film
vincitore nel 1997 della Palma d’Oro al festival di Cannes (insieme al film di
Abbas Kiarostami “Il sapore della ciliegia”).
una
storia di gelosia e amore, di amicizia e di redenzione, senza troppe parole e
prediche.
inizia
come un thriller, e poi cambia del tutto, comico e tragico.
sorprendente
e semplice, apparentemente.
bel film
davvero, bravissimi gli attori e Shohei Imamura, naturalmente - Ismaele
…Dal
dramma alla commedia.
In mezzo un filo rosso, l'anguilla con cui Yamashita parla e si confida. L'animale, ben trattato col massimo riguardo, è docile e paziente, ascolta con tolleranza e non commenta.
Pesce molto amato dai palati nipponici, è anche simbolo di tenacia nella sofferenza per le incredibili avventure che deve compiere per la riproduzione, paragonabili nel sacrificio solo a quelle del salmone.
E' poi un pesce che si pascia nel fango, un elemento importante. Il fiore del loto che cresce nello stagno melmoso è una metafora molto importante nel Buddismo.
Decisamente da vedere.
Stringere i denti all'inizio, sembra senza senso ed incomprensibile, poi tutte le pedine si posizionano magicamente ed anche alcune scene iniziali diventano divertenti, col senno di poi.
In mezzo un filo rosso, l'anguilla con cui Yamashita parla e si confida. L'animale, ben trattato col massimo riguardo, è docile e paziente, ascolta con tolleranza e non commenta.
Pesce molto amato dai palati nipponici, è anche simbolo di tenacia nella sofferenza per le incredibili avventure che deve compiere per la riproduzione, paragonabili nel sacrificio solo a quelle del salmone.
E' poi un pesce che si pascia nel fango, un elemento importante. Il fiore del loto che cresce nello stagno melmoso è una metafora molto importante nel Buddismo.
Decisamente da vedere.
Stringere i denti all'inizio, sembra senza senso ed incomprensibile, poi tutte le pedine si posizionano magicamente ed anche alcune scene iniziali diventano divertenti, col senno di poi.
…Unagi is still a fascinating,
tightly structured and deftly observed study of loneliness, redemption and
gradual healing, one that in spite of the early violence remains one of
Imamura's most accessible and enjoyable films. Takuro's eel tank hallucinations
aside (one of which briefly echoes a memorable sequence from the previous
year's Trainspotting), the handling is resolutely low-key, the largely
immobile camera quietly observing Takuro predominantly in wide and mid-shots
and rarely in close-up, the traditional cinematic approach to character
connection. The film is also well cast and engagingly performed. I have a
particular soft spot for veteran actor Satô Makoto's turn as the grizzled
Takada and the young boy who practically bellows his appreciation at being
given a potato snack, and showing commendable restraint as Takuro is Yakusho
Kôji, a now busy performer who really came to prominence in the late 1990s with
lead roles in films such as Shall We Dansu? and Kurosawa Kiyoshi's
mesmerizing Cure.
Unagi will always have a
special place in my heart for being the film that belatedly introduced me to
the cinema of Imamura Shôhei. Since then many more of Imamura's films have been
made available in the UK through Eureka's Masters of Cinema label and I'm now
in a better position to judge the film in relation to the director's previous
work. That so many of the earlier films now feel even more exciting and
innovative is perhaps unsurprising – Imamura was 70 when he made Unagi –
but this is still an entrancing work that shines quietly its performances, its
storytelling, its extraordinary opening sequence, and – in its belief that
no-one should be denied the possibility of redemption – its gentle humanity.
Just spare a thought for Emiko, who although the catalyst for the story, died a
violent and unjustified death at her husband's hands for nothing more sinister
than having the hots for another man…
…Quella descritta ne
"L'anguilla" non è nient'altro che la storia di uomo e della sua
solitudine. L'uccisione della moglie ha provocato in lui una ferita profonda:
continua a soffrire e a vergognarsi di ciò che ha fatto. Per questo motivo
preferisce evitare qualsiasi tipo di relazione col prossimo e preferisce
parlare con la sua anguilla, l'unica che conosce la sua storia, che riesce ad
avvertire il suo dolore. Yamashita assomiglia in questo ad un altro
personaggio, Masaki, che, come lui, non riuscendo ad entrare in sintonia con
gli altri, cerca di creare un possibile contatto con gli UFO, gli unici che
forse riuscirebbero ad accettarlo. Ed è qui che Imamura fa entrare in campo
un'altra figura importante, una donna, Keiko, che fisicamente ricorda molto la moglie
defunta del protagonista. Quest'ultimo, dopo averla salvata da un tentato
suicidio, si ritrova obbligato ad offrirle un lavoro come assistente nel suo
negozio ed inizialmente la tratta con particolare freddezza e indifferenza. La
pellicola però ci mostra come il loro reciproco amore si evolve
lentamente, a fatica, da un lato quello di Keiko, più evidente e speranzoso,
dall'altro quello di Yamashita, più lento e sottaciuto…
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