giovedì 15 febbraio 2024

Una questione privata – fratelli Taviani

durante la Resistenza il partigiano Milton (Luca Marinelli) cerca Fulvia (Valentina Bellè), per sapere se ancora è la sua fidanzata, e il viaggio, pochi chilometri in tempo di pace, è un'odissea nella quale Milton si conosce e conosce il (piccolo) mondo della guerra in montagna in tutte le declinazioni e dolori.

Luca Marinelli è bravissimo, come pure Valentina Bellè (protagonista in Lubo qualche anno dopo).

fratelli Taviani rendono lo spirito e la sostanza dell'ottimo romanzo di Beppe Fenoglio in un film da non perdere.

buona (partigiana) visione - Ismaele

 

  

QUI il film completo, su Raiplay

  

 

 

Tornando alla villa dove ha conosciuto l'amata Fulvia, il partigiano Milton scopre che forse fra lei e il suo migliore amico Giorgio, anche lui combattente, potrebbe essere nata una storia d'amore. Nel tentativo di ricevere da Giorgio un chiarimento, Milton intraprende un viaggio attraverso il paesaggio verde e nebbioso delle Langhe che è anche un percorso di conoscenza: di se stesso, dell'animo umano e della barbarie insensata della guerra.

Paolo e Vittorio Taviani affrontano uno dei "testi sacri" della letteratura italiana, "Una questione privata" di Beppe Fenoglio, con il piglio autoriale che deriva loro da una lunga militanza cinematografica e da una conoscenza profonda della Seconda guerra mondiale e della lotta partigiana…

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Il partigiano Milton (Luca Marinelli) ha una questione privata da sbrogliare in pieno tempo di guerra, in piena Resistenza, mentre sui monti delle Langhe, all’ombra di un nebbione che confonde anche la mente, impazza lo scontro contro gli “scarafaggi”, ovvero i fascisti. Tra la sua amata Fulvia (Valentina Bellè) e il suo migliore amico Giorgio (Lorenzo Richelmy), prima che scoppiasse la guerra, c’è stata una storia d’amore? Il dubbio lo tormenta, lo schiavizza, e lo porta a girovagare da un poggio all’altro in cerca dell’amico, anch’egli combattente, per scoprire la verità…

La guerra diventa lo sfondo di una questione privata. Di quella vita, normale, di tutti i giorni, fatta di sguardi ammiccanti, passi di danza, sigarette accese come divi americani, che il fascismo, la guerra e la lotta partigiana hanno inevitabilmente alterato, per non dire spazzato via. Una questione privata è un film di sentimenti più che di spari, anche se fucili e morti non mancano. In questo caso, il principe dei sentimenti è l’amore, forse tradito o forse ancora puro, che Milton antepone ad ogni divisa (rossa e nera che sia), ad ogni colpo di pistola che riempie la valle.

E se Milton, in questa marcia forzata che si fa corsa affannata e furibonda, un po’ scopre e un po’ ritrova se stesso, allo stesso mondo i fratelli Taviani, all’imbrunire degli ottant’anni, ritrovano se stessi e quel cinema che più si addice loro. Ritrovano quel minimalismo nobile e quel respiro colmo di umanità che, di recente, ha ricoperto il catartico Cesare deve morire, ma soprattutto la loro indiscutibile pietra miliare, La notte di San Lorenzo, con cui Una questione privata condivide il grosso del cuore tematico…

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Eccellente Luca Marinelli nel ruolo di Milton: meno istrionico, sia nel fisico sia nel linguaggio, rispetto ai personaggi di Lo chiamavano Jeeg Robot e di Non essere cattivo, l’attore riesce a esprimere lo stato allucinazione, quasi di trance, che accompagna il percorso narrativo del protagonista. Non così brillanti sia Valentina Bellè nel ruolo di Fulvia sia Lorenzo Richelmy in quello di Giorgio, nonché il resto del cast, nell’impresa di sostenere una recitazione di chiara matrice teatrale, brechtiana, antinaturalistica, molto distante da quella richiesta per interpretare un personaggio di una fiction televisiva. Pregevoli sia la fotografia di Simone Zampagni, sia la colonna sonora, firmata da Giuliano Taviani e Carmelo Travia, che ha avvolto di sonorità jazzistiche il leitmotiv legato al tema di Over the Rainbow – e il titolo internazionale del film è Rainbow–A Private Affair. Al di là della valutazione critica, al di là di alcuni momenti irrisolti, forse più per fedeltà alla propria poetica che non per incapacità, resta riconoscibile e immutata l’impronta autoriale dei fratelli Taviani: un cinema rigoroso, austero, che nulla concede all’emozione facile, che alterna aulicità ed elegia, realismo e astrazione. Una questione privata si impone per la necessità di far conoscere, soprattutto ai giovani, un momento della Storia italiana che appartiene a un passato recente e che però sembra ormai troppo remoto; un tempo in cui le questioni private convivevano con le questioni pubbliche, con il senso di appartenenza a un partito, a un ideale, a un’utopia, e con la determinazione a cambiare lo stato delle cose.

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