un film che non ti aspetti, nel 1972, dei preti con una faccia sospetta, musiche di Ennio Morricone, sceneggiatura praticamente perfetta, un meccanismo a orologeria, con flashback che non disturbano per niente, in una scuola femminile, a Londra.
attori azzeccati, ragazze brave, il mistero si scopre alla fine, in un film che non sarà stato digerito dalla chiesa e dai democristiani.
Solange parla poco, ma cattura l'attenzione, è, suo malgrado, il centro della storia.
un film da non perdere, abbiate fiducia, vi piacerà molto - Ismaele
attori azzeccati, ragazze brave, il mistero si scopre alla fine, in un film che non sarà stato digerito dalla chiesa e dai democristiani.
Solange parla poco, ma cattura l'attenzione, è, suo malgrado, il centro della storia.
un film da non perdere, abbiate fiducia, vi piacerà molto - Ismaele
…Cosa avete fatto a Solange?, invece è una
pregevole opera cinematografica dove le capacità narrative e descrittive del
regista emergono in modo quasi imbarazzante ma anche il seme da cui
germoglierà, troppi anni più tardi, quella serie televisiva ideata da David Lynch, che rivoluzionerà l’intrattenimento
televisivo in modo quasi irreversibile: Twin Peaks.La metafora fallica del coltello, materia
speculare di tanti revisionisti del cinema horror, è in questo caso fin troppo
esplicita, come se Dallamano avesse voluto prendersi gioco di tutti quegli
esperti con gli occhi foderati di prosciutto Freudiano.La colonna sonora di Ennio Morricone, nome prestigioso di certo,
risulta un lusso sbagliato, con la sua mielosa epicità, stridente con le
immagini essenziali scelte dal regista, così prive di quei lirismi di Argento o Leone che
tanto giustificavano il romanticismo rarefatto di carillon, soprani femminili e
percussioni Bartokiane del grande compositore. Fabio Testi,
con la sua barbetta sulfurea e il fisico da atleta, interpreta perfettamente il
ruolo dell’insegnante di italiano (creato da autori italiani ma figlio dei
pregiudizi esteri): marito fedifrago, erotomane impenitente, fascinoso e
aitante nel corpo, ipocrita e vigliacco nella mente.La costante del particolare
dimenticato dal testimone, (in questo caso la giovane amante) che nel corso del
film, gradualmente, si svela sciogliendo l’enigma, viene rivelato attraverso il
sogno ricorrente, in un contesto fantastico, come a voler isolare e sminuire la
moda Argentiana per l’onirismo estremo e per un escamotage narrativo in sé per
sé venuto a noia ma imposto dalle leggi del mercato e dalla mediocrità di chi
fa il cinema per motivi alimentari e non vuol dare al pubblico nulla che non
abbia già voluto prima…
Straordinario thriller parargentiano dove si respira morbosa
atmosfera di ninfette maliziose, di lolite cresciute troppo in fretta, di
aborti, di mammane, di feroci coltellate, di vilipendio vaginale. Anticipando
certi temi e alcune venature di Picnic ad Hanging Rock,
Dallamano firma un thrilling carnale e sanguigno, dove
"fulcianamente" pochi personaggi si salvano (non ultimo Testi con la
passione per le ragazzine) e i flashback brillano di una bellezza visiva e
narrativa da lasciare senza fiato. Valore aggiunto la fotografia massaccesiana
e lo score morriconiano.
…La trovata più accattivamente
del film sta nella volontà di Dallamano di rendere ogni cosa non ben definita
ed incerta: le ragazzine nel film sono delineate sia come vittime sia come
carnefici, la vicenda si svolge all’interno di un collegio esclusivamente
femminile ma appare subito chiaro che quasi tutte le alunne sono sessualmente
attive, il ruolo del prete come educatore morale viene subito demolito dai
sospetti che immediatamente si concentrano su una figura che “indossa la tunica
nera” tipica dei prelati; e ancora lo stesso protagonista Rossetti viene
dipinto a metà tra l’eroe della situazione e un professore interessato solo a
corteggiare le ragazzine, mentre al contrario la moglie passa da essere una
delle sospettate principali ad essere una delle collaboratrici più vicine
all’ispettore Barth per la risoluzione del caso (con Rossetti stesso); infine,
tutti i professori, che dovrebbero essere figure morigerate e di esempio per le
alunne, sono invece ora donnaioli, ora maniaci guardoni, ora assassini.
Ma il segreto dell’impatto positivo di Cosa avete fatto a Solange? risiede
innegabilmente anche nella bellissima fotografia e nella scelta delle ragazze
che cadono una dopo l’altra sotto i colpi dell’assassino. Menzione particolare
per una giovanissima Camille Keaton che interpreta con disinvoltura il ruolo
non facile di Solange: oltre che essere bellissima riesce a conferire al
personaggio quella particolare espressione in bilico tra la demenza assoluta e
la consapevolezza del trauma subito, al confine tra l’angelica innocenza e la
perversa colpa che l’ha conseguentemente portata alla sua condizione di persona
a metà, tra la delicatezza estrema dei lineamenti tipici di una ragazzina di
sedici anni e l’opprimente peso sul suo volto dei segni della follia che la
possiede senza tregua.
…È infatti proprio nella sorprendente parte finale che Cosa
Avete Fatto a Solange? si
solleva nettamente dalla media dei film di quegli anni, nonostante una prima
parte senza infamia e senza lode.
Massimo Dallamano
infatti ha voglia di stupire e racchiude nel flashback rivelatorio conclusivo, con
l’incredibile accompagnamento musicale di Ennio
Morricone, una sequenza stilisticamente e contenutisticamente
indimenticabile.
E sorprende che
una tematica del genere, incredibilmente forte 45 anni fa, risulti ancora così
disturbante e attuale al giorno d’oggi. Una nota a margine la merita senz’altro
anche l’ottima fotografia di Aristide
Massaccesi (Joe
d’Amato), in un
film sicuramente imperfetto ma potentissimo per il suo tempo e con delle idee
visive le cui influenze nel cinema di genere contemporaneo
sono riscontrabili da chiunque.
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