mercoledì 27 luglio 2016

Cosa avete fatto a Solange? - Massimo Dallamano

un film che non ti aspetti, nel 1972, dei preti con una faccia sospetta, musiche di Ennio Morricone, sceneggiatura praticamente perfetta, un meccanismo a orologeria, con flashback che non disturbano per niente, in una scuola femminile, a Londra.
attori azzeccati, ragazze brave, il mistero si scopre alla fine, in un film che non sarà stato digerito dalla chiesa e dai democristiani.
Solange parla poco, ma cattura l'attenzione, è, suo malgrado, il centro della storia.
un film da non perdere, abbiate fiducia, vi piacerà molto - Ismaele





Cosa avete fatto a Solange?, invece è una pregevole opera cinematografica dove le capacità narrative e descrittive del regista emergono in modo quasi imbarazzante ma anche il seme da cui germoglierà, troppi anni più tardi, quella serie televisiva ideata da David Lynch, che rivoluzionerà l’intrattenimento televisivo in modo quasi irreversibile: Twin Peaks.La metafora fallica del coltello, materia speculare di tanti revisionisti del cinema horror, è in questo caso fin troppo esplicita, come se Dallamano avesse voluto prendersi gioco di tutti quegli esperti con gli occhi foderati di prosciutto Freudiano.La colonna sonora di Ennio Morricone, nome prestigioso di certo, risulta un lusso sbagliato, con la sua mielosa epicità, stridente con le immagini essenziali scelte dal regista, così prive di quei lirismi di Argento o Leone che tanto giustificavano il romanticismo rarefatto di carillon, soprani femminili e percussioni Bartokiane del grande compositore. Fabio Testi, con la sua barbetta sulfurea e il fisico da atleta, interpreta perfettamente il ruolo dell’insegnante di italiano (creato da autori italiani ma figlio dei pregiudizi esteri): marito fedifrago, erotomane impenitente, fascinoso e aitante nel corpo, ipocrita e vigliacco nella mente.La costante del particolare dimenticato dal testimone, (in questo caso la giovane amante) che nel corso del film, gradualmente, si svela sciogliendo l’enigma, viene rivelato attraverso il sogno ricorrente, in un contesto fantastico, come a voler isolare e sminuire la moda Argentiana per l’onirismo estremo e per un escamotage narrativo in sé per sé venuto a noia ma imposto dalle leggi del mercato e dalla mediocrità di chi fa il cinema per motivi alimentari e non vuol dare al pubblico nulla che non abbia già voluto prima…

Straordinario thriller parargentiano dove si respira morbosa atmosfera di ninfette maliziose, di lolite cresciute troppo in fretta, di aborti, di mammane, di feroci coltellate, di vilipendio vaginale. Anticipando certi temi e alcune venature di Picnic ad Hanging Rock, Dallamano firma un thrilling carnale e sanguigno, dove "fulcianamente" pochi personaggi si salvano (non ultimo Testi con la passione per le ragazzine) e i flashback brillano di una bellezza visiva e narrativa da lasciare senza fiato. Valore aggiunto la fotografia massaccesiana e lo score morriconiano.

La trovata più accattivamente del film sta nella volontà di Dallamano di rendere ogni cosa non ben definita ed incerta: le ragazzine nel film sono delineate sia come vittime sia come carnefici, la vicenda si svolge all’interno di un collegio esclusivamente femminile ma appare subito chiaro che quasi tutte le alunne sono sessualmente attive, il ruolo del prete come educatore morale viene subito demolito dai sospetti che immediatamente si concentrano su una figura che “indossa la tunica nera” tipica dei prelati; e ancora lo stesso protagonista Rossetti viene dipinto a metà tra l’eroe della situazione e un professore interessato solo a corteggiare le ragazzine, mentre al contrario la moglie passa da essere una delle sospettate principali ad essere una delle collaboratrici più vicine all’ispettore Barth per la risoluzione del caso (con Rossetti stesso); infine, tutti i professori, che dovrebbero essere figure morigerate e di esempio per le alunne, sono invece ora donnaioli, ora maniaci guardoni, ora assassini.
Ma il segreto dell’impatto positivo di Cosa avete fatto a Solange? risiede innegabilmente anche nella bellissima fotografia e nella scelta delle ragazze che cadono una dopo l’altra sotto i colpi dell’assassino. Menzione particolare per una giovanissima Camille Keaton che interpreta con disinvoltura il ruolo non facile di Solange: oltre che essere bellissima riesce a conferire al personaggio quella particolare espressione in bilico tra la demenza assoluta e la consapevolezza del trauma subito, al confine tra l’angelica innocenza e la perversa colpa che l’ha conseguentemente portata alla sua condizione di persona a metà, tra la delicatezza estrema dei lineamenti tipici di una ragazzina di sedici anni e l’opprimente peso sul suo volto dei segni della follia che la possiede senza tregua.

È infatti proprio nella sorprendente parte finale che Cosa Avete Fatto a Solange? si solleva nettamente dalla media dei film di quegli anni, nonostante una prima parte senza infamia e senza lode.
Massimo Dallamano infatti ha voglia di stupire e racchiude nel flashback rivelatorio conclusivo, con l’incredibile accompagnamento musicale di Ennio Morricone, una sequenza stilisticamente e contenutisticamente indimenticabile.
E sorprende che una tematica del genere, incredibilmente forte 45 anni fa, risulti ancora così disturbante e attuale al giorno d’oggi. Una nota a margine la merita senz’altro anche l’ottima fotografia di Aristide Massaccesi (Joe d’Amato), in un film sicuramente imperfetto ma potentissimo per il suo tempo e con delle idee visive le cui influenze nel cinema di genere contemporaneo sono riscontrabili da chiunque.



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