lunedì 14 ottobre 2013

Educazione siberiana - Gabriele Salvatores

l'avevo perso al cinema, lo recupero in dvd.
bravissimo John Malkovich e bravissimi i ragazzi amici/nemici (sembrano fratelli dei ragazzi amici/nemici di "C'era una volta in America", di Sergio Leone, dappertutto splende lo stesso sole e lascia le stesse ombre).
non è un film perfetto, ma si lascia vedere molto bene - Ismaele




Il film di Salvatores rappresenta l’incubo del recensore poiché si piazza nell’inefferrabile ed infido territorio del “né brutto né bello”. Moscetto e tiepidino, Educazione Siberiana, a dispetto del look truculento straripante di tatuaggi, pistole, coltelli e violenza verbale, farebbe un figurone come fiction televisiva, sulla scia di Romanzo Criminale per intenderci. Invece, all’accendersi delle luci in sala, l’atmosfera è di perplessità, l’orario è quello dell’aperitivo e del film ci si dimentica appena usciti dal cinema.
Salvatores mette in scena un’educazione sentimentale edulcorata e prevedibile, realizza un prodotto medio ed inoffensivo con occhio attento sia al futuro passaggio televisivo che ad un possibile mercato estero. Almeno di questo bisogna dare atto al regista, di avere tentato una produzione dall’afflato internazionale, di avere tentato di evadere dall’asfittico cinemino italiano…

Sembra un quaderno appena comprato, commenta con disprezzo il maestro tatuatore Ink (l’incisivo Peter Stormare, effigie del cinema dei fratelli Coen) quando guarda il corpo glabro di Kolima. Il tatuaggio testimonia l’esistenza, è lo scontrino da esibire per essere individuo, affinché la vita di ognuno non si possa confondere con quella di un altro e quindi il corpo è un libro, ogni ferita è un brano, il sangue non ha più importanza, è l’inchiostro che racconta talché gli uomini diventano marchi indelebili offerti alla pubblica lettura. Un po’ poco per farci un film.

Rimanendo in argomento, non possiamo tacere la bravura di John Malkovich, la cui recitazione dona un’impronta significativa alla pellicola. Profonda è la bellezza di alcune scene – una su tutte: le riprese sotto le acque del fiume in piena, in cui corpi e oggetti si confondono in balia delle correnti. Altrettanto degne di nota sono la competenza della costumista Patrizia Chericoni (è il caso di dirlo: in Educazione Siberiana è proprio l’abito a fare il monaco!), e la professionalità di Rita Rabassini, che ricostruisce con perizia gli interni russi e sovietici.
Nel complesso, Educazione Siberiana è un film sicuramente migliore di molte altre produzioni oggi in sala, a patto che lo si guardi con gli occhi giusti. In caso contrario, rischiate di farvi un’idea del tutto distorta dei russi, e dei siberiani in particolare.
da qui

6 commenti:

  1. Mah, escluso Malkovich mi è sembrato un film abbastanza inutile, visto la potenza espressiva del libro, che non è un capolavoro ma rimane un lavoro sentito. Manca la psicologia, secondo me, l'introspezione o un vero e proprio lavoro sui personaggi, non so. Boh, in definitiva mi ha dato l'impressione di un Salvatores ignaro del tema trattato.

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  2. Grandissima delusione, ad esclusione di Malkovich.
    Ho capito che è "liberamente tratto" dal libro di Lilin, ma l'ho trovato abbastanza superficiale, e, secondo me, stravolgere totalmente il personaggio di Gagarin va ben oltre il liberamente.
    Forse chi non ha letto il libro ha potuto apprezzarlo di più.

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  3. insomma, poor yorick e poison, mi toccherà leggere il libro:)

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    1. Ismaele, perchè no? Non stiamo parlando di un caposaldo della letteratura, ma è comunque molto più coinvolgente del film! :)

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  4. obbedisco, diceva Garibaldi,
    ordinato il libro
    stop:)

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