzaniane, degli interni che i personaggi
abitano.
Sciamma tratteggia il suo discorso culturale e
politico nascondendolo dietro un’anima mélo; punta il suo sguardo di donna (e
questo è un film di occhi e di ciglia, di increspature di pelle, di sussurri e
di sospiri) su un amore impossibile che cerca e trova spazio, contro ogni
rispettabilità imposta dall’alto, rivendicando la possibilità di un modo
diverso di stare al mondo e in noi stessi (in loro stesse!), fieri e
consapevoli.
Ritratto della giovane in
fiamme fonde
magistralmente forma e contenuto, teoria e racconto, cultura di genere e diritto alla
passione, concedendosi qualche languore ma con gli occhi lucidi
e ben puntati sul nocciolo, ancora ben vivo, della questione.
…Una delle ragioni di maggiore entusiasmo è la densità
di significati che Céline Sciamma ha saputo inserire nel film, senza però
appesantirlo minimamente: la narrazione scorre veloce e coinvolgente, pur
fornendo spunti di riflessione sul femminismo, sul rapporto fra artista e musa,
sulla pittura (e il cinema) come sguardo che restituisce sostanza ai soggetti
immortalati, sul mito di Orfeo ed Euridice.
Il fatto che Sciamma abbia saputo realizzare un film compatto, nonostante la quantità di elementi narrativi messi in campo, è ragione d'elogio di per sé. Che l'abbia fatto mettendo in scena una vicenda struggente ed emozionante è la cifra di un cinema di enorme livello.
Il fatto che Sciamma abbia saputo realizzare un film compatto, nonostante la quantità di elementi narrativi messi in campo, è ragione d'elogio di per sé. Che l'abbia fatto mettendo in scena una vicenda struggente ed emozionante è la cifra di un cinema di enorme livello.
…Céline Sciamma si prende tutto il tempo per descrivere
con piccole pennellate narrative la nascita di un amore che – scopriremo nelle
due straordinarie, delicate eppur potenti scene finali del film – durerà per
sempre, senza mai svanire, anche quando la vita separa i destini delle due
donne. Il rapporto tra Marianne ed Héloïse nasce sulle scogliere battute
dal vento e dalle onde dell’Oceano Atlantico, o nella cucina scarna e disadorna
del castello disabitato e non restaurato usato come set e congelato dal tempo –
ambienti e paesaggi mirabilmente fotografati da Claire Mathon. L’amicizia e poi
una sorta di reciproco abbandono ai propri sentimenti diventa amore sotto lo
sguardo della giovane cameriera Sophie (Luàna Bajrami), che ne diventa
anch’essa quasi complice, dopo che le due ragazze l’aiutano ad abortire.
…Il significato di
queste amitiés, così come le loro implicazioni più o meno
sovversive, varia in base al periodo storico di appartenenza, ma c’è un
dettaglio che le identifica tutte: il loro esistere al di fuori delle
imposizioni sociali, familiari ed economiche rappresentate dall’istituzione
matrimoniale che imbriglia invece i rapporti uomo-donna. «Perhaps what writers
liked about this kind of bond was that it seemed so unlike the one between men and women as codified in
marriage. They imagined it as pure emotion, soaring above the wordly
concerns of law, economics, and reproduction», scrive Emma Donoghue.
A Céline Sciamma,
che è una cineasta del 21esimo secolo, non interessa però una visione
esclusivamente emozionale e romantica dei personaggi femminili, e cala Marianne
e Héloïse in un contesto molto concreto: l’amore che nasce tra loro non è una
fuga dalla realtà, ma uno strumento per vivere nella realtà, e nel futuro che le attende,
in maniera più piena, consapevole e indipendente, se non sul piano materiale
almeno su quello intellettuale…
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