intanto entra nelle persone che compiono delitti terribili, oppure soffrono le pene dell'inferno.
due poliziotti abituati a trattare casi di ubriachi, al massimo, si trovano dentro questa spirale di orrore, terrore, dolore.
qualche indizio, non risolutivo, fa pensare che la colpa sia dello straniero, ma poi il diavolo continua a operare.
uno dei due poliziotti ha una figlia, che soffre per via di quel demonio.
si passa allora al professionista massimo, in questi casi, lo sciamano-esorcista, che arriva al villaggio sulla sua macchina sportiva.
impressionanti i suoi riti contro il diavolo, ma anche lui fallisce, sembra.
e non tutto è come sembra, in questo film che ti intrappola e solo alla fine sai che fine non c'è, e non puoi dirlo a nessuno.
cinema altissimo, non perderlo, se ti vuoi bene - Ismaele
…visivamente The
Wailing è grande cinema. Nelle continue piogge, nelle sopracitate scene del
crimine (terribili, inquietanti), negli inserti onirici (?), nelle scene nel
bosco, in quelle con il pick-up, in tutte le sequenze che strizzano l'occhio
all'horror tout court (la morte in ospedale di quello, "l'uomo
zombi", l'incredibile finale nella caverna).
Na è un maestro della messa in scena, pazzesca.
Ma è anche uno che sa scrivere come pochi, che osa, che va oltre, che
personalizza, che non ha paura di aggiungere e aggiungere, uno ambizioso che
mette su un baraccone quasi impossibile da tenere in piedi.
Eppure lui ci riesce, e alla grande.
Più il film va avanti più si fa piede l'ipotesi che sì, in tutte queste
faccende ci sia dietro qualcosa di più grande dell'uomo.
Ma si fa fatica a capire chi rappresenti veramente il Male, se il
giapponese o quella giovane ragazza vestita di bainco che più volte aveva fatto
capolino.
Chi sta cercando chi?
Chi vuole distruggere chi?
Chi sta provando a difendere gli abitanti?
E poi, alla fine, la verità, o almeno parte di essa, si scopre…
da qui
…The Wailing è film cupo, duro, cattivo che non risparmia nulla come
dovrebbe essere ogni qualvolta una storia va a sguazzare nel magma
dell’oscurità che ristagna in fondo all’animo umano: la colpa da espiare, la
paura e l’avversità che evoca il diverso, il dubbio che rende sempre la realtà
nebulosa, il confine tra il Bene e il Male sono i temi che Na utilizza per creare la sua storia. Inoltre essendo
oltre che un bravo e talentuoso regista anche un fine sceneggiatore, il film
avviluppa lo spettatore in spire sempre più strette nelle quali le carte in
tavola sembrano cambiare in continuazione creando sconcerto, e forse anche
qualche confusione.
Citando il Vangelo, richiamando episodi che fanno parte della
tradizione cattolica (il gallo che canta tre volte), mostrando una Chiesa
incapace di far fronte ai dubbi e alle paure dell’uomo e riti sciamanici tanto
potenti quanto inefficaci, Na ci dice a chiare lettere che sconfiggere il Male è
impresa improba, perché il diavolo altri non è che la proiezione delle nostre
colpe e delle nostre paure.
Sebbene la prima parte si configuri più come un lungo
prologo, è proprio in quei frangenti che il regista mostra tutto il suo
talento: l’ambientazione agreste-montana è magistralmente resa, la pioggia
battente e le ambientazioni buie concorrono a creare un clima opprimente e
inquietante. Quando poi The
Wailing vira verso
l’horror, non mancano le immagini dure e gli effetti speciali ben confezionati
oltre che un paio di scene da antologia, su tutte quella del rito sciamanico.
Ma è soprattutto nel beffardo modo di dipanare la storia che Na raggiunge i livelli più alti di qualità: la capacità di
tenere saldamente in mano la storia, di tracciare false piste e di creare delle
flebili certezze che ben presto si ribaltano, riesce a costruire un labirinto
demoniaco e angosciante sul quale aleggia la beffa.
Il finale, carico di dramma e che lacera profondamente, è la
firma in calce ad un'opera che per originalità, profondità delle tematiche,
suspense e atmosfere va sicuramente considerata tra le migliori del genere
degli ultimi anni.
Il cast è di quelli che lasciano il segno grazie ad
interpretazioni eccellenti, soprattutto quella di Kwak
Do-won, nella parte del
poliziotto, che vediamo all’opera nel suo primo ruolo da protagonista; accanto
a lui, nei panni di uno sciamano dai tratti grotteschi, Hwang
Jung-min che mostra
tutta la sua versatilità e l’attore giapponese Jun
Kunimura, altro vecchio
leone sempre verde nella parte del misterioso abitante della foresta.
da qui
…El refugio en lo irracional no es sino una
respuesta consecuente a un horror también irracional, por desconocido e
indeterminado. El extraño indaga
en los mecanismos del miedo como respuesta a un estatus ilusorio, ficticio.
Aquello que nos rodea y nos comprende como seres no deja de ser una farsa, y
así lo dibuja Na Hong-jin en un cuadro inestable. Una farsa de la que se
alimentan no sólo ese temor y sus propias leyendas, también una sociedad
inclemente. Una farsa que comprendida desde la distancia, y relevada de los
dispositivos de género que provee el coreano, continúa siendo igual de
terrorífica y reveladora. Una farsa de la que se apodera, algo ya habitual en
el cine del autor de The Yellow Sea,
un desgarrador y sobrecogedor drama liberado entre instantes, desoladores
gemidos y gestos anquilosados. Una farsa cuya única esperanza se atisba en
un halo de humanidad que rasga la superficie y nos devuelve de nuevo a esa
mentira, nuestra mentira.