"Se pensate che il cinema italiano non sappia raccontare
la realtà, come vuole un vecchio luogo comune, date un'occhiata a 'Non mi basta
mai', di Guido Chiesa e Daniele Vicari, coraggiosamente distribuito dalla Pablo
di Gianluca Arcopinto. E' un film-documento fatto di immagini e persone reali
(...). Ma non c'è rabbia né nostalgia. Solo immagini talvolta inedite, spesso
sorprendenti. E la viva voce di un pugno di ex-operai Fiat. Che ricordano,
analizzano, rivendicano scelte e destini, partendo non dal passato ma dal
presente. (Tutti, in un modo o nell'altro, hanno voltato pagina. E per una
volta hanno trovato ascolto. Servisse anche a questo, il cinema?". (Fabio
Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 febbraio 2001)
"Chi avesse voglia di capire come si è passati dal 'fordismo' alla globalizzazione, perché l'omologazione trionfi al posto dei pensieri divergenti e del sano antagonismo, come mai la 'marcia dei 40 mila' segnò la fine delle lotte della classe operaia, insegua in capo al mondo 'Non mi basta mai', sincero come il pugno inferto dai padroni, dai vertici sindacali e dalla stampa di regime a tutti gli uomini e le donne che credevano nell'Utopia". (Aldo Fittante, 'Film Tv', 25 febbraio 2001)
"Chi avesse voglia di capire come si è passati dal 'fordismo' alla globalizzazione, perché l'omologazione trionfi al posto dei pensieri divergenti e del sano antagonismo, come mai la 'marcia dei 40 mila' segnò la fine delle lotte della classe operaia, insegua in capo al mondo 'Non mi basta mai', sincero come il pugno inferto dai padroni, dai vertici sindacali e dalla stampa di regime a tutti gli uomini e le donne che credevano nell'Utopia". (Aldo Fittante, 'Film Tv', 25 febbraio 2001)
…Cinque vite, cinque storie parallele che si raccontano
e si sovrappongono in un "blob" incalzante di squarci di vita
vissuta, immagini di repertorio, fotografie, spezzoni tratti da telegiornali
dell'epoca e filmati amatoriali.
Il ritmo concitato, accelerato da un montaggio frenetico che spezza e ricuce, smonta e assembla, mischia volti, parole, mani, sguardi, provoca un impatto visivo che sconcerta e lascia interdetti, ma presto apre all'elaborazione individuale dei tasselli scomposti per dare forma e significato ad una storia e ad emozioni sicuramente intense per chi ha vissuto quegli anni.
Così la pagina politica al centro del documentario si fonde con storie personali e diventa lo spunto per una riflessione che va ben oltre la singola vicenda, assumendo connotati quanto mai attuali. In un periodo storico in cui la sinistra italiana vive un momento di profonda crisi, si avverte il bisogno di tornare con la memoria ad un episodio che diviene l'emblema di questa crisi e rivela la disillusione di quanti, in nome di quella sinistra, si erano battuti…
Il ritmo concitato, accelerato da un montaggio frenetico che spezza e ricuce, smonta e assembla, mischia volti, parole, mani, sguardi, provoca un impatto visivo che sconcerta e lascia interdetti, ma presto apre all'elaborazione individuale dei tasselli scomposti per dare forma e significato ad una storia e ad emozioni sicuramente intense per chi ha vissuto quegli anni.
Così la pagina politica al centro del documentario si fonde con storie personali e diventa lo spunto per una riflessione che va ben oltre la singola vicenda, assumendo connotati quanto mai attuali. In un periodo storico in cui la sinistra italiana vive un momento di profonda crisi, si avverte il bisogno di tornare con la memoria ad un episodio che diviene l'emblema di questa crisi e rivela la disillusione di quanti, in nome di quella sinistra, si erano battuti…
Pietro è un animatore di gruppi di
bambini. Ebe è sindacalista. Gianni fa parte di una cooperativa di pesca.
Pasquale aiuta i ragazzi che sono stati in carcere nel reinserimento. Vincenzo
fa parte di un'organizzazione non governativa per la cooperazione con il Terzo
Mondo. Vivono o hanno vissuto a Torino e questo sembra, all'apparenza, l'unico
dato che li accomuna. Ma nell'autunno del 1980 avevano tutti condiviso, come
operai Fiat, uno dei momenti più importanti nella vita della società italiana.
Per 35 giorni la Fiat non aveva funzionato a causa di uno sciopero causato da
una raffica di licenziamenti. Allo sciopero si contrappose la marcia dei 40.000
che volevano invece ritornare al più presto al lavoro. Guido Chiesa ripercorre
quei giorni attraverso la memoria e la vita di persone molto diverse tra loro.
da qui
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