giovedì 28 giugno 2018

O Palhaço - Selton Mello

un pagliaccio insoddisfatto, vorrebbe cambiare vita, ma non ce la fa.
Benjamin fa il pagliaccio in un circo di provincia, non in Europa, ma in Brasile, pochissime persone, pochissimi spettatori.
e quella è la vita, uno che ride giustifica il lavoro del clown.
l'inizio del film è strepitoso, vedere per credere.
non sono i clown di Fellini, altri tempi, altro mondo, altro continente, ma il film di Selton Mello si fa vedere bene.
buona visione - Ismaele



Nel loro piccolo numero di clowns, sempre uguale, il padre Valdemar (un bravissimo Paulo José) e il figlio Benjamin (interpretato magnificamente dallo stesso Selton Mello) comunicano in modo privilegiato. Il loro rapporto è lì, camuffato sì dalla goffaggine dei trucchi e dei costumi, ma mai insincero, mai dissimulato. Diventa facile per il padre capire che Benjamin desidera lasciare il circo per provarsi nella vita che non ha mai avuto: fatta di normalità comune, con una casa, dei documenti anagrafici, una donna da amare. Una vita, soprattutto, in cui Benjamin non rida ad arte, ma per puro diletto e perché qualcuno vuole e sa farlo ridere. Se ne va via così Benjamin, trascinando la sua malinconia (il tarlo del pagliaccio) e l’ossessione per i ventilatori nelle strade di una vita che spera nuova e diversa, salvo dover fare i conti con la verità delle cose: il gatto beve il latte, il topo mangia il formaggio… io son pagliaccio! O Palhaço è un film delicatissimo, ispirato e toccante. Flessuoso come il suono dell’accordéon che lo accompagna. Un film in cui il talento di Selton Mello è grande quanto l’intimità della storia che racconta.

…Y con ese control tremendo sobre lo que está pasando, que para eso se encarga de absolutamente todos los departamentos importantes, Selton Mello se permite virguerías como representar una actuación de payasos del circo al completo (o casi) integrada perfectamente en el metraje. El trabajo de documentación para interpretar a este personaje, tanto por su parte como por la de Paulo José, el padre (y también payaso) del protagonista, da sus frutos, como también ocurre con el resto del elenco. El circo tiene vida propia, y cada uno de sus componentes juega un papel dentro del ecosistema, pero es que además consiguen encandilar con sus personalidades.
Pero más allá de la carpa, todos los personajes que aparecen en la aventura del payaso Benjamín son tan fantásticos como el forzudo, el trapecista o la bailarina exótica; no hay espacio para lo anodino ni lo gris. Tampoco en la paleta de colores, cálida y luminosa la mayor parte del tiempo; solo oscura cuando los personajes viven momentos oscuros. El payaso cuida de todo detalle para rematar noventa minutos de viaje al otro lado del espejo, entre los que también se cuenta una banda sonora autóctona evocadora y agradable. El país donde se desarrolla es Brasil, pero este es un Brasil etéreo y onírico, alejado de favelas o de los carnavales…
Não é inédita, de qualquer forma, a imagem do palhaço triste, que pinta um sorriso sobre a boca, faz todos rirem mas chora por dentro. Ela é quase indissociável da arte do circo durante o século 20, quando o ocaso dos espetáculos itinerantes, substituídos pelo cinema, rendeu filmes melancólicos como Os Palhaços (1970), de Fellini. Não por acaso, Mello cita entre suas referências para o filme alguns ícones da memória afetiva do humor: Jacques Tati, Oscarito, Didi Mocó.
O Palhaço tem um pouco de Wes Anderson também. Por onde passam, Benjamin e sua trupe são mostrados com aqueles enquadramentos geométricos de tableau vivant que marcam o cinema de Anderson - e Benjamin, com sua fala engasgada e sua postura reta, de quem enrijeceu com tantos dilemas mal resolvidos, bem que podia ser um dos excêntricos Tenenbaums....

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