dopo aver visto la prima parte si può dire che non c'è lavoro per gli avvocati, Berlusconi (Toni Servillo) sembra una macchietta di se stesso o anche un po' deficiente.
il lavoro di Sorrentino sembra quello di un pittore, alla Hieronymus Bosch, che dipinge un mondo, un tempo, un ambiente, zoomando su un particolare e poi un altro e così via.
sembra che tutti siano parte di un grande disegno, e la seconda parte mostrerà quanto l'interpretazione esposta sia corretta o meno.
per quanto sembri la prima parte di una serie, un film di tre ore l'avremmo visto con piacere, solo un trucchetto per farci pagare due biglietti?
ricordo La meglio gioventù al cinema, era in due parti, ma durava quattro ore.
comunque sia Loro è un film che non si dimentica, bravi gli interpreti, amareggiati tutti quelli (noi) che hanno subito quegli anni, da quella gente, ma questo è un altro discorso.
buona visione, intanto - Ismaele
…Loro 1 corre tantissimo e dura un attimo ma davvero non è un
film, è l’introduzione ad un film. La divisione in due capitoli non è
funzionale e non funziona, somiglia più a quella in due puntate di una
miniserie, manca tutto l’intreccio e la sua soluzione, manca l’essenza della
storia e ci sono solo le presentazioni dei personaggi, dinamiche come in un
film inglese degli anni ‘90 oppure sornione come in una commedia ben scritta.
Quello che è chiaro semmai è il tono: il massimo della vita (il sesso, il
denaro, la bellezza sconfinata di persone, luoghi e possibilità) si accompagna
necessariamente allo squallore, alla piccineria, all’ignoranza e alla
decadenza. Filo conduttore di tantissimo cinema di Sorrentino e qui (coerentemente) applicato ad
un contesto indubbiamente appropriato.
È insomma molto bello Loro 1, ma è solo un inizio. Anche tutto quello che di stimolante si può intuire è più in potenza che in atto.
È insomma molto bello Loro 1, ma è solo un inizio. Anche tutto quello che di stimolante si può intuire è più in potenza che in atto.
…C'è un po' tutto quello che ci si aspetta.
Inevitabile conoscendo
l'estetica del regista e i suoi precedenti, che pesano moltissimo e che in
fondo minano l'originalità di alcune trovate in assoluto anche divertenti,
geniali, del film. Resta un retrogusto come di 'riscaldato'. Un
senso di già visto, che comunque funziona, perché il personaggio ha
una capacità di penetrazione unica, per quanto il Divo e l'Andreotti di Toni Servillo fossero di altra pasta. In compenso qui c'è più margine
per spostarsi sul terreno del grottesco piuttosto
che della critica sociale (come in La Grande Bellezza), che tutto sommato
dovremmo aver già ricavato dalle cronache reali…
…Per Paolo Sorrentino il potere, in
qualsiasi forma esista, è inestricabilmente legato al ridicolo. Nella sua
filmografia fatta solo di potenti (in diverse forme, diverse ricchezze e diverse
tipologie) sempre questi sono legati al grottesco, al comico e al risibile.
Come se non ci potesse essere vessazione e possibilità di fare il proprio
volere senza finire ad essere macchiette, i potenti come si muovono fanno
ridere. E così Berlusconi vive in un mondo in cui tutto fa ridere, anche una
gita con la moglie in moto d’acqua è un momento grottesco. Ma
non è il grottesco maligno, notturno e ombroso de Il divo, è
un grottesco simpatico e buffonesco, così bambinesco da ispirare tenerezza. Il
Silvio Berlusconi di Servillo è impermeabile, non capiamo cosa
pensa, si aggira irrequieto e non somiglia al reale Silvio, ma più ai pupazzi
di gomma con la sua effige. Non è lui, è una sua presa in giro moderata, che
riesce a non stonare in un film che non è comico.
Scevro da particolari volontà politiche, Sorrentino pare
onestamente affascinato da quest’uomo che tutto può in un momento della sua
vita in cui l’apice è passato e sente la decadenza, gestisce una squadra di
calcio non più grandissima e detiene un ruolo nella politica non più
granitico. Con questo mood, Silvio si aggira nei suoi possedimenti, con una
moglie da riconquistare stancamente e una corte di miracoli che gli ruota
intorno, fatta di chitarristi, ex ministri e servitori. Sappiamo tutti come andrà
a finire, cosa accadrà tra questo plotone di donne nude in festa e l’ex premier
annoiato, Sorrentino e Contarello (che con
lui ha co-sceneggiato) creano un’attesa che è l’essenza stessa dell’arte di
raccontare.
Purtroppo Loro 1 è un film incompleto, che finisce
nel momento in cui presentati i personaggi sta per partire la storia. Non ha un
suo arco, è un solo un abbocco, pieno di momenti fenomenali al pari di
metafore di inusitata banalità e tristezza, momenti di cinema altissimo, capaci
di trovare l’immagine e lo scenario che condensano mille riflessioni (scatenate
nella testa dello spettatore), al pari di altri sconfortanti per puerilità.
…Vero protagonista della prima parte è
Sergio Morra, una reincarnazione di Giampaolo Tarantini interpretata
(benissimo) da Riccardo Scamarcio; invero, il film raramente offre nomi e
cognomi dei personaggi reali, ma libere e fantasiose reinterpretazioni. Morra è
un faccendiere che vorrebbe fare il salto di qualità, abbandonare quel
"cesso di Taranto" trasferendosi a Roma. L'illuminazione giunge
mentre, facendo sesso e pippando cocaina, scorge sul fondoschiena di una escort
un tatuaggio: è il volto di Silvio Berlusconi, ma già trasformato nella
maschera di Toni Servillo.
"Loro 1" potrebbe essere
quello che "La grande bellezza" non riusciva a essere fino in fondo,
almeno per chi scrive: la fotografia della decadenza italiana (e per sineddoche
il tramonto dell'Occidente?), dalla prospettiva di chi ha scelto
deliberatamente di farne parte; nel film premio Oscar e vero spartiacque della
carriera del regista, il commento fuori campo e gli aforismi di Jep Gambardella
rivelavano un eccesso di autocoscienza che lo poneva comunque al di sopra della
fauna attraverso cui si muoveva. Scomparsa questa consapevolezza, in "Loro
1" resta l'ebbrezza, la rappresentazione realista (e quindi grottesca) non
soltanto di una fenomenologia sociale ma anche di un immaginario collettivo. Ed
è per questo che Sorrentino, descrivendo non l'apogeo dell'età berlusconiana ma
il tardo impero, inizia dalla base del prodotto (e dall'indotto) di
quest'epoca. Una prima ora che è un'allucinata e sfrenata festa con la musica a
fare da catalizzatore per movimenti di macchina ingiustificati e jump-cut,
realizzando non l'orgia del potere ma il potere dell'orgia. Morra si ricicla
spericolato entrepreneur e agente di molte ragazze ma, in fin
dei conti, va avanti a fare il pappone: il corpo femminile è la merce di
scambio, la strategia per una scalata gerarchica…
…Schietto, ironico, ma anche cattivo, il Silvio di Paolo
Sorrentino (non sentiamo mai pronunciare il suo nome completo) è
un uomo a un bivio, così come lo sono gli spettatori che per completare la
visione e il quadro che il regista ha dipinto dovranno aspettare fino
all’uscita di Loro 2.
Nel suo essere un racconto incompleto di un’idea
precisissima che il regista vuole raccontare, Loro 1 è
comunque un’operazione intrigante, che unisce l’impronta del regista, che non
rinuncia al suo stile e al suo bagaglio visivo (per fortuna), a una biografia
impegnativa che ha scelto di inquadrare in un periodo storico preciso ma con
una tecnica poco discorsiva, preferendo l’impressionismo alla successione dei
fatti, associando all’uomo privato, l’idea che “lui” proietta intorno a quel
marcio vortice di ambizioni e speranze, quello stile di vita che la sua icona
ha contribuito a far nascere.
Rozzo, squilibrato, volgare: con Loro 1 Sorrentino
dimostra definitivamente di non avere le doti artistiche necessarie per
trasformare corruzione e vizio in un affresco potente e sperimentale (si
confronti con lo scorsesiano The Wolf of Wall Street).
Eppure, Loro 1 ha un’indubbia forza cinematografica che si
nutre anche dei propri errori: il regista ha un’ambizione ed una sfacciataggine
tali da conferire fascino ad un sistema linguisticamente limitato, ma forte di
un innato senso di grandezza.
Loro 1 è simile all’Italia: paraculo, sbruffone, improvvisato, con lampi di raro ma indiscutibile genio. Nel film di Sorrentino troviamo innervato l’atteggiamento italiano di fronte alle cose: un parassitismo dichiarato (le “influenze” di tanto cinema precedente sono chiaramente riconoscibili ed enumerabili), un’attenzione quasi esclusiva alla superficie (evidente nel tratteggio di situazioni e personaggi), la volgarità cafona, esibita ed esagerata come misura stilistica…
Loro 1 è simile all’Italia: paraculo, sbruffone, improvvisato, con lampi di raro ma indiscutibile genio. Nel film di Sorrentino troviamo innervato l’atteggiamento italiano di fronte alle cose: un parassitismo dichiarato (le “influenze” di tanto cinema precedente sono chiaramente riconoscibili ed enumerabili), un’attenzione quasi esclusiva alla superficie (evidente nel tratteggio di situazioni e personaggi), la volgarità cafona, esibita ed esagerata come misura stilistica…
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