Ci
sono dei film cha nascono per far esercitare lo spettatore nella difficile arte
della stroncatura, e questo film è uno di quelli, e bisogna ringraziarlo.
Daniele Luchetti ha fatto un film bellissimo, ma non era
questo, era “Il portaborse”.
Daniele Luchetti ha fatto un film bellissimo, ma non era
questo, era “La scuola”.
Daniele Luchetti ha fatto un film bellissimo, ma non era
questo, era “I piccoli maestri”.
Daniele Luchetti ha fatto un film bellissimo, ma non era
questo, era “Mio fratello è figlio unico”
in “Anni felici” la storia è scontata, prevedibile, noiosa,
fatta di cliché, l’opera finale dell’artista Kim Rossi Stuart, intitolata “La
tua assenza” è un colpo come pochi, comicità di alto livello, credo
involontaria.
il momento migliore del film è quando il bambino narratore Dario
urla ai genitori: “Siete degli stronzi!”.
“questa
non è una stroncatura” direbbe Magritte, è solo un film che non era necessario, oggi siamo gentili - Ismaele
…C'è però qualcosa che non torna in Anni felici, anche se tutto
sembra essere al suo posto. Non è facile capire cosa. Forse il fatto che
Luchetti non è riuscito a prendere, anche legittimamente, la giusta distanza. È
troppo dentro per vedersi da fuori. Forse anche lui è vittima a posteriori di
un narcisismo represso, tant'è che il film chiosa con l'affermazione urlata del
proprio Io. Dei suoi ultimi tre film, questo è forse il più fragile ma certo
comunque autentico e onesto, anche solo per aver avuto il coraggio di
ri-affermare che per lui il personale è politico.
Una cosa buona Luchetti l’ha fatta, bisogna riconoscerlo: non
presentarlo a Venezia.
Purtroppo ci ha sputtanato in Canada, ma credo che il mondo intero sappia a quali minimi termini è ridotto il nostro cinema, così amato dalla critica de noantri (non dimentichiamo però che, se a Venezia non c’era Anni felici, c’era Sacro Gra a pareggiare i conti)…
Purtroppo ci ha sputtanato in Canada, ma credo che il mondo intero sappia a quali minimi termini è ridotto il nostro cinema, così amato dalla critica de noantri (non dimentichiamo però che, se a Venezia non c’era Anni felici, c’era Sacro Gra a pareggiare i conti)…
… Contrariamente a quello che può apparire dalla forma
leggera e mobile, che rende il film come una sorta di diario scritto
a mano, l'opera riesce però a mettere in campo una molteplicità di temi, una
ricchezza di spunti, che sono la sua vera forza. Il primo, forse il più
urgente, è il rapporto tra genitori e figli. E' un filo rosso che dà corpo e
unisce i vari momenti della storia, nascosto dall'intenso racconto della vita
di una coppia via via sempre più squilibrata, priva di punti di appoggio,
unicamente ancorata sulle spinte contrastanti dei due protagonisti. In una
famiglia in cui ognuno viene "stretto a sé con calore o con
freddezza", i bambini sperimentano sulla propria pelle la
distanza da quei genitori all'apparenza così passionali, in realtà impegnati a
bloccarsi l'un l'altro. Il rapporto genitori-figli assume allora i contorni di
una lotta alla ricerca della propria originalità; a volte si rende necessario
un grido, un insulto urlato a pieni polmoni, altre è obbligatorio respingere
con decisione un abbraccio materno che ha il gusto del ricatto. E Serena e
Guido, a loro volta figli di padri e madri glaciali, vagano confusi alla
ricerca di stabilità che sanno trovare solo quando trovano il coraggio di
mollare la presa, quell'asfissiante bisogno che l'altro ci sia per essere
completi, quella volontà di rendere il proprio partner la causa di ogni
frustrazione…
da qui
Le autobiografie sono una brutta bestia per tutti, anche per un regista misurato e rigoroso come Luchetti: troppo 'sentito' il film, troppa carne al fuoco, troppa voglia di strafare... ne viene fuori una pellicola confusa, pasticciata e anche noiosetta, didascalica e con una voce off davvero irritante. Peccato.
RispondiEliminaprovaci ancora, Dan:)
EliminaAnch'io ho amato Portaborse e - tantissimo - e l'ho visto e rivisto - La scuola. Anche come aiuto in La messa è finita mica male. Una delusione come quella che descrivi l'ho vissuta con - mi pare il titolo sia questo - Dillo con parole mie.... Da dimenticare. Peccato... Non tutti i registi riescono col buco... PS: anche Arriva la bufera (mi pare si intitolasse così) mi aveva lasciato perplesso, ma non da delusione.
RispondiEliminanessuno è perfetto:)
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