premesso
che non si è mai visto un parlamentare della Repubblica Italiana andare con una
prostituta in un albergo e che poi, addirittura, la giovane stia male per
storie di droga (vedi qui), e
che è una bestemmia dire che la Santa Madre Chiesa possa essere implicata in
speculazioni immobiliari (qui
o qui),
lasciando da parte la follia di un papa che si dimette o che organizzazioni
criminali possano controllare o ricattare esponenti politici, o interi partiti
politici, ecco, fatta la tara di tutte queste ipotesi strampalate, Suburra è un ottimo film.
si
legge qua e là che ci sono imprecisioni, esagerazioni, forzature, ma questo è
solo un film da due ore, mica un saggio storico-antropologico-politico.
qualcuno
potrà temere che sia un affresco di un mondo ormai consegnato alla storia, si
rassicuri, è in ottima salute, passato presente e futuro vanno a braccetto.
tutti
gli attori sono eccezionali, bravo Stefano Sollima che li dirige.
la
fine, Viola che si allontana dopo aver fatto il suo dovere, un po’ Nikita,
sotto una pioggia senza fine, è bellissima.
non
perdetevelo, se vi piace il cinema - Ismaele
…Non
so se Suburra sarà
una nuova pietra di paragone per il cinema di genere italiano: solo il tempo ce
lo dirà .
Ma noir di questo stampo ne abbiamo veramente ben pochi nella storia del nostro cinema.
Chapeau!
Ma noir di questo stampo ne abbiamo veramente ben pochi nella storia del nostro cinema.
Chapeau!
…Cinema con la C che più maiuscola non si può.
E io che delle colonne sonore non parlo mai non posso tacere stavolta perchè siamo su livelli vertiginosi.
Molti, già lo vedo, storceranno la bocca su questa sceneggiatura a episodi e incastri che invece, secondo me, in due ore lega tutto che meglio non si può…
E io che delle colonne sonore non parlo mai non posso tacere stavolta perchè siamo su livelli vertiginosi.
Molti, già lo vedo, storceranno la bocca su questa sceneggiatura a episodi e incastri che invece, secondo me, in due ore lega tutto che meglio non si può…
…Suburra è
girato da Sergio Sollima con una maestria e una consapevolezza stilistica
altissime, con un’impronta profondamente nostra, frutto della storia del nostro
cinema, e insieme allineato ai più avanzati e sofisticati linguaggi dell’action
e del noir made in Usa. Peccato che tanta meravigliosa abilità di messinscena
sia al servizio di un racconto di insopportabili schematismo e rozzezza,
nonostante che per la sceneggiatura si siano messi all’opera nomi di fama e
mestiere consolidati, lo storico duo di tanto nostro cinema (e tv) Stefano
Rulli-Sandro Petraglia, più Carlo Bonini (da un suo libro inchiesta era tratto
il precedente film di Sollima ACAB )
e Giancarlo De Cataldo, sì, l’autore di Romanzo criminale, il libro-matrice da cui tutto poi si è generato,
il film di Michele Placido e la successiva Sky-serie. Più che un plot, un
racconto didascalico e a tesi da vecchio cinema militante e di impegno civile,
intriso di un sotto-brechtismo un po’ Mahagonny un
po’ Arturo Ui con parecchi villain al lavoro, teso
a dimostrare che oggi Roma Capitale è proprietà privata di una cosca dove
poteri criminali, politici ed ecclesiastici si intrecciano…
…Talmente bello e potente,Suburra, nella
sua messinscena, nelle sue accensioni visionarie, da farci dimenticare le
troppe semplificazioni del plot, e anche farci venire un qualche sospetto di
manierismo. Questo, che verrà celebrato da molta critica come film assai
contenutistico di denuncia, è invece pura forma, il più stilisticamente
consapevole e radicale che il cinema italiano ci abbia dato di recente, altro
che Sorrentino. Se i caratteri non sono tutti così riusciti (il migliore è il
Samurai di un formidabile Claudio Amendola che lavora tutto in sottrazione
inventandosi un boss che ti fa paura solo a guardarlo, i meno risolti sono il
politico di Favino e il piccolo faccendiere di Elio Germano), gli ambienti in
cui i personaggi sono collocati e si muovono tolgono il fiato, per come sanno
restituire e suggerire un mondo, uno stare al mondo, un’antropologia…
…Al netto del suo ideologismo, Suburra è magnifico, lurido e buio,
un’oscurità che è anche dell’anima e che ricorda nei momenti più alti L’infernale Quinlan di Orson Welles. Però l’ideologismo
c’è, si fa sentire eccome limitando la grandezza del film, e non bastano a
cancellarlo un profondo senso del cinema e una visione potente. Certo ci si
aspettava con Suburra la
rifondazione del nostro cinema popolare e di genere, un nuovo inizio,
l’invenzione di un nuovo paradigma filmico per la nostra industria
dell’entertainment, temo che l’obiettivo sia stato solo parzialmente raggiunto.
…Mentre Caligari ripercorreva le borgate di pasoliniana
memoria con una naturalezza che ricordava il primo Scorsese, Sollima guarda a
modelli più giovani e spregiudicati: ci sono gli ammiccamenti e la fascinazione
per il racconto circolare tipici del cinema di Paul Thomas Anderson; e c'è
anche la ricerca di un'estetica della violenza, stilizzata quanto più
possibile, sulla scia di alcuni modelli contemporanei (pensiamo soprattutto al
cinema di Nicolas W. Refn). E poi c'è Roma, sotto un diluvio continuo, prossima
a una probabile alluvione (che avvenne sul serio proprio in quell'autunno 2011).
Se il libro di Bonini e De Cataldo era stato profetico, prima che esplodesse
l'inchiesta di Mafia Capitale, il film arriva dopo i fatti di cronaca e li
cavalca: la città diventa una protagonista inseparabile dal destino dei
protagonisti e Sollima calca un po' la mano su questo elemento
"fortunosamente" venuto ad arricchire il già abbondante materiale su
cui era impegnato. Ma le (poche) cadute di stile sono tutte perdonate in questo
affresco ultramoderno e iperattivo di un'umanità disperata e totalmente dominata
dagli istinti: politici corrotti, mezzi uomini vigliacchi e umiliati, donne
fatali tossiche e facili da comprare, gangster saggi e compassati e giovani
criminali sanguigni e pronti a usare il coltello per dirimere qualsiasi
controversia. Per chi ama il cinema di genere, per chi ama il cinema, vedere
"Suburra" è come salire su una giostra lanciata a velocità smodata,
con tanto di tappeto musicale avvolgente (affidato alle sonorità degli M83).
Non basterebbe una recensione, poi, per parlare degli interpreti, per applaudirne la bravura, dato che tutti sono davvero in grande forma. Per non fare torto a nessuno dei divi già citati, ce la caviamo con una parola finale per Alessandro Borghi e il suo Numero 8, il boss di Ostia romantico e spietato: siamo di fronte a un ex caratterista, pronto a diventare una stella di prima grandezza. Nei suoi occhi rivediamo qualcosa che ci ricorda Gian Maria Volonté.
Non basterebbe una recensione, poi, per parlare degli interpreti, per applaudirne la bravura, dato che tutti sono davvero in grande forma. Per non fare torto a nessuno dei divi già citati, ce la caviamo con una parola finale per Alessandro Borghi e il suo Numero 8, il boss di Ostia romantico e spietato: siamo di fronte a un ex caratterista, pronto a diventare una stella di prima grandezza. Nei suoi occhi rivediamo qualcosa che ci ricorda Gian Maria Volonté.
Insomma, fatta la tara di una tara che non esiste il film è bellissimo ;)
RispondiEliminaEbbene sì, maledetto Giuseppe Carter: mi hai scoperto anche stavolta :)
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