Capita, a volte, di vedere uno spettacolo che non ti lascia più. L'ultima volta mi è capitato qualche giorno fa, un opera d’arte di burattini, scritta da Gigio Brunello, e questa volta in baracca c’era Alberto De Bastiani, che ha sostituito Gigio Brunello, infortunato.
Due
pazzi, Gesù e Pinocchio sono in due celle adiacenti, e si parlano.
Entrambi
sono creduloni, uno crede di essere figlio di Dio, l’altro crede alle fate,
entrambi sono in galera per storie di soldi, entrambi non vedono l’ora di
uscire, intanto diventano amici, si danno appuntamento in un’osteria sul lago
Tiberiade, dove si mangia benissimo.
Forse
non si rivedranno più, ma le parole che si scambiano in cella, quegli sguardi
(i burattini hanno sguardi), non possono non arrivare alla testa e al cuore, a
chi non succede occorre una visita specialistica seria, se è ancora vivo.
Questo
spettacolo capiterà vicino a casa vostra, forse, un giorno, non fatevelo
sfuggire per nulla al mondo (E speriamo esista il dvd).
Di
sicuro chi l’ha scritto è un pazzo, racconta la storia di due pazzi, è recitato
da un pazzo, viene organizzato da una compagnia di pazzi all'interno di un
festival desolatamente deserto (il perché del vuoto è un altro discorso, riguarda lo spirito del tempo).
Gesù
diceva di non dare le perle ai porci, quei pazzi lì, burattini, artisti e organizzatori,
non lo ascoltano.
Dice
Carlo Dossi: “I pazzi aprono le vie che poi percorrono i savi” - Ismaele
Baracca
e burattini si prestano, con coraggiosa irriverenza, a diventare lo scenario
inedito di un colloquio tra il burattino più famoso del mondo e il Figlio
dell'Uomo, intorno a una delle più toccanti beatitudini del Vangelo, quella che
rende omaggio ai perseguitati a causa della giustizia. Gesù è Pinocchio ci
sorprendono per quante cose hanno da dirsi, non si fermerebbero più, parlano,
parlano, dietro le sbarre, attraverso i muri.
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