è il
quinto film di Tom McCarthy (e il quarto suo che vedo, tutti belli o
bellissimi, sono riuscito a evitare il peggiore).
qui
riesce a fare un gran bel film, un po’ thriller a bassa intensità, degno erede del cinema “civile” degli anni ’70.
ha
qualcosa in comune con La
grande scommessa, entrambi sono film dove non si vince da soli, ma con un
gioco di squadra, l’individualismo non abita da queste parti.
la
piccola redazione di Spotlight (il titolo italiano non ha molto senso) riesce
nell’impresa più difficile, un po’ come nella lettera rubata di Edgar Allan Poe
( è lì davanti, ma nessuno la vede), o come in un gioco della Settimana Enigmistica,
unire i punti che esistono, ma nessuno ci aveva pensato prima.
il
disegno che appare è mostruoso e terribile, difficile e doloroso, ma per la
verità e la trasparenza si fa questo e altro.
intanto
il cardinale Law vive a Roma (qui),
non si capisce se punito o promosso, e adesso si gode la sua santa pensione.
a Martin
Baron, il direttore del Boston Globe di allora, il film è piaciuto (qui),
chissà che ricordi ai giovani e futuri giornalisti cosa può fare in un paese un
giornalista in direzione ostinata e contraria, (quelli sotto scorta, e ancora
vivi, in Italia lo sanno già).
il
film merita molto, attori
in ottima forma, non perdetevelo - Ismaele
… Un film come Spotlight non
è solo cinematograficamente efficace anche perché sorretto da un cast di attori
tutti aderenti al ruolo (con in prima fila un Michael Keaton che sembra aver
trovato una nuova giovinezza interpretativa) ma anche perché finisce con
l’affermare un dato di fatto incontrovertibile. La Chiesa Cattolica, grazie ad
alcuni suoi esponenti collocati ai livelli più alti della gerarchia, ha creduto
di ‘salvare la fede dei molti’ nascondendo la perversione di pochi. Ha invece
ottenuto l’effetto contrario finendo con il far accomunare nel sospetto di
un’opinione pubblica, spesso pronta alla semplificazione, un clero che nella
sua stragrande maggioranza ha tutt’altra linea di condotta. La forza con cui
Papa Francesco ha condannato, anche con la detenzione entro le mura vaticane, i
colpevoli di questo tipo di reati è prova di un’acquisita nuova consapevolezza
in materia. Quell’inchiesta di poco più di dieci anni fa ne è all’origine e
quei giornalisti, anche se non ne erano del tutto consapevoli, finivano con il
ricordare a chi regalava loro copie del Catechismo di andare a rileggere e fare
proprie le parole di Gesù: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli
che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una
macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare” (Matteo 18, 6)
… Cinema e giornalismo adottano lo stesso metodo:
all’obiettività tenace ed all’orgogliosa indipendenza del pool del Boston Globe
corrispondono l’accuratezza, al limite della pignoleria, e la dedizione di
regista e cast del film. L’autore descrive con rigore estremo la scoperta di un
verminaio nella cattolicissima Boston, un’inchiesta avversata da autorità sia
ecclesiali che civili, e la testardaggine di un gruppo di giornalisti, non
eroi, ma uomini spaventati dalle loro stesse scoperte, ciononostante animati da
un insopprimibile anelito alla Verità, quella oggettiva, fattuale,
dimostrabile. Un giornalismo ormai dimenticato nel nostro paese, dove interessi
e tifo dettano i titoli di prima pagina. Un cast strepitoso incarna il pool
investigativo con partecipato realismo, dal sempre più eclettico Keaton,
all’intenso Ruffalo, fino all’ironico Tucci: tutti credibili, tutti
perfettamente accordati ed in parte…
…Da questo impianto perfettamente funzionante ma
ampiamente prevedibile, abbellito da un cast di validi protagonisti e
comprimari e intriso di un ottimismo tipicamente yankee e liberal, emergono alcune non banali riflessioni sul tessuto
bostoniano, sulle colpe rimosse, su un’indifferenza complice. Insomma, su un sistema che
non è alimentato solo dalla Chiesa, ma che funziona grazie a ingranaggi che si
muovono o che non si azionano, restando immobili, inerti. McCarthy non cerca di
alleggerire i macigni che gravano sulla coscienza della Chiesa, ma allarga lo
sguardo, suggerendo agli spettatori di evitare una facile e isterica caccia
alle streghe ma di osservare la complessità della società e della sue dinamiche..
…Si bien es incuestionable el valor que la cinta le da al
poder de la prensa, presentando un acontecimiento icónico de esto para la nueva
era, ‘Spotlight’ no se detiene sólo en ello y es ahí
donde radica el triunfo de McCarthy, al lograr, más allá de lo delicado del tema, un
thriller lleno de detalles, sin pausa y con grandes personajes secundarios,
quienes finalmente son los que le dan vida al relato, en un guión que se da el
tiempo de darle protagonismo tanto al equipo de Spotlight, como también al
resto de periodistas del diario, a las víctimas, a las autoridades y a los
abogados involucrados, tanto de uno como del otro lado de la vereda. A pesar de
este logro muy bien concebido, la cinta es sutil y temerosa a la hora de
encarar el secretismo de la Iglesia Católica, dejando casi en segundo plano la
crítica dura y condenatoria. Tal como el objetivo del Boston Globe, la película
sólo se encarga de testimoniar y entregar didacticamente los antecedentes y
hechos históricos por sobre el evidente juicio de valor que cualquiera
esperaría. No da el paso siguiente. Si bien esto podría jugar en contra,
consigue no sacarnos del foco y se termina degustando igual una cinta de
factura impecable en todos sus sentidos…
…Il progetto ha una sua inattaccabile rilevanza
tematica, e c’è grande rispetto nell’affrontare un argomento facilmente
manipolabile e dalle possibili derive sensazionalistiche. Il merito è di una
regia rigorosa e di una sceneggiatura che attraverso la coralità cerca di porre
l’attenzione più sui fatti che sui personaggi, lasciati in secondo piano, forse
per il timore che sprazzi di emotività potessero inquinare la veridicità dei
contenuti. La linearità e la semplificazione, però, si rivelano un’arma a
doppio taglio. Se, infatti, la fruibilità è ottimale, nel senso che il film scorre
e la complessità è sviscerata a dovere, a mancare è principalmente la tensione.
Non si hanno mai reali dubbi sull’esito della ricerca, non ci si appassiona mai
veramente, o perlomeno non come si vorrebbe, alla progressione, e un eccesso di
verbosità rende tutto chiaro ma con poco mordente…
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