è una ribelle, riconosce solo l'autorità del padre, ma non sempre.
muore a 56 anni, lasciando parole bellissime (qui si possono leggere tutte)
nel film succede tutto, anche se sembra che niente succeda.
il piccolo mondo di Emily Dickinson è la sua famiglia, e poco altro.
e dalla sua finestra vede tutto il mondo.
Terence Davies è bravissimo come sempre (come tutti gli attori), quando si entra in un suo film non bisogna avere fretta, poi si sarà ricompensati.
A Quiet Passion è del 2016, arriva in sala, miracolosamente, dopo due anni, per i miei gusti è un film da non perdere.
scrive Emily Dickinson:
Una parola muore
quando è detta
Una parola muore
quando è detta
Dice qualcuno −
Io dico che proprio
Quel giorno
Comincia a vivere.
Una parola muore
quando è detta
Dice qualcuno −
Io dico che proprio
Quel giorno
Comincia a vivere.
Qui la recensione di un altro gran film di Terence Davies
dice Terence
Davies:
«Nel film c’è più
di una componente autobiografica; io sono il più giovane di dieci fratelli di
una famiglia cattolica di Liverpool, e quando ho scoperto la mia omosessualità
(in un’epoca in cui era addirittura un reato) pregavo ardentemente di poter
essere come tutti gli altri, senza trarne alcun conforto. Come Emily Dickinson
nella vita sono sempre stato una persona che “sta al di fuori”, osserva gli
eventi piuttosto che viverli».
Vita di Emily Dickinson, la signorina che dalla
sua stanza di Amherst, New England profondo, ha cavato fuori quei pezzi di
poesia che sappiamo. Prevalentemente vestita di bianco. C’era da temere il
santino, invece ne è venuto fuori uno dei migliori biopic da parecchio tempo a
questa parte. Merito di una sceneggiatura non genuflessa di fronte al mito, con
dialoghi acuminati e urticanti, con perfino qua e là un andamento da
sophisticated comedy assai witty. Un film scritto e diretto da Terence Davies,
un maestro vero (do you remember Voci lontane, sempre presenti?)
che ormai davo per perso dopo aver visto nel novembre 2015 a Torino il suo
deludente Sunset Song. Invece qui miracolo.
Non sbaglia niente, ritrova la purezza e il rigore del suo cinema, quella
propensione al tableaux vivants però percorsi da fremiti vitali, mai ingessati,
mai ossificati. Con in più movimenti sinuosi di macchina che non gli ricordavo
(c’è perfino una carrellata circolare – si potrà dire? – da urlo).
Emily Dickinson vien presentata nel suo talento, ma anche nella sua durezza e asperità di carattere, nella sua intransigenza verso se stessa e gli altri che con il tempo peggiorerà, e che non risparmierà nemmeno le persone a lei più care, il padre, la madre, la sorella, il fratello. Mai prona alle convenzione, con nessuna voglia di darsi alla carriera di moglie e madre, e difatti mai si sposerà. Uno di quei rari film che alla smaltata confezione sanno unire una narrazione complessa e avvincente, e personaggi che vivono di vita vera...
Emily Dickinson vien presentata nel suo talento, ma anche nella sua durezza e asperità di carattere, nella sua intransigenza verso se stessa e gli altri che con il tempo peggiorerà, e che non risparmierà nemmeno le persone a lei più care, il padre, la madre, la sorella, il fratello. Mai prona alle convenzione, con nessuna voglia di darsi alla carriera di moglie e madre, e difatti mai si sposerà. Uno di quei rari film che alla smaltata confezione sanno unire una narrazione complessa e avvincente, e personaggi che vivono di vita vera...
…"A
Quiet Passion" non è un film rivoluzionario anche se è realizzato con cura
e in maniera composta, descrivendo con accortezza il personaggio della Dickinson
senza scadere nelle ovvietà. Inoltre è un'opera che permette anche una
riflessione sulla filmografia di Terence Davies: il regista di Liverpool non
solo ha inserito in questo lavoro le sue tematiche ricorrenti come il senso di
colpa o la guerra (in questo caso quella di secessione, evocata da una serie di
immagini che ritraggono i caduti in battaglia), ma raccontando i Dickinson ha
realizzato un quadro familiare diversissimo da quelli che sono apparsi finora
nel suo cinema. Infatti se la famiglia nel suo cinema è stata soprattutto il
luogo dei conflitti, qui è quello dell'accoglienza, malgrado non manchino
momenti di confronto anche acceso. Intellettuale gay che ha scelto di vivere da
single, convinto di non riuscire a trovare un compagno, Davies si è dedicato
interamente al proprio lavoro, trovando probabilmente nella vicenda della
Dickinson degli aspetti in comune con la propria poetica e sensibilità, ma
anche degli spunti per realizzare una sorta di opera che sia al tempo stesso
contigua e complementare a quanto realizzato finora.
…Mientras
en su primera parte disfrutamos de lo mejor de la película- la Emily joven-
donde cada secuencia es digna de admiración e incluso nos saca alguna sonrisa
en su segunda mitad- a partir de un trágico suceso- todo se vuelve gris y
dramático, descubrimos a la Emily amargada y triste, un ser huraño que no
quiere salir de su habitación y decide cortar con la sociedad aislándose
en su mundo.
Lo que a veces hace crear secuencias muy bellas, otras veces-sobre todo en su tramo final-hace que caigamos en la desesperación ante tanto drama que nos muestra con unos diálogos sacados de los textos de la autora que por muy bellos que suenen en la literatura no siempre es compatible con el idioma cinematográfico…
Lo que a veces hace crear secuencias muy bellas, otras veces-sobre todo en su tramo final-hace que caigamos en la desesperación ante tanto drama que nos muestra con unos diálogos sacados de los textos de la autora que por muy bellos que suenen en la literatura no siempre es compatible con el idioma cinematográfico…
… A Quiet Passion
tenta il colpaccio. Davies è un esperto di ossimori e nature morte (“Distant
Voices, Still Lives” docet) e l’idea di portare sullo schermo una vita scevra
di eventi come quella di Dickinson, poetessa reclusa, ben si attaglia al suo
stile trattenuto e struggente. Sfida vinta solo in parte. Tralasciando la
recitazione, impeccabile, la pellicola è lenta nel sedurre lo spettatore con
soluzioni visive, movimenti di macchina, dissolvenze incrociate. I dialoghi, al
contrario, sono sovraccarichi e difficili da metabolizzare. Come se i primi
minuti dei “Misteri del giardino di Compton House” valessero per l’intera
durata film: wit, wit, wit. In più, le poesie. A volte arriva la zampata, molte
altre un dialogo brillante fa dimenticare il precedente come un chiodo scaccia
chiodo sintomo di scarsa armonia drammatica. Si ha l’impressione di vedere un
libro senza potersi soffermare sulla pagina. Una scena, almeno una, è
esilarante. Quella del tè pomeridiano con l’acqua (vedere per credere). Il
resto del film è un viaggio nella psiche di Emily, e nella morte. Le immagini
più riuscite filmano la malattia, il rantolo, l’ultimo respiro. Qui Davies
torna ai livelli di raffinata umanità che l’hanno fatto conoscere trent’anni or
sono…
È
ammirevole come un autore riesca ad essere coerente con se stesso nonostante il
passare del tempo e delle mode. Si ha l’impressione che Terence Davies abbia
girato A quiet passion esattamente come avrebbe fatto
trent’anni fa: sceneggiatura accuratamente letteraria, ambientazione
invariabilmente nel passato (che nei suoi film va dall’oleografico Ottocento
fino ai non meno crepuscolari anni Cinquanta), piani sequenza con predilezione
per i movimenti laterali o circolari, e in sottofondo la voce fuoricampo, che
narra senza spiegare nulla, che preferisce aggiungere una sensazione piuttosto
che una spiegazione, che viene anche lei dal passato, come voce lontana sempre
presente…
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