sabato 2 aprile 2016

La Comune - Thomas Vinterberg

ambientato nella Copenhagen nella seconda metà degli anni '70, il film non è certo al livello de Il sospetto, riesce tuttavia a essere un film che non dispiace, grazie a un gruppo di ottimi attori (cito Fares Fares, un bravissimo attore, che ho visto recitare in alcuni grandi film, eccone uno qui, di origine libanese, figlio di rifugiati fuggiti alla guerra, arrivato a 14 anni in Danimarca, nel 1987, ma questa è un'altra storia).
è quasi solo un film in interni e racconta di adulti che vivono insieme, dell'amore che sparisce, di ragazzini che crescono, forse, della contabilità delle birre, delle difficoltà di vivere insieme, senza segreti.
non aspettarti troppo, non sarai deluso - Ismaele





…Il perno drammaturgico del film è la differenza tra il piano ideologico-sociale e il piano emotivo. Da una parte c’è la possibilità di decidere che i rapporti si lascino alle spalle la rigidità dei ruoli tradizionali e il senso del possesso; dall’altra il sentimento dell’abbandono e la fine dell’amore non hanno niente di razionale e interessano parti della coscienza che sono impermeabili alle idee. La vera protagonista del film, Anna, vive sul crepaccio di questa ambivalenza…

Vinterberg torna a farci riflettere sulla complessità dell'animo umano e sulla bellezza (ma anche sulla fragilità) di alcune utopie. Lo fa con mano leggera ma sapendo come e quando far emergere le pulsioni più profonde e difficilmente controllabili da parte dei singoli anche quando una sorta di nuovo conformismo di gruppo spingerebbe ad occultare le situazioni più spinose. Perché i suoi adulti finiscono, nonostante i proclami, con lo smarrire in tutto o in parte la possibilità di guardare veramente avanti non fossilizzandosi in un rinnovamento che inevitabilmente finisce con il diventare conservazione di se stesso.

Un film indubbiamente toccante e potente ma che stenta a decollare completamente, un continuo vulcano pronto ad eruttare ma che finisce puntualmente con un nulla di fatto. L’arrivo dei nuovi “coinqulini”, gli anni ’70, il percorso parallelo di Freja – figlia della coppia – sono tutti bellissimi spunti ma che purtroppo rimangono tali dal momento che non vengono minimamente approfonditi, da un certo punto, infatti, il film si concentra sul triangolo amoroso Erick – Anna – Emma che rimane indubbiamente potente ma lascia indietro la tante sotto-trame e trasforma gli altri protagonisti in uno sfondo lontano dalla vicenda.

Qualche vago accenno alla Cambogia e a Pol Pot, il bagno nudi, un tennis à la Antonioni quasi blasfemo, le prime esperienze sessuali di una quattordicenne e il cuore ballerino di un bambino. Come sempre, Vinterberg coglie la palla al balzo, disegnando col bimbetto di turno una scialba metafora di quel periodo, di quelle illusioni. Poi ci infila Goodbye Yellow Brick Road di Elton John; cerca di far combaciare la macchina da presa e lo sguardo (innocente) di Freja; comincia a far urlare come aquile indispettite i suoi personaggi, perché il tempo dell’amore e delle risate dovrebbe essere finito.
La comune non bastano i ricordi d’infanzia di Vinterberg, lontanissimo dalla coralità de Il grande freddo o dalla fertile dimensione intima di certo cinema francese, e il consueto cast di ottimo livello per riscattare un cinema stantio, una poetica che gode di un credito sproporzionato.

Kollektivet è l’immagine di una generazione che ha sperimentato un modo diverso di vivere e pensare e che ha pagato sulla propria pelle le dolorose contraddizioni che andavano a minare la realizzazione di un ideale di vita. Il superamento della famiglia, il suo allargamento a una dimensione comunitaria non riesce a reggere i contraccolpi della mutazione della coppia, alla sua apertura, al dolore e alla frustrazione degli abbandoni; ma la varia umanità raccontata da Vinterberg, tra sorrisi e sofferenze, con le idiosincrasie, le piccole e grandi miserie, gli egoismi e le leggerezze, esprime soprattutto, e al di là di tutto, un autentico desiderio d’amore e di condivisione e una forte spinta ideale che si trasforma presto in fallimento.


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