un film francese che più francese non si può.
una storia piccola, un ragazzo che dei genitori un po' così, lui sta bene con la nonna, spontanea e sincera.
invecchia, come capita a tutti, sta in un ospizio, conosce gente, ma fugge.
il resto lo vedrà chi va a vederlo.
alcune scene sono divertenti, ultima le parole che dice la ragazza di Romain, arrivata con molto ritardo a un appuntamento, ma quelle parole le ascolterà solo chi vede il film.
imperdibile la direttrice dell'ospizio (che ormai ha nomi diversi, anche da noi, ma è lo stesso), gestisce la struttura come se fosse un supermercato.
non è un capolavoro, ma si vede con piacere - Ismaele
una storia piccola, un ragazzo che dei genitori un po' così, lui sta bene con la nonna, spontanea e sincera.
invecchia, come capita a tutti, sta in un ospizio, conosce gente, ma fugge.
il resto lo vedrà chi va a vederlo.
alcune scene sono divertenti, ultima le parole che dice la ragazza di Romain, arrivata con molto ritardo a un appuntamento, ma quelle parole le ascolterà solo chi vede il film.
imperdibile la direttrice dell'ospizio (che ormai ha nomi diversi, anche da noi, ma è lo stesso), gestisce la struttura come se fosse un supermercato.
non è un capolavoro, ma si vede con piacere - Ismaele
…Les souvenirs procede con calma, senza strappi, fino
ad ingranare pienamente, attraversato da piccoli simpatici personaggi come solo
il cinema francese sa partorire: il padrone dell’hotel che assume il
protagonista perché gli ricorda il figlio, il pittore di animali
“irriconoscibili”, il benzinaio che regala consigli di vita. Figure fuggevoli
che sanno farsi ricordare, anch’essi come piccoli souvenir che il film consegna
dal grande schermo al pubblico.
Insomma, un film leggerissimo e leggiadro, una fiaba
ai tempi di oggi, anche grazie ad una ammaliante colonna sonora “neo-melodica”
francese, di quelle che cullano proprio come uno storico disco di Carla Bruni.
“Quelqu’un m’a dit” cantava. “Qualcuno mi ha detto” cantava. Ecco Les souvenirs è un minuscolo film che vive del “mi
hanno detto che…”, del passaparola, e grazie a questo saprà farsi ricordare…
…Forse
in Les souvenirs manca
l’intensità struggente che caratterizzava le migliori opere di Lioret come Welcome e Tutti i nostri desideri,
eppure Jean-Paul Rouve sembra ricercare quel tipo di cinema medio, molto
borghese in effetti, capace di raccontare con la stessa
semplicità l’innamoramento adolescenziale come la perdita di una persona cara,
e le generazioni di nonni e nipoti che si incontrano negli spazi della
Normandia per un ultimo, affettuoso, abbraccio. Finché lavora sul fuori campo o
sulle mezze tinte del quotidiano Rouve riesce a dirci qualcosa di noi e a
trovare una propria sfumatura emotiva, con dettagli che restano in mente e
trovate comiche sorprendenti – il cassiere/filosofo all’autogrill è una grande
idea. In altri frangenti invece il regista francese, qui anche cosceneggiatore,
calca la mano, ricercando una costruzione narrativa – il doppio funerale che
apre e chiude il film – e una drammaticità vagamente ricattatorie. Si tratta
però di appunti viziati probabilmente da una nostra fascinazione sofisticata
nei confronti di un tipo di cinema a cui questo film non interessa guardare. E
non dobbiamo vergognarci di sorridere o piangere perché Les
souvenirs, tratto dal romanzo omonimo di David Foenkinos, non è un
film nocivo, ha un cuore e una capacità di raccontare le emozioni delle persone
comuni che farebbe invidia a molte cinematografie europee – e non ci riferiamo
soltanto all’Italia in questo caso, ma anche ai sempre troppo sopravvalutati
danesi. Que reste-t-il de nos amours?
…La prima linea poggia interamente sulle spalle del giovane
protagonista: il suo smarrimento senza false depressioni, il desiderio di
innamorarsi senza facili corteggiamenti, le ambizioni letterarie senza reali
convinzioni. La parte nostalgica si delinea invece tutta per contrasto coi
personaggi più anziani, tenendo ben salda la regola che la sensibilità salta
una generazione e che nonni e nipoti devono coalizzarsi contro gli aridi padri
(comunque capaci di redimersi).
Attori bravi, perfetto equilibrio fra dramma e commedia e musiche
assai familiari (una cover della classica Que reste-t-il de nos amours? di
Charles Trenet, già tema portante di Baci rubati di
Truffaut) lo tengono saldamente dentro la fascia media d’appartenenza. Senza
strizzare troppo l’occhio alla Nouvelle Vague, al mumblecore o al
sentimentalismo ricattatorio, Les souvenirs infatti
sceglie la leggerezza come unico registro. Anche a livello di racconto, dove le
varie sequenze sembrano succedersi legate da un filo leggero, senza lasciare
eccessiva traccia nelle scene successive. Come in un sogno di cui si conservano
solo sensazioni impalpabili non appena risvegliati.
…La simplicité
apparente de l’écriture est l’une des prouesses du film tant la ligne, si
fluide, ne cesse de se complexifier. Jean-Paul Rouve et David Foenkinos
trouvent le bon équilibre afin de diluer les informations qu’ils nous offrent
en tissant un récit qui devient la poésie de l’ordinaire. Ils nous rendent
complices des protagonistes tout en nous offrant une place de spectateurs
tantôt amusés, tantôt attendris. Romain qui est au centre de l’intrigue devient
le lien entre plusieurs pistes narratives qui se répondent à l’instar du
désarrois de son père qui part à la retraite ou de son colocataire un peu
gauche – véritable soupape de respiration.
La justesse
d’interprétation est indéniablement l’autre atout du film. La connivence entre
les différents protagonistes est une gageure à laquelle Jean-Paul Rouve répond
avec adresse. Plusieurs registres de jeu semblent toutefois coexister pour
notre plus grand bonheur. Ainsi à l’émotion palpable – et plurielle – lors de
l’arrivée à la maison de retraite répond une énergie explosive d’autant plus
déroutante que légèrement artificielle qui est véhiculée par le personnage
(secondaire) de la directrice de l’établissement – merveilleuse Audrey Lamy. Un
ton décalé qui répond de la logique du trait quelque fois grossier de
l’écriture permettant de souligner la finesse des situations ou des sentiments
mis en scène.
L’ensemble est
gentiment artifiel et quelque peu enrobé. Toutefois la réalisation, dépourvue
de prétention, nous trouble malgré ses maladresses.
"Ravioli freddi, coca cola calda..è disgustoso" :D
RispondiEliminascusa, ho sbagliato cimitero :)
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