bravissimo John Malkovich e bravissimi i ragazzi amici/nemici (sembrano fratelli dei ragazzi amici/nemici di "C'era una volta in America", di Sergio Leone, dappertutto splende lo stesso sole e lascia le stesse ombre).
non è un film perfetto, ma si lascia vedere molto bene - Ismaele
Il film di Salvatores rappresenta l’incubo del recensore
poiché si piazza nell’inefferrabile ed infido territorio del “né brutto né
bello”. Moscetto e tiepidino, Educazione
Siberiana, a dispetto del look truculento straripante di tatuaggi,
pistole, coltelli e violenza verbale, farebbe un figurone come fiction
televisiva, sulla scia di Romanzo
Criminale per intenderci.
Invece, all’accendersi delle luci in sala, l’atmosfera è di perplessità,
l’orario è quello dell’aperitivo e del film ci si dimentica appena usciti dal
cinema.
Salvatores mette in scena un’educazione sentimentale
edulcorata e prevedibile, realizza un prodotto medio ed inoffensivo con occhio
attento sia al futuro passaggio televisivo che ad un possibile mercato estero.
Almeno di questo bisogna dare atto al regista, di avere tentato una produzione
dall’afflato internazionale, di avere tentato di evadere dall’asfittico
cinemino italiano…
Sembra un quaderno
appena comprato, commenta con disprezzo il maestro tatuatore Ink (l’incisivo
Peter Stormare, effigie del cinema dei fratelli Coen) quando guarda il corpo glabro di Kolima. Il
tatuaggio testimonia l’esistenza, è lo scontrino da esibire per essere
individuo, affinché la vita di ognuno non si possa confondere con quella di un
altro e quindi il corpo è un libro, ogni ferita è un brano, il sangue non ha
più importanza, è l’inchiostro che racconta talché gli uomini diventano marchi
indelebili offerti alla pubblica lettura. Un po’ poco per farci un film.
Rimanendo in argomento, non possiamo tacere la bravura
di John Malkovich, la cui recitazione dona un’impronta
significativa alla pellicola. Profonda è la bellezza di alcune scene – una su
tutte: le riprese sotto le acque del fiume in piena, in cui corpi e oggetti si
confondono in balia delle correnti. Altrettanto degne di nota sono la
competenza della costumista Patrizia Chericoni (è il caso di
dirlo: in Educazione Siberiana è proprio l’abito a fare il
monaco!), e la professionalità di Rita Rabassini, che
ricostruisce con perizia gli interni russi e sovietici.
Nel complesso, Educazione Siberiana è
un film sicuramente migliore di molte altre produzioni oggi in sala, a patto
che lo si guardi con gli occhi giusti. In caso contrario, rischiate di farvi
un’idea del tutto distorta dei russi, e dei siberiani in particolare.
da
qui
Mah, escluso Malkovich mi è sembrato un film abbastanza inutile, visto la potenza espressiva del libro, che non è un capolavoro ma rimane un lavoro sentito. Manca la psicologia, secondo me, l'introspezione o un vero e proprio lavoro sui personaggi, non so. Boh, in definitiva mi ha dato l'impressione di un Salvatores ignaro del tema trattato.
RispondiEliminaGrandissima delusione, ad esclusione di Malkovich.
RispondiEliminaHo capito che è "liberamente tratto" dal libro di Lilin, ma l'ho trovato abbastanza superficiale, e, secondo me, stravolgere totalmente il personaggio di Gagarin va ben oltre il liberamente.
Forse chi non ha letto il libro ha potuto apprezzarlo di più.
insomma, poor yorick e poison, mi toccherà leggere il libro:)
RispondiEliminaIsmaele, perchè no? Non stiamo parlando di un caposaldo della letteratura, ma è comunque molto più coinvolgente del film! :)
EliminaQuoto poison.
RispondiEliminaobbedisco, diceva Garibaldi,
RispondiEliminaordinato il libro
stop:)